Capitolo 9

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Meanwhile in the real world

«Calmati e ricomincia da capo, Mike: non ho capito un accidente, dannazione.» furono le esatte parole che Mike si sentì dire non appena ebbe finito di provare a spiegare a sua sorella il casino che stava succedendo.

Era mezzanotte e venticinque e se ne stava in piedi appoggiato a un muro sotto casa di Anna Hillinger, con la mano che gli tremava così tanto che a malapena riusciva a tenere il telefono.
Prese un respiro profondo, e cercò di concentrarsi: aveva bevuto un po', aveva freddo, aveva mal di testa e si sentivano i ragazzi del fu Dark Side Of The Moon che facevano casino al terzo piano del palazzo, ma si sforzò e alla fine riuscì a calmarsi abbastanza da riuscire a mettere in fila qualche frase.

-Mi ha chiamato questo tizio...- disse –Tale Edward Burton... e io non so chi diavolo sia, ma dice che è successo qualcosa e che Chester non sta bene e... cazzo...-
Si morse le labbra e cercò di non mettersi a urlare: l'alcool lo rendeva più emotivo di quanto non lo fosse di solito, e in quel momento era talmente preoccupato che...

«Aspetta... hai detto Edward Burton?» esclamò Molly dall'altra parte.

-Sì... perché, lo conosci?-

«Più o meno... ora dimmi le esatte parole che ti ha detto, così posso capire quanto è grave.»

-Ha detto più o meno Ciao, tu sei Mike, giusto? Mi chiamo Edward Burton e sono un amico di Chester. Mi dispiace disturbarti, ma è successo un casino e Chester non sta bene e credo abbia bisogno di te. Siamo a Venice Beach, ma non possiamo muoverci: puoi venire tu? Se riesci ad arrivare nelle vicinanze scrivimi, così ti mando la posizione.-
Mike ringraziò il cielo per la sua buona memoria.
-Sembrava preoccupato.- aggiunse cercando di non farsi tremare troppo la voce –E spaventato, e... si sentivano le sirene della polizia in sottofondo, e anche quelle dell'ambulanza.-
Rimase zitto per un secondo, mentre il rumore degli ingranaggi che giravano nel cervello di suo sorella riempiva la linea telefonica.
Mike lo sapeva che era idiota come cosa, ma avrebbe potuto giurare che li sentiva.
-Ho un presentimento orribile, Molly...- borbottò.

«Ok, dove sei?»

-Sono sotto casa di Anna... come diavolo ci arrivo a Venice Beach, dannazione?-

«Non puoi farti prestare una macchina?»

-Sono mezzo ubriaco, Mol.- tentò di spiegare -Se mi metto a guidare in queste condizioni ammazzerò qualcuno...-

«Porca puttana, Mike: Chester è il tuo migliore amico!» ribatté sua sorella praticamente urlandogli nell'orecchio «Bisogna avere delle priorità nella vita, cazzo!»

-Non mi sembra il momento di scherzare, Molly: potrebbe essersi fatto di qualcosa e aver combinato qualche macello, o peggio ancora potrebbe essersi fatto male e...-

«Ecco, vedi? Se sei abbastanza sobrio da fare pensieri sensati puoi anche guidare, quindi fatti prestare una macchina e muovi il culo.»

Mike sospirò e si passò una mano tra i capelli.

-Ok...- borbottò –Dove sei?-

«In che senso dove sono?»

-Nel senso che vengo a prenderti, genio...-

«Uhm.»

Restò bloccato per un attimo: che diavolo voleva dire uhm?
-Dove diavolo sei?-

Sua sorella ridacchiò e lui non poté fare a meno di chiedersi come diavolo potesse essere così tranquilla: Chester era nei guai, dannazione! Non c'era niente da ridere.

«Be', vedi Mickey, il punto è che non ne ho idea... tutto quello che so è che sono in un palazzetto del ghiaccio...»

Un palazzetto del ghiaccio? Davvero? Molly odiava pattinare, e poi quale palazzetto del ghiaccio dei bassifondi teneva aperto all'ultimo dell'anno?

Bennoda's Investigations & Co.~Hybrid Theory caseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora