I passi si facevano sempre più vicini. Una sensazione di panico stava cominciando a impossessarsi del mio corpo, ma l'adrenalina mi scorreva nelle vene. Con un gesto istintivo presi uno dei tanti oggetti caduti dalla scrivania, una siringa, la impugnai bene, nel caso in cui avessi dovuto usarla.
L'infermiera continuava a ripetere sempre la stessa frase:"Tranquilla, non ti vogliamo fare del male, esci fuori."
La situazione era alquanto inquietante.
Nervi saldi, okay?
Con tutto il coraggio uscii da sotto la scrivania, tenendo la possibile arma dietro la schiena, e mi guardai intorno: davanti a me c'era una ragazza, di più o meno trentacinque anni, e dietro di lei una signora, che avrà avuto circa cinquant'anni, tutte e due erano bionde, abbronzate e finte. Avevano entrambe i lineamenti rifatti, il naso e la bocca pure, sembravano due cloni, con differente età. L'unica cosa che le distingueva era la presenza di rughe sul volto della più anziana, ma per il resto erano identiche, come fatte da uno stesso stampino. Non feci in tempo ad osservare altro che l'infermiera più giovane si avvicinò a me, e mi mise una mano sulla spalla. Notai che con l'altro arto teneva qualcosa ben nascosto dietro alla schiena, probabilmente aveva avuto la stessa mia idea. Fece per sollevare il braccio, ma io fui più veloce, mi abbassai e le piantai la siringa nella gamba, iniettandovi tutto il contenuto. La donna cadde a terra, come privata di tutte le forze. Presi l'arma che la ragazza teneva ancora in mano, e minacciai l'altra infermiera che corse via: sapevo di non avere tanto tempo, dovevo prendere il ragazzo e scappare. Così dicendo mi avvicinai al giovane. Prima non avevo notato quanto fosse bello: aveva i lineamenti perfetti, le labbra sottili e di un caldo color vermiglio, i capelli erano castani spettinati e contribuivano a dare quel tocco in più, l'unica cosa che non riuscivo a vedere erano gli occhi. Ritornai in me e cercai di svegliarlo scuotendolo, ma niente. Solo allora notai una bottiglietta d'acqua, l'afferrai e ne rovesciai il contenuto sul suo viso, il suo bellissimo viso.
Okay, torna in te.
Quando smisi di pensare notai che il ragazzo si era svegliato e stava riprendendo conoscenza. Cercai di parlargli, ma non rispondeva. Così gli passai una mano davanti agli occhi e finalmente i nostri sguardi si incrociano: wow, rimasi senza fiato: non avevo mai visto occhi così belli. Erano verdi, ma un verde profondo, che dava l'impressione di scavarti nell'animo.
Pensato questo lo feci alzare e una volta che gli furono ritornate le forze gli dissi di cominciare a correre il più velocemente possibile. E così uscimmo dalla porta.
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Imperfect
AdventureAtelophobia [A-tel-o-pho-bia] The fear of imperfection. The fear of never being good enough. __________________________________ "Cominciai a tremare e caddi a terra. Sbattei la testa. Buio. Ancora quell'orrenda sensazione. Percepii un debole rumore...