OMBRE NELL'OSCURITÀ

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2.1

Rimango sbalordita e in silenzio, tutto si ferma per un attimo quando allunga una mano familiare verso di me facendo segno di prenderla con la testa, mi sussurra- Esistono cose che non possono essere viste con gli occhi della mente, fidati di me.
Guardo i suoi occhi, sono supplichevoli, coinvolgenti, sicuri, decisi, rendono il suo volto ancora più bello di quello che è già.
Sapete ci sono tanti sguardi: quello che ti rassicura, quello che ti incita a fare una cosa, qualsiasi, quello prima di morire che ti esprime tutto il suo amore, odio, tutte le sensazioni possibili da quando ti ha conosciuto, una vita in uno sguardo, c'è anche quello falso ovviamente, ma codesto davanti a me era probabilmente di una persona disperata, di qualcuno che mi chiedeva aiuto e mi supplicava di credergli.
Vi dico la verità, forse se avrei avuto la possibilità, avrei preso la sua mano e sarei andata incontro all'ignoto, per quanto io sia scettica, incredula e pazza, l'avrei fatto, per quel filo invisibile che univa me e lui, per quella magia che si era creata fra di noi in quell'intesa di occhi, per quel legame a cui oggi un nome non saprei attribuire.

-Azzurra!!- "Bum".
Giro la testa di scatto, come una molla, la vedo, la mia "salvatrice", dai capelli biondi come i miei, la mia mamma. Attorno a lei si aizzava un fuoco di rabbia, era lì per me, per proteggermi, ma da cosa?
La mia testa scatta di nuovo, e la bocca si apre in una 0 di sorpresa: lui non c'era più, e io ero ancora lì. "Come cavolo era possibile? Cosa diamine stava accadendo?"
Sento i passi della mamma avvicinarsi, mentre i miei occhi percorrono tutta la stanza in cerca di un indizio di lui, ma purtroppo non trovano nulla. "Ne sono contenta?"
-Azzurra che succede?
Mi girò di scatto. Lei era dietro di me, aveva un voce preoccupata, troppo, perchè risultasse un atteggiamento normale, troppo, per chi era all'oscuro di quello che realmente era accaduto in quella stanza. Mi giro, cercando di mascherare la mia inquietudine, le mie sensazioni, che si sommergevano le une sulle altre come le onde in un mare in tempesta. Mi scrutava affondo, aspettava una risposta, non so neanche io perchè le risposi così: non le dissi la verità.
-Niente mamma. Mi sembri un pò troppo agitata, c'è qualcosa che devi dirmi?
Il suo volto in quel momenti si incupì, la vidi per un attimo rilassarsi, poi rabbuiarsi di nuovo, i suoi occhi venivano sommersi di sentimenti diversi: Paura, incredulità, dubbio.
-Azzu ne sei sicura?- Faccio si con la testa.
Si avvicina a me e mi abbraccia, un pò troppo forte-Soffoco mamma.
La sua risata mi pervade-Ti voglio bene.
Il suo calore si diffonde nel mio corpo, sento il suo profumo alla fragola-Anch'io te ne voglio.- Mi stacco un attimo da lei e la guardo determinata- Mi stai nascondendo qualcosa?
-No, e se pure fosse, sono cose da grandi che tu non saprai. È meglio che non mi stia nascondendo nulla signorina, te la dovrai vedere con me altrimenti.-
Mi guarda severa, mentre io le mimo no con la testa , poi il suo volto diventa dolce come un orsacchiotto coccoloso-Qualunque cosa succeda, tua madre ci sarà sempre per te, e tu dovrai fidarti sempre di lei, le dirai sempre tutto.-
Più che una domanda sembrava un'affermazione-Perchè invece tu non ti fidi di me, perchè non mi racconta cosa ti turba, tipo da sempre? Perchè io mi dovrei fidare e tu no?
-Azzurra tu...-Inizia severa, ma io non la lascio parlare, sono arrabbiata, anzi furiosa, "come pretende delle cose, se lei non è la prima a farlo, non deve essere di esempio?" Prendo la giacca di pelle sull'appendiabiti, subito ho già le scarpe al piede, e sto scendendo le scale. "Stavolta l'ha detta proprio grossa." Mi avvicino alla porta, mentre intorno a me c'è il vuoto, l'unica cosa che vedo è il fuoco di rabbia che mi invita ad uscire da questa casa, che mi guida sulla strada.
-Azzurra se apri quella porta stai certa che non avrai una semplice punizione, è il tuo compleanno, non dimenticartelo.
-Quindi?- Pronunciò senza guardarla, con rabbia-Se sto in questa casa lo rovinerò. Credo di essere abbastanza grande per uscire.- Non le lascio neanche pronunciare una sillaba, apro la porta e vado via, da quella ch'è stata la mia gabbia per più di 15 anni, adesso basta.

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