Capitolo 3

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Lo guardo negli occhi, pronta a sopportare i suoi soprusi e ancor di più ad affrontare la sua meschinità. Noto che il suo sguardo si riempie immediatamente di perfidia e rancore. È la prima volta che mi oppongo al suo volete e sono quasi certa che in questo momento vorrebbe eliminarmi. Si alza dal divano e si guarda attorno, poi si muove verso la cornice in vetro che conserva una delle poche foto che ci sono rimaste di mio padre. Ho un brutto presentimento. Prende la cornice e in un secondo vedo la sua mano pronta a scagliare la foto di mio padre contro di me. Dovrei schivarla, ed invece rimango immobile mentre il vetro si frantuma in mille pezzi a pochi passi dal mio corpo. Ha proprio una mira raccapricciante, quel Will. Quasi d'istinto, urlo: "Fai schifo! Se mio padre potesse, te la farebbe pagare" e lui risponde: "Tuo padre era un incapace, un uomo abominevole e fastidioso come una mosca". Non posso controllarmi davanti ai suoi insulti. Mi scaglio sopra di lui, sapendo già di non poterlo mai battere fisicamente. Ma non importa. Devo mostrargli che adesso le cose sono cambiate. Ricevo un fortissimo schiaffo e barcollo. "E di te, cosa direbbe tuo padre?" - sbraita- "ti sembra che non sappia che sei un'alcolizzata tossica autolesionista del cazzo?! Tua madre dovrebbe aprire gli occhi e capire che razza di sbandata sei!". Rimango immobile, mentre la guancia è in fiamme. Forse ha ragione;  forse sono solamente un penso e mia madre probabilmente vivrebbe lietamente senza me. Corro fuori da questa stanza in cui l'aria si è fatta seriamente troppo pesante da respirare. Mi dirigo verso la mia cameretta. Vorrei piangere, ma non ci riesco. Ha da molto tempo ormai che non riesco più ad esternare le mie tristi emozioni: mi sfogo solamente tramite la rabbia e per il resto cerco di mostrarmi indifferente e non debole. Prendo cartina, filtro e roba, e mi giro un purino. Ci vado abbastanza giù da non capire una merda, successivamente vado in bagno, riempio la vasca di acqua calda, mi spoglio ed entro dentro. Allungo il braccio e, aprendo lo sportello accanto, piglio la lametta nascosta tra le altre cose. Sono un po' intontita, ma riesco senza alcun problema ad avvicinare la lametta al braccio già pieno di innumerevoli cicatrici. Penso che la vita fa schifo e per la prima volta dopo mesi riesco a piangere in silenzio. Vorrei morire. Guardo il sangue scivolare sulla mia pelle e dopo, senza pensarci troppo, affondo eccessivamente la lametta tra le carni del mio polso. Solo dolore; poi,buio totale.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 28, 2016 ⏰

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