Sinceramente, non sapevo neanche io per quale assurdo e inspiegabile motivo mi trovavo seduta nel tavolo di uno scadente fast-food nel bel mezzo della periferia NewYorkese, lontano dalla quotidiana folla del centro della mia amata città.
L'atmosfera era diversa, più pulita. L'ordinaria strada imposta da grattacieli era stata sostituita da edifici abbandonati e campi immensi, intorno a noi sembrava che la vita non esistesse, le uniche persone che si muovevano su quella strana zona eravamo io, Josh e il proprietario del luogo in cui stavamo pranzando.
Onestamente non sapevo neanche se fossimo ancora nello stato di New York, tutto ciò che mi circondava era lontano anni luce da quello che una ragazzina italiana aveva sempre sognato e non riuscivo a comprendere perché Josh avesse scelto proprio quel posto.
Il fatto che appena varcata la soglia sembrava avere una certa confidenza con il proprietario, dimostrava che lui non è nuovo di queste parti, questo non mi era di certo passato inosservato. Ma perché? Perché scegliere un posto in mezzo al nulla piuttosto che un bel ristorante in centro?
Qualsiasi essere umano dotato di un' intelligenza media mi avrebbe reputato una pazza, e un po' di ragione ce l'avrebbe avuta, in fin dei conti ero nel mezzo del niente con il ragazzo che consideravo uno stalker di prima categoria.
Dopo aver preso posto in un piccolo tavolo appartato rispetto agli altri, iniziai a squadrare meglio il luogo circostante. L'ambiente era tipico dei fast-food americani, ambiente caldo e familiare, colori sgargianti ma al tempo stesso tranquilli e ideali per consumare un pranzo in pace. Josh tossì e spostai la mia attenzione su di lui, alzai le sopracciglia lasciando intendere la domanda "che vuoi?" e lui sembrò capire, poichè rispose.
"Ordina pure ciò che vuoi, pago io."
Quel giorno, diversamente da tutti gli altri non avevo fame, lo stomaco era completamente chiuso per cui optai per un semplice toast, per poi ringraziarlo per il gesto. Lui, al contrario, sembrò avere molta più fame di me.
La tensione che c'era tra noi in quel momento era palpabile da metri di distanza. Il silenzio che ci accompagnava era quasi assordante e il mio imbarazzo cresceva secondo dopo secondo. Sarei dovuta tornare a casa, decisamente.
"Quindi..." iniziai curiosa "Il motivo per cui mi hai invitata a pranzo quale sarebbe esattamente?"
Mi sistemai meglio nella sedia, appoggiando i gomiti nel tavolo e scrutai Josh, che a quanto pare non voleva rispondere.
"Allora?" lo incitai. "Ti hanno insegnato a parlare? Soggetto, predicato e complementi. Non è difficile."
In quel preciso istante il nostro pranzo arrivò interrompendo il mio monologo. Presi il mio toast e lo squadrai, iniziandolo a mangiare.
"Non lo so Yl, non so perchè ti ho invitata."
Ottimo! dieci minuti di monologo e non siamo arrivati a una conclusione.
"Fantastico, è così soddisfacente parlare con te." mi beffai di lui.
"Non sei divertente." Josh prese il suo hamburger e lo iniziò a mangiare. "E tu perchè hai accettato?"
"Mi hai stressata per tutta la mattinata. Non potevo ferire il tuo enorme ego con un rifiuto, non credi?" dissi per poi addentare il mio toast. L'aria intorno a noi si era fatta improvvisamente fredda. Fuori dalla finestra riuscivo a scorgere alcune nuvole, che non avrebbero portato nulla di buono.
"Dai Yl, sii seria." il suo tono era duro. Prese il suo bicchiere e lo portò alla bocca. Bevve tutta l'acqua al suo interno e dopodichè riportò la sua attenzione su di me.
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ChickLitYlenia era un puzzle, uno dei più affascinanti. Uno di quelli con i pezzi piccoli, che ci metti settimane, se non mesi per completare. Lei era così, ma un puzzle ha bisogno di un aiuto per rimanere intatto, e lei ce lo aveva. Fino a quando il fiss...