19:00. Feierabend, traduzione: via col grembiule, si va a casa.Fuori faceva freddo e io mi in camminai verso la fermata dell'autobus con le mani in tasca ed il viso nascosto tra la sciarpa.
Era sabato sera, sarei voluta uscire, ma Adriana non si era ancora ripresa dalla sbronza del giorno prima, quindi serata tranquilla a casa. Avevo mangiato una minestrina calda per cena e stavo leggendo un libro quando suonò il telefono. Era mio fratello.
-'Si pronto?'
-'Sono Bruno!'
-'Ah, quindi sei ancora vivo?!'
-'Si! Posso dormire da te stanotte?'
-'Come mai?'
-'il mio amico stasera si porta una ragazza a casa.'
-'Va bene, puoi, ma cerca di non fare tardi che io vorrei andare a letto tra poco.'
-'Si, si. Arrivo tra mezz'ora.'Mio fratello si presentò con 3 ore di ritardo. Altro che mezz'ora. Mi fece uno squillo quindi scesi giù ad aprire. Il portone di casa era grande, tutto in vetro. Guardai mio fratello da dentro. Gridava di sbrigarmi. Era fatto. Si vedeva. Ormai distinguevo la sua faccia lucida da quella di drogato.
-'Bruno, ti sei fatto di qualcosa?'
-'No.'
-'Ma si vede da lontano che ti sei fatto!'
-'Senti ragazza! Ti ho detto di aprire la porta e di non rompere il cazzo!'
-'Se non ti calmi non ti apro!'
-'TI HO DETTO DI APRIRMI CAZZO!'
Iniziò a tirare calci contro la porta.
-'Così mi fai paura. Calmati e ti apro.'
-'Ma che cazzo, sei una troia. Sei una stronza. Perché non vuoi aprirmi? Hai qualcuno sù!'
-'Bruno basta! Non gridare che c'è la padrona di casa.'
La voce mi tremava. Tremavo io. Ero spaventata. Mio fratello mi faceva paura in quei momenti.Bruno si agitò sempre di più e iniziò a spaccare tutti i faretti che illuminavano il vialetto davanti casa. Lo feci entrare per farlo smettere. Mi spinse contro la scala offendendomi e accusandomi di avere qualcuno in casa. Salì le scale continuando con i suoi soliti insulti e giurando di spaccarmi la faccia.
Mi presi di paura e iniziai a correre fuori. Alle 2 di notte, al buio, col freddo corsi. Corsi in pigiama, senza giacca e senza scarpe verso la fermata dell'autobus. Più correvo e più mi prendevo di paura. Mi stava seguendo? Mi guardai indietro. Non c'era nessuno.
Il fine settimana gli autobus giravano tutta la notte per evitare che la gente guidasse ubriaca. Non avevo soldi e niente. Speravo solo che non ci fosse stato qualche controllore, ma a quell'ora chi ci doveva essere a parte me, qualche giovane bevuto e qualche barbone.
Mia nonna nascondeva sempre la chiave di casa nel cassetto della posta e per mia fortuna il portone del palazzo era aperto. Presi la chiave ed entrai piano piano. Senza svegliarla mi sistemai sul divano. Ero stanca ed impaurita. Mi asciugai le lacrime e chiusi gli occhi.
'Emma', sentii la voce di mia nonna che mi chiamava. Aprii gli occhi con fatica. La luce del sole illuminava il soggiorno e mia nonna mi stava accarezzando i capelli.
-'Cosa ci fai qui, Emma?'
Non sapevo cosa dirle. Conosceva bene Bruno e i suoi vizi quindi le dissi solo:"Ho litigato con Bruno." Non sapevo neppure cosa fare, se tornare a casa. Senza chiave. E quel guaio dei faretti? La proprietaria a quell'ora li avrà già visti. Non avevo neanche il telefonino con me. Mi ero fatta cacciare di casa da mio fratello.Decisi di non pensarci più per adesso. Io e la nonna facemmo colazione insieme e poi le aiutai con le faccende a casa. Non avevo neanche dei vestiti miei quindi mia nonna mi diede un suo pantalone di tuta e un maglione pesante. Facevo ridere. Ma profumavo di mia nonna e questo mi fece sentire meglio.
Chiamai ad Adriana e le chiesi di raggiungermi lì e di prestarmi qualcosa da mettere. E anche un pantalone nero e una camicia bianca per il lavoro visto che dovevo lavorare quella sera. Me li avrebbe portati prima del lavoro così ci sarei andata insieme a lei.
Cercai più volte di raggiungere Bruno ma non mi rispondeva. Chi sa dove si era cacciato. Sicuramente con qualche amico a sballarsi.
Il telefono di casa suonò.
-'Pronto? Bruno?'
-'No, sono la mamma'.
-'Ciao mamma'.
-'Ho provato a chiamarti un sacco di volte sul cellulare'.
-'Ho dormito dalla nonna e ho lasciato il telefono a casa'.Non volevo dire niente a mia madre dell'accaduto della sera precedente. Si sentiva sempre in colpa quando si trattava di queste cose. Senza motivo. È sempre stata una mamma buona, una come tante. Forse troppo buona. Bruno aveva un carattere difficile e faceva la vita che faceva per sua scelta, non di certo perché costretto. Non gli mancava niente, gli piaceva semplicemente fare quella vita.
Dopo esserci dette le solite cose, chiusi la chiamata.
-'Faccio una doccia nonna'.
-'Va bene, fai veloce che il gas costa'.
-'Si si'.Mia nonna era dolce e carina ma anche esagerata su alcune cose. Inoltre, non potevo starci troppo a lungo altrimenti si sentiva disturbata. Anche lei era un tipo che preferiva stare per i fatti suoi, come tutti in famiglia, tutti, tranne me. A me piaceva avere la famiglia vicino.
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Emma - Un Amore Sbagliato
DiversosEmma è una ragazza qualunque, una come tante. Dopo aver vissuto per anni in Italia con la famiglia, decide di intraprendere gli studi in Germania. Ma presto scoprirà che la vita riserva esperienze che segnano nel profondo.