Capitolo 4

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<Sì, è ancora valida.> digito velocemente la mia risposta al messaggio di Luna. Sono davvero curioso di sapere che scusa si inventerà. Tutto questo non ha senso dato che nemmeno la conosco e perciò non ho nessun diritto di avercela con lei. Siamo due sconosciuti. Due sconosciuti che si sono incontrati per caso e che probabilmente si perderanno di vista molto presto. 

<Ci vediamo pomeriggio da Starbucks. Va bene per te?> Rimango stupito di aver ricevuto un suo messaggio dopo così poco tempo ma ne sono contento. Almeno in parte, nonostante la rabbia non sia ancora sparita completamente.

<Va bene. A dopo.> Cerco di mantenere un tono distaccato per non farle capire che sono felice di incontrarla di nuovo. Che cosa stupida, stiamo messaggiando, non parlando di persona.  
Cerco in ogni modo di mantenermi occupato, mentalmente e fisicamente, fino all'ora dell'incontro sfogandomi in palestra. 
Mentre tiro pugni al sacco da box mi torna in mente la "chiacchierata" con mio padre. Non sono pronto per tornare da lui e penso che, se mai lo farò, ci vorrà del tempo. Entrambi abbiamo bisogno di tempo per capire ciò che proviamo e ciò che vogliamo. Anche se in questo momento non ci parliamo so che non voglio perderlo perchè è pur sempre mio padre e perchè gli voglio bene nonostante tutto ciò che mi ha fatto passare, soprattutto negli ultimi anni. Lo perdono perchè riesco a comprendere il suo dolore ma voglio che capisca che mi ha fatto del male, non solo fisicamente, comportandosi così. So che potrei riuscire ad andare oltre a tutto questo se da parte sua ci fosse un qualsiasi gesto che mi dimostri che ci tiene a me, un gesto qualsiasi. Giuro, mi basterebbe anche il più piccolo, una cosa insignificante fine a se stessa ma che celi la volontà di riallacciare i rapporti tra noi. Forse lui si aspetta la stessa cosa da parte mia ma onestamente penso sia un ragionamento stupido dato che se me ne sono andato significa che non stavo bene lì e perciò tocca a lui cercare di farci riavvicinare.

Mi accorgo che mancano dieci minuti all'appuntamento e da casa di Tristan fino a Starbucks sono almeno venti minuti di strada in moto. Cazzo. Salto in sella alla mia Harley il più velocemente possibile e serpeggio fra le auto in coda, scendendo quasi al volo quando mi trovo davanti all'entrata della caffetteria. 

Non riesco a trovare Luna e per un istante penso che se ne sia già andata, poi mi ricordo che c'è anche il piano superiore. Faccio le scale a tre a tre, non so perchè ho così tanta fretta. Forse penso solo che non avrò un'altra occasione di parlare con lei. Quasi spingo le persone che aspettano le loro ordinazioni al banco e mi guardo intorno alla ricerca di una cascata di capelli scurissimi. 

La individuo esattamente dall'altro lato rispetto a dove mi trovo io. E' seduta ad un tavolino e sta digitando qualcosa sul suo laptop mentre sorseggia da un tazzone fumante e legge alcuni fogli ammucchiati di fianco a lei. I lunghi capelli, raccolti parzialmente con una semplice matita, le ricadono morbidi sulla schiena.

-Ciao.- la saluto avvicinandomi. Lei si volta, distogliendo l'attenzione dal testo che sta scrivendo, e sorride leggermente.
-Ciao Jamie, siediti pure.- ricambia. -Pensavo non arrivassi più.- aggiunge poi con un sorriso mesto.

-Non sono un tipo che dà buca agli appuntamenti, io.- Bel modo di iniziare una conversazione, complimenti. Luna ha un attimo di esitazione, aggrotta le sopracciglia ma ciò che dice mi coglie del tutto impreparato.
-Beh, non che io ti abbia mai dato buca ma diciamo che me lo merito. Non mi sono comportata correttamente con te e mi scuso. -  Il suo modo di parlare è così formale da dare quasi fastidio anche se per un attimo penso che non mi stancherei mai di ascoltare la sua voce così calma e delicata. Mi ricorda un fiore in mezzo al cemento: così piccolo ma al contempo così forte da essere in grado di farsi largo attraverso qualcosa di molto più solido di lui, così coraggioso da sfidare ciò che gli impedisce di crescere. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 08, 2018 ⏰

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