Capitolo 1

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Agosto 2015

Non riesco a distinguere dove mi trovo, riesco solo a scorgere due figure slanciate in lontananza.
Mi alzo e mi avvicino iniziando a riconoscere entrambi: Alice e Matteo.
"Guarda piccola Ylenia." Dice Alice baciando Matteo.
"Matteo ti ama Ylenia, non ti tradirebbe mai." Continua accompagnando la mano di Matteo nel suo seno.
"Guarda il mio corpo Ylenia, non ci sono i lividi e i graffi che hai tu." Aggiunge ridendo.
Vergogna.
Tristezza.
Rabbia.
"Smettila Alice, non hai il diritto di trattarmi così." Urlo con le lacrime agli occhi.
Matteo si alza raggiungendomi e colpendomi la guancia.
E ancora lacrime, lacrime che scendono lentamente sulla mia guancia dolorante.
Vorrei urlare, ma non posso.
"Non ti azzardare a rispondere in quel modo ad Alice, puttana." Ringhia.
E ancora una volta i miei demoni si impossessarono del mio sonno.

Mi svegliai sudata e con le guance bagnate, il mio respiro era irregolare, alzavo incessantemente il petto per avere aria nei polmoni. Tutto il mio corpo stava tremando, i palmi delle mie mani erano umidi, segno del sudore che il mio corpo stava fabbricando a causa dell'agitazione.

Rimasi un paio di minuti distesa nel letto a contemplare il soffitto e dopodiché mi alzai barcollando come uno zombie, ancora scossa dall'incubo appena avuto, mi diressi verso il bagno prendendo i miei vestiti per prepararmi.

Mi truccai mettendo un po' di matita nera e mascara e mi guardai abbastanza soddisfatta del risultato.

Quando tornai in camera, mia madre mi aspettava seduta nel mio letto.
"Buongiorno tesoro, pronta per la partenza?"

La partenza. Quella parola iniziò a rimbombare nella mia testa...Ne sono venuta a conoscenza a Giugno, dopo la fine della scuola.

"Credo di sì" risposi.
"Vedrai che New York ti piacerà e poi i genitori di Alessandro hanno promesso di raggiungerci durante le festività."
"Lo so mamma." Ma fuori uscì un lieve sussurro.

Ero terrorizzata all'idea di cambiare continente, nonostante l'America fosse stata il mio sogno da sempre.
Cosa mi sarei dovuta aspettare?
Mille domande si fecero spazio nella mia mente, sperando di trovare la risposta soltanto salendo su quell'aereo.

Mia madre si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio confortante, caloroso che riscalda il cuore, uno di quelli che solo una madre può regalare alla propria figlia. Quegli abbracci che ti aggiustano per tutto il tempo della stretta, ma che, nel momento in cui il legame si scioglie tutti i pezzi ricomposti si rompono di nuovo, come se fossero momentaneamente stati incollati con la colla. E successe proprio così, mia madre sciolse l'abbraccio e tutto tornò come prima, tutto tornò all'oscurità.

"Adesso scendiamo giù, tuo padre ci aspetta con la colazione." Disse e poi mi lasciò un bacio in fronte per poi uscire subito dopo.

"Buongiorno papà." Lo salutai con un bacio nella guancia, prendendo posto a tavola subito dopo.

Sono sempre stata molto attaccata a mio padre. È una persona fantastica e fin da piccola mi ha sempre trattata come la sua principessa. A volte non volevo allontanarmi da lui, quindi mi svegliavo e lui doveva riaddormentarmi tra le sue braccia.
Mi è sempre stato accanto e per me è stato un punto di riferimento fondamentale. Mi ha insegnato a inseguire i miei sogni per costruire il mio futuro..

Il rapporto con mia madre non è molto diverso, lei per me c'è sempre stata e mi ha sempre aiutata. È sempre stata molto presente con me, mi ha sempre sostenuto in tutto e se avevo dei problemi lei mi ha sempre ascoltata suggerendomi delle soluzioni.

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