Capitolo 4

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Il professore di Storia stava ormai parlando a vanvera da dieci minuti abbondanti.
Nonostante Storia fosse una delle materie che più mi affascinavano, quella mattina proprio non riuscivo a seguire.

La notte precedente non ero riuscita a prendere sonno, perciò le mie capacità di concentrazione scarseggiavano, e i miei occhi a stento rimanevano aperti a tal punto che da un momento all'altro sarei potuta crollare in un profondo sonno.

Kayla era accanto a me, intenta a scarabocchiare qualcosa nel suo quaderno.
Stamani ci eravamo ritrovate nel piazzale della scuola e mi aveva accolta con un caloroso sorriso che in una frazione di secondo era stato sostituto da uno sguardo serio.

Le avevo chiesto scusa per averle mentito ieri riguardo alla lezione di Scienze, spiegandole il motivo per cui non volevo prendere parte e come risposta avevo ricevuto un semplice, ma sincero sorriso.

Per mia grande fortuna, non c'era traccia di Josh, dopo l'episodio di ieri, avevo capito che sarebbe stato meglio prendere le distanze da lui, non sarebbe dovuto entrare nella mia vita. Quei due occhi verdi avrebbero solo portato guai.

La stanchezza prese il sopravvento e decisi di poggiare la testa sul banco, chiudendo gli occhi.

"Ylenia, Ylenia svegliati" riconobbi una voce per poi sentirmi scuotere.

"Mhh." Mugolai "Ancora 5 minuti, mamma."

"Signorina Miller!" Urlò il Professore per poi colpire la cattedra con la mano.

Sobbalzai e alzai la testa. "Mi scusi, temo di essermi addormentata." Biascicai.

"Questo l'ho notato, se trova la mia lezione così noiosa può anche accomodarsi fuori."

"No, veramente ho qualche ora di sonno repressa."

"E quindi ha pensato di recuperarle durante la mia lezione?" Disse per poi avvicinarsi al mio banco.

"Esatto, lei è molto perspicace." Risposi con un sorriso.

"FUORI." Urlò.

"Con piacere, ciao Kayla. Ci vediamo dopo." Raccolsi il mio zaino e mi diressi verso la porta.

Quando fui sul ciglio della porta feci un saluto a mo' di Hitler al professore per poi dirigermi verso le macchinette automatiche.

Inserii la moneta per poi attendere la mia lattina di Coca Cola e il mio resto.

Infilai la mia mano nella fessura dove avrei dovuto ritirare i miei spicci, ma appena sollevai la mano i miei soldi sparirono in una frazione di secondo. "Grazie Bionda."

Non dovetti neanche girarmi per capire a chi appartenesse quella voce.

Accanto a me ergeva la figura di Josh, in tutto il suo splendore e con un ghigno stampato in faccia.

"Josh se pensi che adesso ti salterò addosso per riprendermi quegli spicci ti sbagli di grosso, ho un animo gentile, mi piace fare beneficenza ai senza tetto" esordii con nonchalance regalandogli anche un occhiolino.

Josh sorrise e mi presi del tempo per osservarlo, oggi indossava una semplice maglietta nera e dei comuni jeans attilati, aveva le braccia scoperte e soffermai la mia attenzione nei tatuaggi.

I tatuaggi mi avevano sempre affascinata, erano dei semplici disegni capaci di raccontare molto piú delle parole, possono racchiudere un dolore come il nome di una perdita, tutti i tipi di amore: per la famiglia, per il proprio amato o per un semplice amico.
È semplice inchiostro inciso sulla tua pelle che racchiude tutte le tue debolezze o punti di forza. La considero una delle più belle forme d'arte.

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