capitolo 4.

1.5K 73 10
                                    

Il resto della settimana è monotono, sapevo di non potermi  aspettare il Louis di quel mercoledì tutti i giorni, ma neppure che per il resto della settimana non mi saluti neanche.

Ecco questa è la pugnalata che mi stavo aspettando. O questo è solo l'inizio di quello che sarebbe veramente stata.

E’ domenica e sono solo in casa, Gemma è andata con mamma a fare compere e non credo torneranno per un pò. Sento vibrare il telefono nella tasca dei miei jeans, non ho voglia di rispondere e nemmeno di sapere che sia. Butto il telefono sul letto e scendo in cucina per prendere del caffè.

Una voce nella mia testa mi continua a dire che almeno avrei dovuto guardare chi fosse e un’altra mi dice che la cosa giusta per me è stare solo, non fidarmi di nessuno, perchè qua, non lo si può fare.

Prendo svogliatamente la solita tazza verde e la riempio di caffè bollente, come al solito quasi non mi accorgo del campanello e anche quando finalmente lo sento, non ho intenzione di andare ad aprire … o ameno è la mia intenzione prima di sentire la voce di Lou urlare ‘’Andiamo Harry, so che sei in casa! Apri questa dannata porta e smettila!’’

Ha ragione, devo aprirgli, lo voglio vedere più di ogni altra cosa. ‘’Entra, è aperto’’ gli urlo, non voglio fargli notare quanto mi stia sorprendendo la cosa.

Entra disinvolto, a passo sicuro, come sempre. Non riesco a fare a meno di sorridere, è una cosa automatica ormai, che ancora non mi so spiegare, anche se lui non mi guarda e io lo vedo, un sorriso compare sul mio volto.

‘’Ciao Harry!’’

Perchè dopo tutti questi giorni di silenzio e in cui mi ha ignorato è venuto qua, a casa mia?

Perchè vuole trovarti più debole. Mi dice la solita voce spaventata.

Perchè vuole stare del tempo con te, alla gente potresti interessare. Mi dice l’altra. Quella che si è persa per gli occhi di Lou.

‘’Che ci fai qua?’’ chiedo schiarenodmi la voce.

‘’Mi mancava il tuo sorriso, ho provato a starti lontano… ma evidentemente non ci sono riuscito’’ fa le spallucce. ‘’In teoria sarei dovuto andare a prendere mia sorella, ma qualcosa mi ha portato al tuo dannato campanello.’’

‘’Smettila con questi cazzo di giochetti.’’ Non so perché, ma le sue parole mi hanno fatto terribilmente piacere e allora ho dovuto fare in modo di esserne scocciato.

‘’Giochetti Harry? quali giochetti? Sono i fatti, guardami ora sono qua, con te, invece di essere dove dovrei essere e non parlo di mia sorella, intendo che dovrei essere lontano da te.’’ Il tutto seguito da una splendida risata.

Eppure, non capisco. Le persone come lui mi hanno sempre dato fastidio, non le sopportavo. Perché con lui è tutto fottutamente diverso? Dovrei solo riuscire a respingerlo fuori dalla mia vita, come ho sempre fatto con tutti. Ma so benissimo che non voglio, mi piacciono le sue domande, i suoi strani gesti, le sue risate e il modo in cui parla di se stesso. L’unica persona che dovrei veramente respingere dalla mia vita, è diventata l’unica persona di cui mi importi veramente qualcosa. Bevo un sorso di caffè, mentre aspetto che dica qualcosa.

‘’Ok, sono sicuro che sei infastidito dal fatto che dopo mercoledì non ti ho più parlato… ma capiscimi, io non posso essere quello che sono. Io non voglio essere preso di mira, il fatto che a te non importi quello che i miei amici, se si possono chiamare così, ti dicono, mi fa letteralmente andare giù di testa.’’

Sono abbastanza confuso in questo momento, cosa vorrebbe dire ‘non posso essere quello che sono’ ? In che senso lo faccio andare giù di testa? Perchè cazzo quando devo capire qualcosa di lui ci metto così tanto. Se non gli fissassi le labbra ogni volta che apre bocca magari sarebbe più semplice ... Basta con queste domande Harry, torna in te, tu sei quel ragazzo a cui non importa di niente, quello che passava i pomeriggi al telefono con Ed, quello che scriveva canzoni.

Me&LouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora