Capitolo 2

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Oggi sono andato in giro in moto tutto il giorno perché non avevo la minima voglia di andare a scuola dove mi attendevano due verifiche di algebra e biologia e un'interrogazione di elettronica. Sono rimasto sulla collinetta per quasi due ore continuando a chiedermi se fossi soddisfatto della mia vita. Per tutto l'arco di tempo nel quale sono rimasto lì, la mia risposta è stata sempre la stessa: no. Certo, sono abbastanza fiero della persona che sono ora ma ciò non toglie che non senta la mancanza di qualcosa, in fondo ho solo diciotto anni e i miei genitori non ci sono mai stati quando ho avuto bisogno. Mio padre mi ha picchiato per molti anni fino a quando non gli ho tirato un pugno pure io, mia madre ci ha abbandonati per stare con un altro uomo. Ogni tanto mi chiedo se varrebbe la pena cercarla o lasciare le cose come stanno. All'inizio mi ricordo di averla odiata ma poi ho compreso che non aveva altra scelta se non seguire i suoi sentimenti, ho odiato mio padre, e continuo a farlo, perché si è chiuso nel suo dolore come se fosse stato l'unico ad aver perso qualcuno. 
Voglio cambiare qualcosa nelle mie giornate, ultimamente faccio sempre le stesse cose e non mi va più bene, ma soprattutto voglio diventare una persona ancora migliore pur mantenendo il mio carattere chiuso e menefreghista verso quasi tutto. È  un controsenso, ne sono consapevole ma tutto nella mia vita lo è.

Adesso sto andando da Tristan per fare un po' di casino con le chitarre e la batteria. Dopo spero di andare al pub sotto casa sua, ho quasi bisogno di bere. So che non devo farlo ma davvero non riesco più a reggere mio padre. Non posso continuare ad evitarlo praticamente ogni sera e poi quella è anche casa mia, cazzo. Lo so, sembra che non me ne freghi niente di mio padre ma il punto è che non puoi salvare qualcuno che non vuole essere salvato. Ho tentato, certo, ma come tutto anche il mio scarso altruismo ha un limite. E' un adulto, può cavarsela da solo in fin dei conti.

-Hey Tristan- dico non appena mi apre la porta. Indossa solo i boxer questo significa che ha appena finito di farsi qualche ragazza. Mi fissa con uno sguardo accusatorio come a dire "momento sbagliato, stronzo", poi si scosta per farmi entrare. 

-Non volevo interromperti.- ghigno. Appena varco la soglia vedo una ragazza di spalle, i lunghi capelli scuri le ricadono sulla schiena. Quasi mi strozzo pensando che sia Luna. Non la credevo tipa da andare a letto con Tristan. E' il mio migliore amico, è vero, ma sinceramente è un gran puttaniere. 

-Ciao Lu...- faccio per dire ma la ragazza si gira prima che io abbia terminato la frase. Non è lei. Tiro un sospiro di sollievo pensando a qualche scusa plausibile. Sono contento che non sia Luna. Non so perchè ma sarei rimasto deluso. 

-Ci conosciamo, biondino?- chiede arrogante. Si infila una canottiera troppo scollata e un paio di jeans blu scuro. Biondino? Scherzi, vero?

-Tris, ci vediamo.- dice mandandogli un bacio volante, poi esce con le scarpe ancora in mano senza degnarmi di uno sguardo. Bene insomma. 

-Tris?! Davvero ti ha appena chiamato così? Ma poi chi era quella?- domando prendendolo per il culo. 

-Oh, una.- risponde Tristan in tono vago. Immagino non sappia nemmeno il nome come al solito. Non ho mai capito perchè non si cerchi una ragazza fissa, ma, per quanto sia l'unica persona a cui voglia davvero bene dopo mia sorella, non sono affari miei. E' una sua scelta e non mi metto in mezzo.  

-Come ti pare, amico. Andiamo giù al bar o facciamo casino con le chitarre?- dico buttandomi sul divano in pelle. I suoi genitori  sono fuori città per qualche giorno perciò possiamo fare più o meno tutto quello che vogliamo. Sono dei tipi all'antica, questa casa è sempre in un ordine maniacale e pensano che la musica sia una perdita di tempo, quasi un gioco per noi. Li ho sempre detestati ma  Tristan non è come loro. Lui è molto più simile a me, vive alla giornata e soprattutto non si impiccia di ciò che non lo riguarda. 

-Bar, sono troppo stanco per suonare.- ridacchia. -Vado a fare la doccia, dopo ti devo dire una cosa.- si incammina verso il bagno e io rimango da solo. Prendo il cellulare in mano e cerco Luna su tutti i social.  So solo il suo nome ma fortunatamente non è molto comune perciò la trovo quasi subito. Le mando un semplice messaggio chiedendole di verderci per un caffè, poi accendo la tv, facendo noiosamente zapping e aspetto il mio migliore amico. 

Ci sediamo al bancone e ordiniamo da bere. Capisco già che vuole ubricarsi, questo significa che devo rimane sobrio per riportarlo a casa. Come sempre.
-Allora, che dovevi dirmi?- chiedo sorseggiando la mia birra. È strano che non parli subito.
-Ho conosciuto una tipa ieri. Strafiga: bionda, culo assurdo...- continua a parlare ma io neanche lo ascolto: detesto quando usa questi termini. Non fraintendetemi, tutti si esprimono così, compreso me a volte, è solo che ormai mi sembra scialbo, quasi infantile.  

-...è quella giusta- sta dicendo Tristan mentre si scola un altro shottino. Mi sono perso praticamente tutto quello che mi ha detto ma posso immaginare che questa volta la faccenda sia abbastanza seria visto tutto il mistero di prima. Dubito sia davvero la ragazza giusta per lui dato che ha un carattere abbastanza difficile ed è praticamente impossibile che qualcuna gli resti accanto per più di due settimane. Lo so, sono cose che non si dovrebbero dire di una persona cara. 

-Quindi che vuoi fare? Vuoi provare una storia seria?- domando posando il mio bicchiere con un rumore sordo sul bancone. Ormai lui è brillo perciò inizia a dire cose senza senso ed io mi ritrovo di nuovo a pensare a Luna. Mi chiedo come stia e che cosa stia facendo. La immagino mentre legge un libro distesa a pancia in giù sul letto dondolando le gambe magre, i capelli nerissimi che le ricadono sulla schiena, una mano appoggiata al mento per sostenere la testa. Sfilo il cellulare dalla tasca, ricordandomi di averle inviato un messaggio. 

<Ciao. Questa settimana devo studiare, mi spiace.> Questa è la sua risposta. Sbuffo lasciando cadere il cellulare vicino al bicchiere davanti a me. Non sono abituato ad essere rifiutato da una ragazza, detta in breve mi trovano tutte irresistibile anche se non faccio praticamente niente per apparire affascinante. Non voglio che lei esca con me solo perchè mi trova figo. Non è questo che mi interessa, non con lei almeno. 

Tristan, accanto a me, ha ormai la testa a ciondoloni così gli faccio passare un braccio intorno alle mie spalle e cerco di fargli fare le scale per portarlo a casa sua. Dopo averlo riaccompagnato nella sua stanza, mi chiudo la porta alle spalle e scendo in strada. E' tardi ormai e questa parte della città è praticamente deserta ma in lontananza vedo una figura che si avvicina al bar. Indosso il casco ed intanto riconosco chi è: Luna. 

La rabbia mi monta nel petto, do gas alla moto per farmi notare. 

-Menomale che dovevi studiare.- urlo per sovrastare il rombo del motore. Prima di partire la vedo che si volta nella mia direzione, rimane come paralizzata e poi me ne vado, diretto verso casa. 
Infilo la chiave nella toppa cercando di far meno rumore possibile: non voglio litigare con mio padre perché so già che non finirebbe bene dato che sono già abbastanza incazzato dopo aver visto Luna. Lui è seduto sul divano davanti alla TV e quando entro mi squadra da capo a piedi con sguardo severo.
-Ti pare questa l'ora di tornare? - sbotta.
-Non iniziare, non è proprio giornata. - ribatto in tono sprezzante.
-Non puoi fare sempre quello che vuoi.- dice alzando la voce.
-Con mamma non è mai stato così. - sospiro andando in cucina per mettere qualcosa sotto ai denti.
-Cos'hai detto? - chiede mio padre in tono minaccioso.
-Ho detto che con mamma potevo. - ripeto. Non faccio nemmeno in tempo a finire la frase che me lo ritrovo davanti e in un attimo, dopo anni, mi molla un pugno, spaccandomi un labbro. Sento il sapore metallico del sangue che mi invade la bocca.
-Non parlare di tua madre. - Ora la sua voce è profonda, quasi roca. È visibilmente arrabbiato ma non me ne frega niente. In un istante gli afferro il colletto della camicia spingendolo contro il muro. Non è la prima volta che mi dà un pugno, ma sicuramente sarà l'ultima. Lui è troppo sorpreso dal mio gesto per reagire in tempo.
-Non farlo mai più. È chiaro?- mi interrompo un attimo cercando le parole giuste. -Ho una notizia dell'ultima ora per te: non sei l'unica persona che ha perso qualcuno di importante nella sua miserabile vita quindi evita di fare lo stronzo con tuo figlio.- gli urlo contro. Poi in una frazione di secondo mi ritrovo a fare le scale di corsa, spalanco la porta della mia stanza, afferro un borsone da sotto al letto e lo riempio dei vestiti sparsi per la camera.
-Ora dove stai andando? - mi chiede mio padre mentre esco di casa.
-Non sono affari tuoi. - detto ciò mi sbatto la porta alle spalle e non mi volto più indietro.











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