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DYLAN'S POV
Se pensiamo al tempo prendiamo paura. È difficile capire che effettivamente, il tempo è ciò che fa andare avanti il mondo. Se il tempo fosse più veloce, noi saremo talmente tanto veloci da non esistere. È spaventoso. E chissà come, siamo condizionati tutti dal tempo. Così come la vita, addirittura la morte si basa sul tempo. Ho sempre pensato di avere tutto il tempo del mondo per godermi la mia bellissima adolescenza. Dico bellissima, perché si dice siano i migliori anni della vita. Da quando ho conosciuto e amato Margot, effettivamente la vita è diventata migliore. Eppure c'è qualcosa che impedisce la nostra felicità. Il tempo con lei è passato velocissimo, questi 2 anni tra una cosa e l'altra sono volati. Forse è proprio questo il problema, forse è proprio questo che ci ha fatto andare via. Stoppare il tempo, bloccare un momento, un istante. Questo servirebbe. Ma ora il mio tempo lo sento contato, sento che c'è qualcosa che non va. <Presto intubatelo> <C'è un'emorragia interna> <Dobbiamo operarlo>. Queste frasi continuano ad arrivare alle mie orecchie come un urlo da lontano, uno di quegli urli che senti si, ma non chiaramente. Eppure non sento la sua voce. Apro gli occhi e non so se questo sia un bene o un male. Non vedo persone, infermiere o cazzate varie che mi immaginavo. Sono contornato da un posto stupendo, un paradiso. Davanti a me c'è solo l'oceano e intorno a me solo una grandissima spiaggia toccata da un sacco di palme. L'aria fresca mi fa sentire bene, mi fa sentire vivo. Ma lei qui, non c'è. Dopo essermi goduto cinque, dieci minuti di questo paradiso sento una voce, nitida. Questa voce è famigliare, anzi direi proprio che è di un mio famigliare. Impossibile da dimenticare ma anche impossibile da credere. Corro verso la voce e quando la vedo, quando vedo lui il mio cuore fa un balzo. Rimango immobile per capire se è vero o finto. Loro mi guardano piangendo, gli occhi di mia madre e il sorriso di mio padre. Da quanto non li vedevo, da quanto non sentivo le loro voci. Corro subito nelle braccia di mia madre e di mio padre che mi stringono talmente forte, da sentire il loro cuore. Eppure non sento il mio. Non servono parole, non servono spiegazioni. Le lacrime cominciano a scendere e mia madre cede cadendo per terra e io la seguo così come mio padre. La stretta fiera di mio padre e le esili braccine di mia madre, sono intorno al mio corpo. Da quanto ho sognato questo momento? Quanto l'ho aspettato? Immaginabile, quasi impossibile. <Lui non può morire> sento una voce, sempre un urlo da lontano. Ma questa voce è più famigliare, ma la ignoro. Io sono con la mia famiglia, i problemi sembrano così futili, Londra e New York, lo stress, la scuola, Cameron, mio zio. Sembra tutto così invisibile e così perfetto anche se manca qualcosa. <Mamma, papà. Io, non capisco> dico guardandoli. <Non c'è niente da capire Dylan, noi siamo sempre e saremo sempre con te. Nel momento del bisogno> dice mio padre. <Ma io non capisco come faccio ad essere con voi> rispondo ancora confuso. <Noi vediamo tutto. Vediamo il male che hai sofferto. Noi potremmo cancellare tutto lo sai?> dice mia madre. Le sorrido <Davvero? E come?> come poter cancellare tutto? Anche se la maggior parte era dovuto alla loro morte. <Dylan non ti sei ancora reso conto? Hai una scelta, puoi capire se venire con noi e non aver più nulla da pensare. O puoi tornare a Londra o a New York, con tutto lo stress che ti sta consumando> dice mia madre cingendomi le spalle. Non capisco più niente. <Dylan sei uno stronzo. Non puoi farmi questo. Chiamami pure egoista, forse hai ragione. Sono appena uscita da tutta la merda solo grazie a te e non puoi lasciarmi ancora sola, anche tu. Io ho bisogno di mio fratello, ti prego Dylan. Sono ormai due settimane che sei così e io non so che fare. Alcuni mi dicono di smetterla di stare qui, che mi fa male. Ma quello che fa più male è vedere che non ti svegli. Porca puttana, Dylan svegliati. Non morire, torna da me e da Margot. Forse hai solo noi, o forse no. Anche perché ci sono i tuoi amici, sono qui da Londra sai? Ian eccetera. Tutti quelli di cui mi parlavi. E Margot ha bisogno di te, già. Perché lei sta peggio di te, perché lei dipende da te. Far star meglio te farà star meglio lei. Io lo so, lo sento. Vedo l'intensità della vostra relazione, io vedo che ti fa felice. Per cui fallo per me, per lei, per i tuoi amici> l'urlo lontano ora è solo un sussurro. <Amico svegliati, non farti questo> è l'ultima cosa che sento. Riconosco queste voci, una è mia sorella e una è quella di Thomas. Non capisco il resto ma mi basta per capire che succede. <Io sto morendo?> dico guardando i miei genitori che con un sorriso sincero, annuiscono. <Devo scegliere se vivere senza problemi o combattere con le persone che mi amano? Che poi vivere, sarei morto> dico guardandoli. <Noi sappiamo che non è ancora il tuo momento, ma è una tua scelta> dice mia madre stringendomi. <Io, io devo combattere. Devo combattere per Julia e per Margot. Io vi amo e mi mancate, come l'aria. Ma io voglio vivere> dico piangendo. <Di a tua sorella che l'amiamo, che ci manca e che deve essere forte. Ti amiamo Dylan, ricordatelo e ricordati che noi saremo sempre qui, ad aspettarti> mi abbracciano e in un attimo sparisce tutto. Ritorna il buio, e ora? Urlo. Devo svegliarmi. Chiudo gli occhi e quando li riapro vedo leggermente una luce. <O mio dio Dylan> sento una presenza che mi stringe. <Infermiera si è svegliato>. Apro gli occhi e mi sembra di essermi svegliato da un incubo, che però ricordo bene. I miei genitori, la spiaggia. Un paradiso, eppure io ho scelto di rimanere qui. <Dov'è Margot?> chiedo. <Mi scusi devo visitarla>. Non mi oppongo, i miei amici e mia sorella escono. Mi fanno delle analisi e poi vanno via dicendomi che mi diranno fra un'ora le risposte. Mi portano anche da mangiare. <Non farlo mai più Dyl, io sarei morta cioè ero in panico> sento mia sorella e poi la vedo piangere. <Julia sono qui> dico abbracciandola. Mi alzo un po' e subito sento gran mal di testa e le vertigini. <Amico, porca puttana. Che cazzo è successo?> mi guardo attorno e vedo le persone che amo. <Ragazzi vi voglio bene, davvero> dico e sento tutti ridere e rispondere "anche io", addirittura Ian. <Julia, ho visto mamma e papà. Mi hanno fatto scegliere se tornare qui o andare con loro. Io probabilmente stavo sognando, però è stato così intenso> vedo lei piangere e tutti commuoversi. <Mi hanno detto di dirti che ti amano, che sono sempre con te e che devi essere forte> tutti la guardano e lei mi abbraccia. <Grazie> mi sussurra. <Vado a prendermi un caffè e a lavarmi la faccia> dice lei sorridendo. Quando rimango con gli altri mi salgono subito un sacco di domande. <Da quanto ero in coma?> <Due settimane> risponde Ian. <Dov'è Margot? Come sta?> l'ansia mi assale. <Dylan, te lo dico in modo diretto. Margot è nell'altra stanza, sta male. È messa peggio di te, ha avuto un problema al cervello. Di la ci sono Bella, Aleksia e sua madre. È in coma, è stabile ma non si sveglia. Penso che abbia bisogno di te> mi dice Thomas e io mi sento svenire. Le vertigini, la testa. Svengo, probabilmente. Sento la colpa crollarmi addosso, così come il mio piccolo mondo felice.

Ah ecco il primo capitolo del secondo libro. Oggi mi è venuto da scrivere e sono abbastanza contenta di come è venuto, spero che vi piaccia e che vi faccia anche emozionare.
Buonanotte💘

||All monster are human 2||Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora