Capitolo I

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Ero la signora Piton da ben due mesi ormai, e tutto andava a gonfie vele: dopo tanto tempo mi sentivo pienamente realizzata. La luna di miele era stata spettacolare, e a parte il piccolo inghippo con le paranoie di Severus, era filato tutto liscio e ci eravamo divertiti un sacco: il mio ricordo preferito era il giretto in gondola con la testa appoggiata sul suo petto, quando i canali erano macchiati di rosso, per il bellissimo tramonto che si estendeva su Venezia.
Era quindi agosto e a Londra, nonostante fossimo in Inghilterra, il caldo era torrido e afoso, a differenza degl’altri anni.
Quella mattina mi svegliai con un buon profumo di pancakes: sicuramente era Sev che preparava la colazione, ma stranamente non mi sentivo affamata, bensì avevo tutto lo stomaco sottosopra e di mangiare non se ne parlava proprio.
Mi misi a sedere e mi venne un conato di vomito: corsi in bagno e mi piegai sulla tazza, rimettendo tutto quello che avevo ingerito il giorno prima. Al momento pensai di aver mangiato qualcosa di scaduto, probabilmente il pesce che avevo cucinato per cena, ma mi venne un’illuminazione: quella era una nausea mattutina e poi realizzai che avevo un ritardo di una settimana e mezza. Avevo i due terzi della probabilità di essere incinta e la verità mi colpì come un secchio di acqua gelata in pieno inverno o come acqua bollente in estate, se volevamo essere precisini: avrei avuto un bambino, un bambino per la miseria! Sarei diventata mamma! Mi portai una mano alla bocca, per lo shock, poi pensai a Severus: voleva avere un figlio? Non glielo avevo mai domandato e non eravamo mai caduti nell’argomento, quindi non potevo saperlo con certezza se gli avrebbe fatto piacere uno scriccioletto per casa…
Stavo per mettere fine ad ogni dubbio prendendo la bacchetta, ma in quel momento Sev bussò alla porta del bagno distogliendomi così dalla marea di pensieri che mi affollavano la testa e non lasciandomi il tempo materiale di pronunciare l’incantesimo senza essere sentita.
“Ana sei lì? È pronta la colazione.” Disse lui, mentre io uscivo, dopo essermi lavata la faccia e risciacquata la bocca per eliminare un po’ la brutta cera e il gusto schifoso che avevo.
“Sì, ho sentito il profumo, ma questa mattina non ho fame…” feci cercando di restare sul vago.
“Non hai fame?” ghignò incredulo, alzando un sopracciglio. Non sapevo che dirgli: rivelargli tutti i miei pensieri?
“Sì, ho lo stomaco sottosopra, credo di aver mangiato troppo pesce…” conclusi infine ridacchiando, smorzando la tensione e Sev abboccò per fortuna. Volevo ulteriori conferme prima di dirglielo…
“Ti avevo detto di andarci piano… comunque c’è anche del the. Io adesso devo andare a Diagon Alley, e poi nel mio laboratorio ad Hogwarts, devo prendere degli ingredienti; sarò di ritorno stasera.” Disse, per poi darmi un bacio a stampo e andare via. Bene, fortunatamente se ne stava via tutto il giorno: non fraintendetemi, ma così avevo più tempo per fare il test, e se era positivo, per pensare a come dirgli dell’arrivo di un piccolo o di una piccola Piton.
~☆~
Quella mattina Severus si era svegliato di buon umore, molto strano per lui, e aveva deciso di preparare i pancake ad Ana, visto che le piacevano così tanto. A proposito di sua moglie: era da un po’ di giorni che si comportava in modo strano, aveva sbalzi d’umore abbastanza frequenti, ma ormai non ci faceva più caso. Aveva pensato fosse a causa degli ormoni delle donne, un casino…
Comunque non era da lei non scendere appena avesse captato il profumo del suo cibo preferito e quindi si decise a salire, per vedere se stava ancora dormendo. Appena entrato vide che lei era in bagno, siccome il letto era vuoto. Non aveva una bella cera, ma lei aveva insistito sul fatto di aver mangiato troppo pesce, anche se era un evento raro che non toccasse cibo per colazione. Poi se ne era andato, visto che doveva svolgere delle commissioni.
~☆~
Dopo aver gustato il the, anche se un po’ nervosa, mi sedetti sul divano, prendendo la bacchetta. Era arrivato il momento della verità, e mi sentivo le gambe molli. Avevo decisamente più paura di pochi momenti prima: cosa ne avrebbe pensato Sev? D’altronde non aveva avuto un’infanzia felice, magari non gradiva interferenze nella nostra vita insieme.
Presi coraggio e pronunciai la formula e subito dal mio ventre uscì un luce azzurrina: ero incinta, aspettavo ufficialmente un bambino! Ero al settimo cielo, perché avevo sempre voluto un bebè da Severus, ma era di lui che mi preoccupavo maggiormente: e se mi avesse lasciato? No, non era possibile, non era quel tipo d’uomo, ma la paura a volte giocava brutti scherzi, quindi non sapevo cosa aspettarmi. Mi scesero alcune lacrime, colpa dei miei stupidi ormoni e dei pensieri tristi che stavo avendo, e ben presto iniziai a piangere, anche se il motivo non mi era ben chiaro. Ero felicissima di avere un figlio, ma avevo paura nello stesso tempo di perdere mio marito. Avevo decisamente bisogno di parlare con qualcuno, e mi diressi in cucina scrivendo una lettera urgente a Celine, la mia migliore amica. Mi ascoltava sempre e in questo momento dovevo sfogarmi assolutamente con lei. Legai la lettera alla zampa del gufo e lo feci svolazzare fuori dalla stanza, per poi andare a sedermi sul divano, mentre ero scossa ancora dai singhiozzi, che però erano diminuiti rispetto a prima. Dopo dieci minuti con una fiamma verde uscì preoccupata come non mai Celine e mi vide con gli occhi gonfi dal pianto.
“Che ti è successo? È stato Severus a ridurti così? Se è stato lui io lo ammazzo!” sparò subito lei, sedendosi affianco a me. Forse a volte era anche un po’ troppo protettiva…
“No, ma che ti salta in mente!?!” esclamai meravigliata: come poteva anche solo pensare che Severus mi avesse fatto del male?
“E allora perché hai pianto?” mi domandò poi, evidentemente non individuando il problema, anche se un problema non c’era.
Respirai a fondo e poi mi decisi a parlare.
“Aspetto un bambino.” Dissi tutto d’un fiato.
Lei, dopo un momento di incredulità, mi abbracciò, contenta della notizia, ma poi si staccò: sicuramente voleva sapere il perché del pianto.
“Non dirmi che non lo vuoi…” fece infatti Celine, con uno sguardo preoccupato.
“No, no, no, lo voglio con tutta me stessa, è solo che non so se vale lo stesso per Severus…” dissi sussurrando le ultime parole.
Lei mi guardò un attimo seria, ma poi scoppiò a ridere; rimasi sbigottita: io mi disperavo e lei rideva? Certo che avevo scelto come migliore amica un clown.
“Adesso ho capito perché dicono che le donne incinte ragionano con gli ormoni durante i nove mesi… ma secondo te, pensando attentamente, ti potrebbe mai lasciare Piton perché gli darai in dono suo figlio o figlia?” disse seria, guardandomi negli occhi.
“Io non lo so, non ha mai avuto una particolare predisposizione per i bambini.” le risposi scettica, alzando il sopracciglio.
Lei mosse la mano, come per scacciare una mosca, facendomi ridere.
“Secondo me lui adora i bambini. E non ti abbandonerà, ne sono sicura.”
“Hai ragione, non so cosa mi sia preso… sono una rimbambita…” feci abbracciandola.
“Te l’ho sempre detto io…” rise lei ed io le tirai un pugno sul braccio, per ripicca.
“E adesso come glielo dico?” feci io pensierosa.
“Che ne dici di Hei Sevvi sono incinta… hai dimenticato le precauzioni un po’ di tempo fa. Funziona no?” disse lei maliziosa e io per risposta le tirai un cuscino, beccandola in pieno.
“Tu sei pazza…” risi infatti. “Non ho intenzione di traumatizzarlo, volevo dirglielo delicatamente geniaccio!” 
“Ah, beh allora potresti dirglielo dopo cena, il discorso però preparalo tu, non sono molto pratica di queste cose…” concluse lei, mettendo avanti le mani.
“Grazie mille. Non so cosa farei senza di te…” feci abbracciandola.
“Mmhh, probabilmente saresti scappata tu invece che il maritino…” mi rispose Celine, ricambiando ovviamente l’abbraccio.
Ero veramente fortunata ad avere lei come amica, ed adesso che mi aveva aiutato a risolvere i miei problemi non vedevo l’ora che arrivasse stasera, per dare a Severus la notiziona.
Ore 19.30
“Hei, hai trovato tutto quello che ti serviva?” domandai a Severus, mentre lo aiutavo a sistemare le ampolle contenenti varie erbe.
“Sì, ho trovato persino le squame di coccodrillo, cosa rara di questi tempi. Come stai?”
Ero stata veramente una stupida a pensare che mi abbandonasse. Chissà che diavolo mi passava per la testa in quel momento…
“Tutto apposto. Mi sento molto bene.” Gli risposi io, sinceramente: ero impaziente che finisse la cena per dirgli del bambino, ma ancora non sapevo con che parole. Pazienza, mi sarebbe venuto in mente qualcosa.
“Ho preparato la cena, andiamo sennò si raffredda.” Continuai io, per poi prenderlo per mano e condurlo nella sala da pranzo.
La cena passò più velocemente del previsto, e mentre sparecchiavo avevo la mente che lavorava freneticamente, in cerca di qualcosa da dire per non scioccarlo troppo. Stavo sciacquando gli ultimi piatti quando Severus mi cinse la vita da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.
“Devi dirmi qualcosa? Non hai aperto bocca a cena.” mi domandò lui, centrando il bersaglio in pieno. Feci un profondo respiro, inalando così il profumo del suo dopobarba, e cercai di far uscire qualcosa di sensato dal groviglio che avevo nella mia testa. Mi girai e così mi ritrovai faccia a faccia con lui.  
“Ehm, sì. Ti ricordi quando ho detto che ero stata male perché avevo fatto un’indigestione di pesce? Ecco non era vero…” iniziai allora guardandolo.
Lui mi lanciò uno sguardo interrogativo e io proseguii.
“Ehm, allora. Non so come dirtelo… ho scoperto che avevo un ritardo di una settimana e mezza ed ho fatto il test. Era positivo. Sev aspetto un bambino, diventerai papà…” conclusi, molto ansiosa di sapere come avrebbe reagito.
Lui si staccò da me e mentre si passava le mani nei capelli con aria incredula, si sedette, anzi si buttò a peso morto, sulla sedia. Dopo l’incredulità la sua faccia era diventata una maschera impenetrabile, non riuscivo a capire a cosa stava pensando.
“Severus, ti prego, dì qualcosa…” gli dissi nervosa, dato che non si decideva a parlare.
“Diventerò padre, avrò un figlio mio…” sussurrò lui, con un sorrisetto che man mano pervadeva il suo viso.
“Avremo un bambino…” disse poi alzandosi di scatto, abbracciandomi e sollevandomi, facendomi fare piroette. Mi si riempirono gli occhi di lacrime di gioia, mentre stringevo a me Severus, e queste iniziarono a rigarmi le guance, per la felicità ed il sollievo di non essere stata respinta. Finimmo in soggiorno, e lui mi posò sul divano, per poi inginocchiarmisi davanti. Mi prese dolcemente il viso nelle sue immense mani e mi diede un bacio a fior di labbra.
“Sei incinta di un bambino.” iniziò lui incredulo, con gli occhi che brillavano.
Sembrava strana come affermazione… quando si è incinta non serve specificare di un bambino. Ma Severus sembrava scioccato.
“No... sono incinta di un elfo.” Ridacchiai allora, prendendolo in giro.
“Come scusa?” domandò lui sbalordito, come se si fosse svegliato da una trance.
“Severus, stavo scherzando.” Lo rassicurai dopo, dato che sembrava ci avesse creduto: lo avevo decisamente traumatizzato… 
Lui in risposta fece una buffa smorfia di disapprovazione e scoppiai così a ridere. Quando smisi, lo guardai con commozione: mi aveva messo una mano sul ventre e me lo stava lentamente carezzando con il pollice. La prima carezza a nostro figlio.
“Non ci credo ancora.” sussurrò felice.
“Andiamo in giardino ti va? Stiamo un po’ seduti sull’erba a parlare.” Dissi facendo scorrere le dita tra i suoi capelli.
Sev annuì e uscimmo, andando sotto l’albero e mi posizionai tra le sue braccia.
“Sai, pensavo ti arrabbiassi per il bambino, che non lo volessi.” Feci piano, aspettando poi una risposta.
“Ma sei pazza? Come hai potuto pensare una cosa simile?” mi domandò stupito, mentre mi stringeva più forte.
“Io volevo e voglio un figlio.”
Io sorrisi sentendo questo e mi sentii ancora più stupida di prima.
“Da quanto volevi un figlio?”
“Da quando ti ho chiesto di sposarmi.” Mi rispose lui, baciandomi il collo. “Non ci avevo mai pensato. Ma dopo averti mostrato la casa ho accidentalmente visto i tuoi pensieri.”
Accidentalmente?” chiesi sospettosa. Probabilmente era entrato nella mia mente solo per capire cosa mi passasse per la testa. E in quel periodo c’erano la casa finita, mio marito e due bambini: la femminuccia assomigliava a me e l’ometto a Severus.
“Sì, accidentalmente.” Ribadì lui, con tono monocorde.
“Sai già il sesso del bambino, per caso?” Domandò poi Sev, per evitare altre indagini da parte mia.
“Non ancora, sono al primo mese. Fra due o tre mesetti si vedrà. Quando lo diciamo a Poppy e magari anche ai professori?” continuai io.
“Invitala a cena. Lei penserà a informare il resto del mondo magico.” Concluse Severus sarcasticamente.
Io rimasi allibita: per caso aveva detto di invitarla a cena? Ma se un mese prima l’avevo proposto io per mostrarle la casa e lui aveva bocciato la mia idea!
Mi girai e gli presi la testa fra le mani, guardandolo negli occhi.
“Chi sei tu? Cosa hai fatto a Severus?” dissi, cercando di rimanere seria, ma poi scoppiai a ridere.
“Comunque per me va bene, le scrivo subito una lettera.” E poi mi alzai lasciandolo solo in giardino.
~☆~
Mentre Ana era andata a scrivere la lettera, Piton pensò agli ultimi avvenimenti. Doveva essere un sogno, un magnifico sogno… gli aveva detto di essere in dolce attesa, e dopo un momento di smarrimento, lo aveva finalmente metabolizzato, rendendosi conto solo dopo cosa questo implicasse: sarebbe diventato papà per la prima volta! Quando erano in giardino lei gli aveva rivelato di essere preoccupata della sua reazione riguardo al bambino. Come aveva potuto anche solo pensare che avrebbe rifiutato suo figlio o sua figlia? No, non avrebbe fatto lo stesso errore di suo padre, lui già amava quel piccolo esserino che cresceva dentro il ventre di sua moglie e una volta nato lo avrebbe protetto anche a costo della vita, questo era sicuro. In luna di miele Ana gli aveva detto che non era e che non sarebbe diventato come Tobias: questa nuova avventura era il momento giusto per dimostrarlo.
~☆~
Finita la lettera mi affacciai alla porta.
“Severus, sono stanca, io vado a letto. Vieni anche tu?” gli domandai soffocando uno sbadiglio. 
“Sì, arrivo.” Mi rispose alzandosi e venendomi incontro. Arrivati alle scale si bloccò di colpo, prendendomi in braccio e salendo i gradini agilmente, come se non avesse niente tra le braccia.
“Riesco ancora a salire le scale, sai…” dissi quando mi posò delicatamente a terra.
“Lo so. Ma da ora in poi non devi affaticarti troppo.” Concluse con un sorrisetto. Era dolce e tenero, ma impossibile quando si fissava su una cosa! Io ridacchiai, e poi mi coricai a letto, dopo essermi messa una leggera sottoveste, seguita poi da Sev, che mi abbracciò da dietro, tenendomi una mano sulla pancia.
“Buonanotte Ana.” Mi disse poi, dandomi un bacio sulla testa.
“Notte.” Biascicai io, ormai mezza addormentata. Non avevo fatto niente durante tutto il giorno, ma ero ugualmente distrutta. Piombai nel sonno più profondo dopo un nanosecondo, con un sorriso sulle labbra.
La mattina seguente mi svegliai a causa della nausea e avevo un bisogno urgente di andare in bagno, ma ero bloccata nell’abbraccio di Severus. Cavolo!
Provai per prima cosa a spostare il braccio, ma lui involontariamente mi strinse ancora più forte. Poi cercai anche di dargli una gomitata, ma lui mugugnò soltanto per poi tornare a ronfare beatamente. Nemmeno un poltergeist indemoniato lo avrebbe svegliato! Io non ce la facevo veramente più e con uno slancio lo spinsi a lato, facendolo cadere dal letto, correndo immediatamente in bagno. Uscii cinque minuti dopo e trovai Sev in piedi che si massaggiava il fondoschiena.
“Scusa, ma stavo per scoppiare…” gli dissi a mo’ di scuse. Nonostante il mio stomaco sottosopra, era stato divertente buttarlo giù dal letto.
“È il bambino?” domandò indicando il mio ventre.
“Sì, le famose nausee mattutine.” Sospirai io buttandomi sul letto. A molte donne non venivano e una volta avevo sperato anch’io di essere tra queste, ma purtroppo mi ero sbagliata.
Severus mi raggiunse e mise il viso a livello del mio ventre, per poi baciarmi la pancia e, poggiando delicatamente l’orecchio, provare a sentire qualcosa.
“Sai, credo che non sentirai niente, è troppo piccolo ancora…” gli dissi, carezzandogli i lunghi capelli corvini.
“Diventerò papà…” sussurrò, per poi abbracciarmi.
Ero felicissima, ed ero molto sollevata rispetto al giorno prima. Ed io che pensavo che mi lasciasse!
~☆~
Piton aveva avuto un risveglio burrascoso: si era ritrovato con il fondoschiena sul parquet. Strano, di solito non cadeva dal letto così, senza un motivo. Dopo essersi destato completamente si rese conto che era stata Ana a spingerlo, per poi correre in bagno.
Quando uscì si vide chiaramente che aveva vomitato, non aveva un bell’aspetto…
Non ci credeva ancora alla fortuna che gli era capitata: sarebbe diventato padre, lui! Se un anno fa glielo avessero detto, non ci avrebbe minimamente creduto…
~☆~
Mentre ero in cucina ad aspettare che il the fosse pronto, arrivò un gufo che planò sull’isola, rovesciando un po’ tutto. Io ridacchiai: certo che questo animale sentiva in modo particolare il caldo!
“Dannato piccione, ma ad Hogwarts non possono sostituirli? Guarda che disastro!” disse lui, raccogliendo il contenitore dello zucchero e altre cose che erano cadute.
“Non è di Hogwarts, è quello personale di Poppy, comunque almeno ha fatto il suo dovere portando la lettera.” Feci aprendola, mentre il gufetto accaldato tornava dalla sua padrona volando storto.
“Severus, Poppy ha scritto che verrà, ma visto che quando è arrivato il messaggio era appena tornata ad Hogwarts dopo aver finito le sue vacanze e lì c’erano anche Albus e la McGrannit, domandava se possono venire anche loro…” dissi sparandogli la proposta di mia madre.
“Anche no.” mi rispose lui, ghignando.
“Bene, le scrivo subito che va bene. Comunque Albus è un po’ un secondo padre per te e la McGrannit qualche volta ho sentito che ti chiama figliolo. Quindi non vedo dove sia il problema.” Continuai io, stuzzicandolo un po’.
Lui ci ragionò massaggiandosi le tempie, poi mi guardò.
“Perché hai sempre ragione?” mi domandò fintamente esasperato.
“Perché sono donna, caro.” Affermai convinta, strappandogli una risatina.

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Spazio autrice
Buonasera a tutte! 😊
Eccomi tornata di nuovo all'assalto con una nuova fanfiction... ne ho molte in porto a dire il vero. Ho deciso di pubblicare questa, che durerà qualche capitolo. È il seguito di Luna di Miele a Venezia, spero che vi piaccia e mi raccomando, lasciatemi un vostro parere su questo primo capitolo. Alla prossima! 😊

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