Capitolo secondo

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Il viaggio in aereo era stato estenuante. Non avevo idea di ciò che mi attendeva, avevo ricevuto solo delle istruzioni basilari, come sempre. Ero abituata a questo. Ero abituata a buttarmi nelle situazioni più critiche e adattarmi. Eppure c'era una certa sacralità in quest'ultima missione, come una sorta di lungo addio al nubilato. Mi ero ripromessa che avrei seppellito pistole, corde, coltelli...e il fioretto. Quello era per gli incarichi particolari.

 Il treno di Milano partì, ma a malapena me ne accorsi. Alzai il volume della musica e mi appoggiai al sedile, dando un occhiata veloce alla bambina paffuta che leccava il suo lecca lecca nel posto accanto al mio. Dall'altro lato del corridoio la madre le rivolgeva sguardi apprensivi, rimproverandola di tanto in tanto per qualche comportamento poco appropriato. Tornai a guardare fuori dal finestrino; non sopportavo la vista dei bambini. Il paesaggio dietro il vetro sporco scorreva veloce, passando presto dalla città a lunghe distese di spiagge sabbiose, e poi alla campagne, lunghe distese di campi di grano, girasoli. Sullo sfondo una catena di morbide colline verdi. Avevo viaggiato molto, nella mia vita. Il mio mentore viaggiava molto, e soprattutto quando ero più piccola e non si fidava a lasciarmi settimane  nell'appartamento di Mosca, mi aveva sempre trascinato con sé. Sydney, New York, Toronto, Las Vegas, Parigi...e come dimenticarsi dell'immensa Roma. Avevo quindici anni, l'inizio di un adolescenza fatta di giochi e assassini. Un giro da cui non ero mai uscita. 

Il treno diretto per Perugia era quasi giunto a destinazione. Mikhail mi aveva avvertito che ci sarebbe stato qualcuno per prendermi. Lo squillo breve e acuto proveniente dalla mia borsa mi avvertì che avevo ricevuto una mail. Presi la borsa e cominciai a frugare innervosita, il mio patrigno aveva aspettato l'ultimo momento per inviarmi le informazioni del piano, avesse aspettato dieci minuti in più mi sarei ritrovata con un perfetto sconosciuto senza avere la minima idea di come comportarmi. Ero abituata alle situazioni difficili, mi avevano insegnato a non mostrare ansia o paura, ma ciò non significava che, da qualche parte dentro di me, un angolino remoto, e piccolo, magari di quella bambina che aveva visto gli occhi vivi ma assenti della madre rivolti verso il soffitto, non fosse fragile. E  me lo tenevo stretto in una scatolina chiusa a chiave in un angolino della mia mente

Nell'ansia feci cadere qualcosa dalla borsa, che rotolò solitario sotto il sedile. Imprecai. Ero un assassina,  ma come tutte le donne la mia borsa sembrava quella di Mary Poppins. Certo, una Mary Poppins bionda, alta, russa e sensuale, ma pur sempre una donna. Recuperai il cellulare.

Cara Alina, 

mi dileguerei in lunghe spiegazioni ma sai che non sono di molte parole. Sarò semplice e coinciso. Da come avrai capito, per averti dato un incarico così, la questione deve per forza coinvolgermi nel personale. Ho bisogno di tutti i suoi soldi, fino all'ultimo centesimo. E lo voglio metri e metri sottoterra, in un elegante bara di mogano. Non ti dirò come mai riservo tutto questo odio, non hai bisogno di saperlo. Conquistalo come solo tu sai fare Alina, ma attenzione. Non è come tutti gli altri uomini con cui hai avuto a che fare. Per stavolta dovrai mettere da parte tutti gli insegnamenti che hai ricevuto. L'uomo che ti verrà a prendere è suo padre  Hans. Loro pensano che tu sia un'assistente per i casi particolari...le sue due bambine più piccole sono piuttosto problematiche e turbolente. Sono certo che te ne occuperai perfettamente. Chissà, magari dopo questo compito potrebbe aprirtisi un futuro nel sistema  dell'assistenza sociale! (leggi il sarcasmo, per favore). Il tuo obbiettivo è il figlio più grande di Hans...Stefano. Non avrai più mie notizie da ora in poi. Buona fortuna bambina mia. Se tutto andrà bene, tra qualche mese aprirò la tua gabbia dorata per lasciarti volare via.

Tuo, Mikhail


Come sempre quel bastardo mi aveva dato le nozioni basilari lasciando tutto nelle mie mani. Un classico. Ero così presa a leggere attentamente l'e-mail che non mi ero accorta che la bambina accanto a me mi si era parata davanti con qualcosa di colorato tra le mani. Capii subito dopo che si trattava di quello che mi era caduto. 

AlinaWhere stories live. Discover now