Erano passati ancora molti anni,la Befana e il Barbabianca si diceva che avessero un flirt, perché amore e odio si sa che poi... Noi però non li vedevamo più, non ne sapevamo più niente, ma tutti gli anni i bambini ricevevano i dolcetti e questo ci rendeva molto felici di quello che avevamofatto. Non avevamo più risentito né loro due né il Raccomandato né Gabriele e vivevamo felici.
Io ormai ero immortale e potevoaccompagnare il mio amico nelle sue passeggiate quotidiane neiboschi. Non mi ero mai spiegato perché quando la benedizione ci aveva colpiti io fossi ringiovanito mentre la vecchia no, ma non mi interessavo più di tanto alla cosa.
Nicola, dal canto suo, ormai era un uomo di quarant'anni e stava per diventare vescovo. Non che lacosa lo interessasse più di tanto, ma come mi ripeteva spesso:
- Più potrò, e più potrò fare bene agli altri, perché potere è avere e avere è poter donare. Non farò niente per il potere, ma non lo rifiuterò mai. Meglio accettare umilmente e poi ridistribuire a chi ne ha bisogno che rifiutare.
E quando fu il momento dell'elezione il popolo, che lo conosceva bene fin da bambino come grande lavoratore e uomo generoso sempre con tutti, lo acclamò così tanto che alla fine lo fecero Vescovo per davvero. Mi disse:
- Questo non cambierà niente, Rodolfo, io sarò sempre il piccolo Nicola, e mi interesserà sempre e solo fare del bene a tutti.
Io avevo i miei dubbi perché sapevo bene che gli umani appena hanno tanto così di potere poi si sa già come va a finire. Però gli volevo bene, ed avevo fiducia in lui. O forse l'opposto, cioè avevo fiducia in lui perché gli volevobene. Fosse l'una o fosse l'altra cosa, in ogni caso gli volevo bene e del resto, alla fine, chi se ne importa?
Eravamo cresciuti insieme e niente ci avrebbe separati. Avevo paura che ci separasse solo la sua morte perché – bene o male – mettendo la vecchia al suo posto, aveva reso immortale me, ma lui continuava ad invecchiare e prima o poi sarebbe pur morto.
Ma non ci volevo pensare.
Un bel giorno, quando aveva 45anni, Nicola fu invitato a Nicea, nella bassa Turchia, per un grande concilio. Accettò, ma con una sola condizione: che io potessi andare con lui. Io ne ero felice perché da quel primo viaggio tra Patara e Myra non avevamo più fatto nessun viaggio, e mi piaceva l'idea divedere un po' di mondo.
Passammo boschi e pianure, era tutto verde e ridente, faceva un po' freddo ma io beh... ero pur sempre una renna, no? A quel tempo la Turchia non era come oggi, sapete? Faceva molto più freddo in tutto il mondo e là in Turchia si stava giusto giusto benino, ma d'inverno faceva freddo e le estati non erano certo torride.
Arrivammo a Nicea e subito vedemmo che erano accorsi da tutto il mondo un sacco di preti importanti e vecchiotti, come il mio amico Nicola. Alcuni avevano la faccia più simpatica ed altri meno, ma c'era un grandissimo via vai di carrozze, uomini, bestie e merci che ci si perdeva la testa, e io ero contentissimo.
Solo che a un certo punto mi parve di riconoscere tra la folla una faccia che non avevo mai dimenticato...
"Nicola," pensai "non tisembra che quello sia Tremotino?"
- Ma no, cosa vai a pensare Rodolfo, Tremotino ora dovrebbe essere un vecchio decrepito invece quello è un giovane prelato...Chiedemmo in giro chi fosse e ci fu detto che quello era il famossissimo Ario, e che le sue idee religiose sarebbero per l'appunto state discusse proprio a quel concilio perché erano molto controverse. Ce ne andammo a letto nella camera che ci era stata assegnata, Nicola era tranquillo e mi rassicurava che non c'era niente da temere, ma io non ero convinto. Perché lui sarà anche stato magico ma il mio naso non sbagliava mai.
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Come diventare Babbo Natale
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