Capitolo II

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Domenica mattina
Tre giorni erano passati in un batter d’occhio, ed erano stati strani in un certo senso: avevo sempre la testa fra le nuvole e sorridevo costantemente, e a volte canticchiavo pure. I miei desideri si erano avverati e fra meno di nove mesi avrei avuto un bebè tra le braccia… e faticavo ancora a crederci! Severus era semplicemente felice. Ogni tanto alla mattina lo avevo beccato mentre carezzava lentamente la mia pancia, pensando che io dormissi. Quanto lo amavo…
Quella domenica mattina mi svegliai fortunatamente senza nausee: una benedizione! Non era per niente piacevole destarsi con i conati di vomito…
Era presto, ancora, e vicino a me Sev dormiva tranquillo; mi girai e mi misi a guardarlo: non lo sopportava nemmeno quando dormiva e la maggior parte delle volte si svegliava senza che neppure lo avessi toccato e adesso avevo voglia di stuzzicarlo un poco…
Lo scrutai per cinque minuti buoni, credo, e finalmente aprì gli occhi contrariato.
“Buongiorno amore.” Gli dissi schioccandogli un bacio sulle labbra.
“Giorno…” mi rispose lui ancora mezzo assonnato, ma si posizionò sopra di me comunque. “Lo sai che non sopporto quando mi osservi…”  fece Sev, scandendo ogni parola con un piccolo scontro di labbra.
Stavo per rispondere, ma lui mi baciò, appassionatamente questa volta. Cavoli se baciava bene! Non mi sarei mai stancata di quelle labbra, sottili e sempre pronte a darmi attenzioni.
“Come sei permaloso…” ridacchiai poi io, quando si staccò per mancanza di ossigeno.
“Per Salazar, mi farai impazzire in questi nove mesi!” ghignò Severus, facendo un’espressione da finto disperato.
“Un altro vantaggio della gravidanza.” dissi dandogli un buffetto sul naso.
Restammo per un po’ a guardarci negli occhi.
“Ti amo.” Fece lui improvvisamente serio.
“Ti amo anch’io.” E lo abbracciai con tutta la forza che avevo in corpo, trasmettendogli quello che provavo: era talmente forte come emozione che non sapevo darle un nome. Felicità allo stato massimo non era abbastanza.
L’ora di cena giunse velocemente e fra non molto sarebbero arrivati gli ospiti: ero stata tutto il pomeriggio ai fornelli e il risultato era soddisfacente, la tavola era preparata e tutto era in ordine, mancavano solo gli invitati.
Potevano smaterializzarsi direttamente davanti alla villetta, tanto quel quartiere era abitato solamente da maghi, quindi non c’erano problemi.
Nel frattempo Severus era beatamente seduto sul divano a leggersi la Gazzetta del Profeta, lui era già pronto. Io invece dovevo ancora farmi una doccia fresca. Finii di prepararmi giusto in tempo, perché quando uscii dal bagno sentii il campanello suonare. Scesi velocemente e Sev andò alla porta facendo entrare Silente, la McGrannit e Poppy.
“Buonasera Severus, hai trattato bene la mia Anastasia?” fece Poppy, dandogli un veloce abbraccio che stranamente ricambiò senza fiatare.
“Certo, come una principessa…” disse lui, con il suo solito sorrisetto.
Poi venne da me, dandomi un abbraccio stritola ossa che per poco non mi soffocò: non c’ero più abituata!
“Perbacco, è venuta bene la casa!” esclamò Albus, guardandosi intorno meravigliato.
“Sì, è proprio accogliente e confortevole.” Continuò la McGrannit, dando man forte a Silente.
“Beh, allora iniziamo il giro!” dissi io, conducendo tutti per le stanze. Rimasero stupefatti, soprattutto del laboratorio, il gioiellino di Severus.
A tavola parlammo della nostra luna di miele, tralasciando ovviamente i particolari piccanti, evitando così la morte prematura dei commensali. Me li immaginavo proprio mentre ascoltavano di Severus che mi legava al letto e poi mi massaggiava con il ghiaccio… oppure il sesso fantastico nella doccia… vabbè meglio tralasciare!
Fu una cena molto piacevole e per il dessert, gelato con le fragole, decisi che lo avremmo consumato in giardino, seduti sulle comode sedie di vimini e poi lì avremmo dato la news scoppiettante.
Eravamo all’aria aperta e stavamo parlando del più e del meno.
“Sei veramente un’ottima cuoca!” disse la McGrannit, gustando il dolce. Io la ringraziai e lanciai uno sguardo a Severus, perché non riuscivo più a trattenere il piccolo segreto. Lui, casualmente, mi fece un cenno d’assenso e allora rivolsi la parola a Poppy.
“Hei, Poppy. Devo dirti una novità.” Dissi attirando la sua attenzione.
“Dimmi tutto cara!” mi rispose lei, ascoltandomi.
“Sai, stasera non ti abbiamo invitato qui solo per mostrarti la casa, ma dovevamo dirti una cosa molto seria…” iniziai io, misteriosa. “Ieri non sono stata molto bene e avevo un continuo malessere, quindi ho fatto un piccolo controllo. Fra nove mesi diventerai nonna, congratulazioni!” conclusi io battendo le mani.
Lei era rimasta praticamente imbalsamata, come una statua di cera, con una mano a coprirle la bocca spalancata dallo stupore. Il primo che reagì fu Albus, seguito dalla professoressa di trasfigurazione.
“Ma che bella notizia, non sapete quanto sono felice di sapere che sei in dolce attesa, Anastasia!” disse infatti il vecchio Silente, battendo una mano sulla spalla di Severus.
“È magnifico!” esclamò Minerva. “Sarete degli ottimi genitori, senza ombra di dubbio!”
Poppy era ancora in stato di shock, ancora peggio dell’annuncio del matrimonio. Prima o poi le avrei fatto venire un infarto! Tutti la stavano guardando, e lei si alzò, venendo verso di me. Mi misi di fronte a lei e mi abbracciò, al colmo della gioia.
“Oh. Per. Merlino. Aspetti un bambino! Non me lo aspettavo minimamente!” fece, per poi lasciarmi respirare.
“Nemmeno io me lo aspettavo…” disse Severus sinceramente.
Lei si riaccomodò al proprio posto ed iniziò l’interrogatorio di terzo grado.
“Allora, cara, di quanti mesi sei?” mi domandò curiosa.
“Un mese circa…” 
“Hai le nausee alla mattina?” seconda domanda.
“Sì purtroppo, sono abbastanza fastidiose…” le risposi io, tenendo il conto.
“Ti fa male anche la schiena e ti senti i piedi gonfi?” terza domanda.
“No, quello no per fortuna.” Chissà per quanto avrebbe continuato?
“Avete già pensato ad un nome?” chiese e sperai fosse l’ultima.
“A dire il vero, no, ma aspettiamo di sapere se sarà maschietto o femminuccia…” dissi io, passandomi involontariamente la mano sul ventre.
Continuammo ancora per un’ora a parlare, soprattutto del bambino e tutti dissero che appena tornati ad Hogwarts avrebbero comunicato la notizia agli altri professori, e prima di andare via Poppy mi disse di tenerla costantemente aggiornata sugli sviluppi di suo nipote, ed io ovviamente la rassicurai, per poi augurare la buonanotte a tutti.
“Finalmente se ne sono andati!” fece infine Severus, abbracciandomi e dandomi un bacio, mettendo la sua mano sulla mia pancia.
“Eh, vedo che sei quasi morto per le troppe attenzioni!” ridacchiai.
“Devo sistemare in cucina, ma ho talmente sonno che non so nemmeno se mi reggo in piedi…” conclusi sbadigliando. Certo che la gravidanza era micidiale!
“Tu vai pure a dormire, qui sistemo io.”
Avevo fatto proprio bene a sposarlo! Mia madre, quando era ancora viva, si lamentava ogni volta che mio padre non faceva abbastanza in casa, facendomi ridere ogni volta, ma questo non era proprio il caso di mio marito. Di solito le faccende domestiche le sbrigavo io, ma appena mi sentivo stanca oppure dovevo fare qualcos’altro, mi aiutava subito.
“Buonanotte, allora, ti aspetto.” Dissi, salendo le scale, destinazione letto, per una dormita più che meritata.
“Buonanotte Ana.”
~☆~
Anastasia era andata a dormire e Piton si era rimboccato le maniche per sistemare il tavolo e la cucina: lavoretto da due minuti con un gratta e netta, ma i piatti doveva ASSOLUTAMENTE lavarli a mano, su ordine di sua moglie, altrimenti si sarebbero rovinati. Quindi mentre immergeva le mani nell’acqua e sapone e prendeva una stoviglia si ritrovò a pensare alla serata.
Era stata piacevole come cena, anche se non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Tutti erano rimasti sbalorditi dalla rivelazione di Ana, ma nessuno l’aveva battuto: d’altronde era il padre! La faccia di Poppy era stata impagabile, sembrava che le avessero lanciato un Petrificus. Si era accorto poi, che dopo aver superato la fase di shock, aveva iniziato a fare domande a raffica e l’ultima che aveva posto era ancora presente nella sua mente: che nome dare al bambino? A dire il vero non c’aveva pensato ancora, non si era nemmeno domandato se preferiva un maschio o una femmina. Li avrebbe amati comunque incondizionatamente: in fondo al cuore sperava fosse una femminuccia però, non che gli dispiacesse un ometto, ma il genere femminile lo trovava più sensibile e curioso.  
Se fosse stata una femmina magari avrebbero potuto chiamarla con il nome di sua madre e con quello della madre di Ana. Nel caso opposto gli venivano in mente diversi nomi: William, Hyperion oppure Alexander. 
Non vedeva l’ora di scoprirlo e si maledisse mentalmente: non era da lui comportarsi così, aspettare qualcosa con ansia non entrava nel suo stile. Anastasia lo aveva cambiato: aveva sorriso di più da quando la aveva conosciuta che in tutta la sua vita!
Una volta finito si diresse in camera, stando attento a non fare rumore per non svegliare la bella addormenta. Si mise i pantaloni del pigiama e si distese, attirando a sé Ana, che mugugnò e poi si rigirò, sprofondando il viso nell’incavo del suo collo. Sospirò soddisfatto e poi s’addormentò, pensando a suo figlio.
~☆~
3 mesi dopo
La scuola era iniziata ed io ero tornata al mio lavoro abituale, solo con un piccolo particolare: avevo un bel pancione di quattro mesi in bella mostra. Pancione… non era spropositato, ma a me sembrava tale.
Era una giornata uggiosa di metà novembre ed ero al San Mungo, però non nel reparto Pozioni, bensì maternità: infatti avevo la mia prima magicografia! Ero super eccitata e non vedevo l’ora di scoprire se io e Severus avremmo avuto un maschietto o una femminuccia. Mi accomodai sul lettino, e dopo che la ginecologa mi ebbe messo il gel sulla pancia, incominciò a massaggiarmela con un aggeggio di cui nemmeno ricordo il nome, facendo comparire un’immagine sullo schermo. Ora la mia eccitazione si era tramutata in agitazione vedendo tutto ciò: era sano? Era tutto apposto? Procedeva bene la gravidanza?
Successivamente la medimaga parlò, dopo aver tratto le sue conclusioni.
“Bene, sta procedendo tutto nella norma, è un bebè molto sano. Vuole sapere il sesso?” mi domandò poi sorridendo, vedendo la mia espressione sollevata.
“Certo, è da quando ho scoperto di essere incinta che aspetto questo momento!” dissi io, che ormai non stavo più nella pelle.
“Allora, da quanto vedo qui, lei diventerà mamma di una bambina, congratulazioni!” concluse lei, pulendomi poi il gel dal ventre e stampando la prima foto della bambina.
Ero al settimo cielo: era una femminuccia! Anche se non avrei fatto preferenze, ero felice di avere una figlia. Mi ero sempre immaginata con un fagottino rosa in braccio…
Mi riscosse dai miei pensieri la medimaga che mi chiamò, per consegnarmi la foto.
“Signora…” fece schioccando le dita, come per ricordarsi il mio nome. Che gente strana! Avevo preso un appuntamento con il nome e questa nemmeno se lo ricordava.
“…Piton.” Le risposi, aspettando la sua reazione. Ogni volta che dicevo di essere la signora Piton mi guardavano con tanto di bocca spalancata. Adesso avrei assistito anche a questa.
Lei rimase basita: reazione nella norma…
“Oh bene, non immaginavo che il professor Piton fosse un tipo da matrimonio. Tenga questa, credo le faccia piacere, sia a lei che al padre.” Concluse, per poi congedarmi gentilmente.
Tornai al mio studio e mi sedetti alla scrivania, ancora incredula. Continuavo a guardare l’immagine che tenevo tra le mani e avevo un sorriso perennemente stampato in volto. La mia splendida bambina si vedeva bene mentre si muoveva e questa cosa mi metteva tanta felicità e tenerezza. Non vedevo l’ora di mostrarla a Severus, gliel’avrei data appena tornata a casa. Infatti si era accordato con Silente: durante il giorno stava a scuola e prima di cena tornava a casa per la notte, tramite la metropolvere.
~☆~
La giornata per Piton non passava più: ore di lezione si accavallavano fra loro, ma lui aveva un pensiero fisso in testa. La magicografia. Finalmente avrebbe scoperto se suo figlio sarebbe stato una lei o un lui.
Guardò l’ora per l’ennesima volta: Ana era a lavoro, aveva già finito la visita e non capiva perché non gli avesse scritto niente, nemmeno se la creatura era sana. Anzi, trattandosi di sua moglie, era quasi certo appena arrivato a casa gli avrebbe mostrato e detto tutto, ma aveva comunque qualche dubbio che persisteva. Così, accantonando questi pensieri incominciò la lezione successiva, sperando almeno che i suoi studenti non contribuissero ad aumentare il suo già consistente nervosismo.
~☆~ 
La cena era sul fuoco e io ero seduta sul divano, a passarmi lentamente le mani sul ventre: ultimamente era la mia attività preferita e a volte m’immaginavo Severus nei panni del papà a prendersi cura della bambina. Non vedevo l’ora che nascesse…
Poi l’oggetto dei miei pensieri uscì dal camino, facendomi sobbalzare per lo spavento. Mi alzai e gli andai incontro, per poi baciarlo. Lui ovviamente ricambiò con altrettanta passione, ma si staccò poco dopo. Si vedeva dallo sguardo che aveva una voglia matta di scoprire come mi era andata la visita.
“Allora?” mi domandò, infatti, subito.
“Ci sono due notizie: una buona e una cattiva…” iniziai io, tenendolo sulle spine. Dopo che ebbe sentito questo sbiancò, diventando più pallido del solito.
“Quella buona è che il bambino è sano… e quella cattiva è che dovrai sopportare un’altra donna nella vita Sevvi…” conclusi guardando bene la sua espressione.
“Sei. Pazza. Non farlo mai più.” disse Severus, tornando a baciarmi come poco prima.
Quando smise lo feci accomodare sul divano, mentre io andavo a prendere la foto che era sul tavolo della sala da pranzo. Mi sedetti vicino a lui e gli diedi la busta, che conteneva l’immagine: non aspettavo altro di vedere la sua reazione.
“Cos’è?” mi domandò interrogativo, girandosela fra le mani.
“Non vuoi vedere tua figlia?” feci io, notando che a queste parole le sue pupille si erano dilatate.
Quasi impazientemente la aprì, e rimase a bocca aperta fissando la scriccioletta che si muoveva appena. Mise un dito in corrispondenza della sua manina, continuando a tenere gli occhi fissi sulla carta che stringeva delicatamente.
“È perfetta…” sospirò Severus, alzando lo sguardo verso di me e sorridendo leggermente. Io annuii con vigore, dandogli un bacio sulla guancia.
Dopo che gli ebbi mostrato le ultime novità cenammo, per poi sistemarci sul divano davanti al caminetto, io tra le gambe di Sev.
“Ti è venuto in mente qualche nome?” gli domandai, mettendo le mie mani sopra le sue, facendogli una leggera carezza.
“Veramente sì, avevo pensato al nome di mia madre e al nome della tua. Mi piaceva come idea…” mi disse lui, sperando che potesse piacermi.
“Sai che ti dico, mi piace un sacco. Eileen Rebecca Piton, suona bene no?”
“Magnificamente.” Concluse lui, dandomi un bacio sul collo.
Quel momento tranquillo era speciale: mi sentivo al sicuro tra le sue braccia e soprattutto serena, pensando alla vita che cresceva dentro di me.
Era tutto calmo quando sentii qualcosa muoversi: non erano le mani di Severus, perché erano immobili, ma era qualcosa, anzi qualcuno, dentro il ventre che scalciava.
“Hai sentito anche tu?” esordii con il fiato sospeso. Era la prima volta che sentivo un qualsiasi contatto.
“Sì…” sussurrò lui, passando il pollice su tutta la pancia, per cercare di sentire qualcos’altro.
“È felice che le abbiamo trovato un nome, secondo me.” Continuai, sperando che si muovesse di nuovo, ma per quella sera smise di agitarsi, forse era andata in modalità riposo.
Una cosa di cui ero sicura però era che mi sentivo stanca, molto stanca e convinsi Severus ad andare a letto, visto che da un momento all’altro mi si sarebbero chiuse le palpebre in automatico…
~☆~
Piton era seduto sul divano e rifletteva su tutto quello che aveva scoperto nelle ultime due ore: i suoi desideri si erano avverati, e per una volta nella vita il destino aveva contribuito a renderlo più soddisfatto che mai. Sua figlia, la sua bellissima Eileen… non aspettava altro che la sua nascita, per poter finalmente stringere una neonata tra le braccia, per poterla crescere e insegnarle tutto quello che desiderava sulla magia.
Avrebbe ricevuto tanto amore, cosa che a lui era mancata durante la sua infanzia, però senza viziarla. Sarebbe cresciuta sana e forte, avrebbe frequentato Hogwarts e sicuramente li avrebbe resi orgogliosi di lei. Forse stava correndo un po’ troppo, ma d’altronde quelli erano i pensieri di un padre, giusto? L’unico particolare che lo preoccupava leggermente era proprio lui.
Pensava tanto a cosa avrebbe fatto con sua figlia quando sarebbe nata, ma era in grado di provvedere a lei? Sarebbe stato all’altezza del compito? Tanti interrogativi a cui non sapeva dare una risposta: solo con il tempo lo avrebbe scoperto, purtroppo.
Poi ripensò all’evento più lieto. Aveva sentito per la prima volta la scriccioletta muoversi e non sapeva spiegarselo nemmeno lui, ma il suo cuore aveva mancato di un battito a sentire tutto ciò. Quella bambina era un immenso dono della vita.
Chissà a chi avrebbe assomigliato. A lui o ad Ana? Per il bene della bambina sperava avesse i lineamenti di sua moglie, soprattutto per il naso. Magari i suoi capelli sarebbero stati neri come la pece e gli occhi color oceano… e con questo si addormentò, cullato da questi dolci pensieri.

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Spazio autrice
Ciao a tutte! Piaciuto questo dolce capitoletto? Ho aggiornato un giorno prima perchè domani sono molto occupata, anche perchè preferivo anticipare che posticipare troppo... come vi sono sembrati Ana e Severus? ☺
Lasciatemi qualche commento, che mi fanno molto piacere.
Alla prossima! 😊

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