III (1.2)

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Il giorno del concerto passai a prendere Emily. Da come si erano messe le cose pensai davvero che qualcuno mi avesse lanciato qualche maledizione per far andare tutto storto. Era davvero brutto tempo, anzi proprio un tempo di merda, già Londra non fa guinness di belle giornate ma proprio quel giorno Dio poteva rendere la mia vita più semplice e INVECE NO, la pioggia mi rompeva i coglioni e non riuscivo a guidare decentemente, tanto che quasi lanciai per aria una bambina con la madre, in preda al panico per la pioggia.
Arrivati al punto di ritrovo tutti i nostri amici erano super eccitati.
«Non ho manco l'erba!»  gridai mentre il ronzio delle moto si alzava coprendo la mia voce.
«La troverai di sicuro là.» Rispose Emily.
Fatto sta che il posto era davvero magnifico, c'era parecchia gente in delirio che non vedeva l'ora di iniziare. Io intanto mi guardavo intorno limitandomi, nonostante il buio, a cercare qualche faccia conosciuta, ma niente di niente.  -Chi cazzo può avere l'erba?- Pensai.
La voce di Emily irruppe nei miei filosofici pensieri, farneticava qualcosa di un certo Sid...
ASPETTA, L'ERBA, SID, COSA?
«Dov'è!? » scattai.
«Guardalo, guardalo!!»
«Ma quella maglia gli dona un sacco! È sicuramente di Vivienne.»
Mi passò davanti, salì sul palco e mi guardò per un secondo solo.
La musica si alzava sempre più forte, la puzza, che dico, l'odore d'erba annebbiava la mia mente.
«Emily, cazzo, devo fumare.»
«Eh?»
«Devo fumare!» Cercai di gridare più che potevo.
«Cosa vuoi da me? Chiedila a Ian.»
«Ha finito tutto, non so che fare!»
«Ci sarà qualcuno che la tiene!» gridò infine. A quel punto tanto valeva avventurarsi verso il centro della mischia. Chiesi un po' in giro quando finalmente arrivai davanti ad uno parecchio strano, ed è strano da dire perché di strani ai concerti punk c'è ne sono parecchi. Comunque, tornando a noi, quel tipo era strano ma poteva avere quello che cercavo.
«Senti, scusa, MI SENTI?!» gridai un ultima volta.
«Tesoro dimmi!»
Si abbassò gli occhiali per guardarmi la scollatura. Che lurido.
«Ce l'hai l'erba?!»
«Eroina e Cocaina.»
«No, non la voglio questa merda.»
Mi allontanai da quell'idiota e tornai da Emily.
«Gwen ho una cosa per te. » sventolò la bustina colma d'erba. «Andiamo, ringraziami!» continuò.
«Luce dei miei occhi.»
«Scherzavo, non farlo mai più, mi fai paura.» scoppiammo a ridere come due bambine.
Quando, ecco la canzone che aspettavamo da ore.
"God save the queen".
La storia della mia vita inizia alla fine di questa canzone.
                  "Don't be told what you want,
                  Don't be told what you need."
Infatti non avevo nessuna voglia di farmi dire di cosa avessi bisogno. Tutto ciò che volevo era lí davanti ai miei occhi.
A quel punto Sid mi guardò di nuovo, stavolta mi aveva sorriso, probabilmente perché cantavo a squarcia gola, stonatissima com'ero e sono. Ricambiai il sorriso e quasi mi sentivo mancare. Quella roba che mi aveva dato Emy era bella forte, me ne era rimasta un po' e la tenni tranquillamente in tasca.
Usciti dal locale, la luce dei lampioni mi disturbava gli occhi, essendo stati tutto il tempo in penombra, la musica risuonava ancora forte nella mia testa.
Dopo aver salutato con l'amaro in bocca la band che tanto amavamo, andammo in un locale a bere. Mi ero divertita così tanto, avevo voglia di ripetere tutto, tornare indietro e ricominciare da capo.
«Ian, che dici, ne rolliamo un'altra?»
Mi guardò con gli occhi di chi ne avrebbe fatte altre due.

Dio salvi Sid.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora