8. Clay between his fingers

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«I'm trying not to let it show, that I don't want to let this go.
Is there somewhere you can meet me?
Cause I clutched your arms like stairway railings.
And you clutched my brain and eased my ailing.»

— Is there somewhere, Halsey.

Sono quei gesti inaspettati che ti spiazzano.
Che fanno crollare tutti i tuoi muri e ti fanno dubitare di tutto ciò che ti eri imposta precedentemente.
Sono quelle attenzioni, quei dettagli, quei particolari impercettibili, ma in grado di capovolgere il tuo equilibrio che ti stravolgono.
Ché ti eri prefissata una cosa, ti eri convinta che dovesse andare in quel modo e poi eccola che arriva l'eccezione pronta a smentirti.
Pronta a mandarti il cervello in palla perché non sai più cosa pensare.
Ed ecco che i dubbi aumentano. Si duplicano, si triplicano, all'infinito.
Che devo fare, allora? Sostanzialmente è la domanda che persiste e che ti corrode l'anima, talmente combattuta fra ciò che pensavi prima e l'eccezione fresca che come una ventata ti ha scompigliata, lasciandoti disorientata, non sapendo più a cosa aggrapparti, non sapendo più quali siano i reali punti di riferimento.

Ed è vero anche che sono quei gesti, così brevi, così intensi, ma che solo loro riescono a donarti reale e concreta felicità e a ricucirti l'animo con una facilità disarmante, che tu neanche avresti mai immaginato.
Sono quegli attimi che solo quando arrivano tu ti accorgi che li stavi silenziosamente e segretamente aspettando, e quando arrivano ti accorgi di aver rilasciato un respiro che prima avevi trattenuto.

Ma se poi, quando finiscono — perché finiscono — la ferita che avevi si dilania ancora di più, la spensieratezza appena ottenuta viene spazzata via come fosse un semplice petalo a cui hanno appena soffiato, c'è rimedio per recuperare?



8 Ottobre 2015

Ed era proprio lì, in piedi mentre mi stava aspettando, smanettando con il cellulare per ammazzare il tempo.
Era lì in piedi, in quel parco che ormai era il nostro luogo per incontrarci senza essere visti troppo, ché non ci era mai piaciuto stare troppo in pubblico.
Avrei voluto restarmene in un angolo a osservarlo da lontano, ad ammirare la sua figura, a studiare con attenzione ogni suo gesto e ogni sua mossa, così magari sarei riuscita a capirlo, sarei riuscita a mettere a tacere quella confusione che mi infestava la mente da mesi ormai.
Ma tanto ci avevo fatto l'abitudine, con lui e con il suo modo di fare.
Con lui e con la sua testardaggine.
Con lui e con il suo metodo un po' strano di dimostrare ciò che prova.
Con lui e con il suo offendersi per una cavolata.
Con lui e con le nostre litigate che erano all'ordine del giorno.

Poco dopo alzò il capo e quando mi vide, improvvisò un sorriso quasi imbarazzato, mise via il cellulare e si avvicinò a me di un paio di passi.
Lo raggiunsi in silenzio fino ad arrivare a pochi passi da lui.

«Buon compleanno, Heis.» Improvvisamente sembrò lasciarsi andare, avvolgendo le sue braccia intorno a me ed io non potei fare altrimenti, se non lasciarmi stringere da lui.
Incastrai il mio viso nell'incavo del suo collo e la prima cosa che pensai era quanto amassi il suo odore. Lo riconoscerei ovunque, quel suo profumo.
Quel profumo che mi ricordava la sua familiarità, mi ricordava di quanto nonostante il passare del tempo io continuavo a conoscerlo ancora.

«Grazie, Harry.» Leggermente mi distanziai e premetti le mie labbra sulla sua guancia. Avvertii un leggero sbuffo di frustrazione e amarezza uscire dalle sue labbra, ma non ne fui proprio convinta e lui fece finta di niente.

Ci incamminammo verso una panchina e dopo esserci seduti Harry mi porse una piccola bustina bianca.
Apri. Mi disse, incitandomi. Io lo guardai storto e gli feci capire con gli occhi che non doveva, che non ce n'era bisogno, mentre lui in risposta sorrise.
Sfilai fuori dalla bustina un altro pacchetto di stoffa e dopo aver tirato i fili per allargarlo, infilai le dita all'interno per prenderne il contenuto.
Le mie orbite si ingrandirono quando sulla mia mano mi ritrovai due deliziosi orecchini d'argento puro, che brillavano.
Erano piccoli, ma non troppo.
Che si notavano, ma non erano assolutamente esagerati.

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