NEL MONDO DI MORTIUM

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-Allora? Allora?? Escape!!!-Grida la racchia con la sua voce stridula (il soprannome è dato non perchè era brutta fuori, ma dentro, un ammasso di malvagità misto a cattiveria).
-Arrivo!- si sentì da lontano, mentre il rumore di passi veloci si avvicinava sempre di più. “Come al solito Escape fungeva da suo servo, non che non fossimo tali, la differenza era che a noi era rimasta la bontà, invece a lui questa si era dispersa, come il fumo si disperde nell’aria, ed è per questo che noi siamo chiusi in una gabbia di ferro, fredda, piccola, bassa, indistruttibile, malvagia, cattiva, infame, gelosa, perfida e lui no!! Stavo proprio impazzendo!”
Si sentì la porta sbattere, ed eccolo, il damerino di corte, bello, dagli occhi neri, vitrei, sul suo volto era stampato un sorriso  che in realtà non gli faceva che da corazza per il suo vero umore di sempre: spaventato, ansioso, stanco. Era alto, bello, vestito elegante, con neri pantaloni, giacca dello stesso colore e scarpe lucide. Un ciuffo di capelli lisci gli ricadeva sul viso. I suoi piedi lo portarono dinanzi la signora oscura in quella stanza oscura, mentre la porta si richiuse provocando un enorme boato, simile ad un tuono in una tempesta impetuosa.
- Mia signora mi scus..
-Bastaaa!!! Non voglio sentire più le tue scuse, ne ho abbastanza, quando  ti chiamo ti devi muovere, scattare. Lo sai che odio aspettate!
-Meridi….
-Quante volte ti ho detto che non devi chiamarmi così!- Urlò lei mentre le orbite vitree degli occhi  le uscivano fuori per la rabbia.
-Signora, mi scusi.
-Ahhh!!-Esordì lei sconsolata,  appoggiandosi con il gomito sul trono d'acciaio, rivolgendo la testa verso la grande finestra che si apriva al mondo di Mortium. Gli occhi rivolti verso il torbido paesaggio di un terreno privo d'acqua che supplicava di essere nutrito, esso sorreggeva alberi intrecciati fra di loro, morti che erano ormai solo tana di creature mostruose  al suo servizio. Era una visione triste, quel mondo ormai perduto, piangeva nelle mani di quella strega, chiedendole aiuto. Nel suo sguardo, rivolto verso il mondo, vi era una bellezza che avrebbe potuto nascondere la suo vero natura. Era bella, incantevole, meravigliosa,  i capelli neri gli ricadevano sulle spalle esili e sottili gli occhi ricadevano in un celeste, profondi come un mare senza vita. La sua pelle era diafana, la sua bocca rosea, sottile come il diadema pieno di cristalli sfavillanti che portava sul capo. Indossava un abito lungo, nero, che gli ricadeva lungo le gambe incrociate una sopra all’altra, fino a toccare il freddo pavimente, era di velluto leggero, delicato, semplice.  Sembrava una fata, qualsiasi uomo esistente si sarebbe innamorato del suo aspetto, come infatti si era innamorato Il giovine  che la guardava estasiato, dimenticando i suoi problemi, a bocca aperta, i suoi occhi brillavano solo per lei. “Se solo fosse stata bella dentro come lo era fuori.”
Gracchio quando gira la testa di scatto con una velocità ultraterrena, fermando lo scorrere dei suoi pensieri e rivolgendo i suoi occhi al giovane che non aveva osato interromperla nelle sue riflessioni, anzi ne aveva approfittato per osservarla meglio. Era un misto di odio e amore quello che provava per quella strega, la donna, verso di lui, solo ripudio. Quando la perfida l’inizio ad interrogare con gli occhi, io riuscì a vedere, da quella posizione, che Escape iniziò ad essere agitato ricordandosi, forse solo allora, il perché era in quella stanza. La sua mano si chiudeva e si apriva velocemente, mentre la donna gli rivolgeva la fatidica e solita, ormai, domanda con gli occhi, e lui soccombeva al suo sguardo, turbando il suo viso con un'espressione di panico assoluto. Ad un tratto si levò un grido più stridulo del precedente-Quindiii?
Il giovane salto istintivamente dalla paura, e velocemente esordì dicendo- Quindi... cosa, mia signora?
“Era così bello, eppure deturpava la sua bellezza dal suo comportamento”
Ci fu un frastuono, la perfida si alzò dalla sedia furibonda gridando- Non fare finta di non conoscere quello che voglio sapere!! Hai trovato la ragazza o no?
il giovane inghiottì la saliva velocemente, sbatte ripetutamente gli occhi, segno che era molto agitato e dopo un minuto parlò con una voce  sottile e piccola ch’era in contrasto netto alla grande voce dell’oscura-No...mia signora..- deglutì di nuovo, ancora più velocemente di prima.
- Cosaaa?- La voce tuono e rimbombo fra le mura di quella stanza oscura e sinistra, ch’era a malapena visibile grazie all’unica luce che la perfida non aveva potuto oscurare, quella che proveniva dalla luna, che penetrava dalla finestra. I muri di pietra risplendevano al suo tocco così come il pavimento di marmo, lucido e perfetto. Vi erano alcune candele nere ai muri un enorme portone, da cui  inoltre Escape era entrato, di pietra con incastri e ghirigori di varie forme e poi c'eravamo noi, appesi in gabbie d'acciaio separati gli uni dagli altri. Mia moglie era nella gabbia affianco alla mia, il suo sguardo dagli occhi neri mi rassicurava ogni giorno dicendomi che tutto, un giorno, sarebbe finito in meglio, regalandomi la speranza che serviva per continuare a vivere. La sua nuova pelliccia carbone mi ricordava il colore dei suoi capelli lunghi e delicati che le incorniciavano il viso dolce e bello di un tempo, ma la sua bocca, ormai becco mi ricordava  che lei,  come tutti noi, non eravamo più le persone forte, virtuose e combattive di un tempo, ma più deboli,  distrutti da tutto e tutti, anche dalla vita. La parola ci era stata negata, come la libertà, la vita stessa. Gracchiamo, siamo più piccoli, possediamo le ali senza  però avere la possibilità di volare. Siamo corvi, rinchiusi in gabbie d’acciaio, fredde, deserte, che non possono far altro che sperare il suo arrivo.

*PER CHI NON COMPRENDE QUELLO CHE STA ACCADENDO È NORMALE.*

PANDORADove le storie prendono vita. Scoprilo ora