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Defence.

Arriva, nella vita dell'uomo, un momento in cui bisogna dire una semplice parola che può cambiare la sua vita, positivamente o negativamente.
Arriva quel momento in cui bisogna dire basta.
Basta al tuo datore di lavoro che ti sfrutta solo perché hai voglia di lavorare.
Basta ai tuoi genitori che ti assillano con la storia del 'devi costruirti una famiglia o rimarrai da sola'.
Basta a quella tua amica che ti chiama solo quando è sola.
Ma soprattutto, bisogna urlarlo questo basta, a quell'uomo che ti usa per i suoi scopi, che alza le sue luride mani sul tuo corpo e tu te ne stai in un angolo in silenzio a sorbirti tutto ciò.
Perciò, io in questo momento, dico: "Basta Daniel, basta. Le tue mani non toccheranno più il mio corpo."

***
15 Settembre 2016

Ennesima discussione, ennesimo urlarsi contro, ennesimo cercare di difendersi da quelle armi, ennesime ferite da pulire.
E tutto ciò per cosa? Per una insana gelosia.
Ma di cosa bisogna essere gelosi dopo ben cinque anni di relazione?
"Quello lì ti fissava e tu hai ricambiato gli sguardi."
"Sei solo una puttana, guardi gli altri quando sei con me."
Le solite frasi che mi vengono usate contro come giustificazione a quello che fai. Ed io cosa dovrei dire? Le ragazze ti guardano, ti sbavano dietro e tu gli sorridi anche.
Ma non devi aprire la bocca Emma, non puoi dire niente contro di lui, tu sei una nullità, tu sei quella che guarda gli altri. Sei sempre e solo tu.

"Sto uscendo." Riesco solamente ad annuire nella tua direzione mentre tu vai via, lasciandomi sola con rivoli di sangue che colano dalle mie labbra.
Riesco ad alzarmi, strisciandomi contro il muro e riesco a raggiungere il bagno dove evito di guardarmi allo specchio, ed automaticamente verso un po' di disinfettante sul batuffolo di ovatta posandolo successivamente sulle ferite, tamponandole.
Fanculo, ripeto nella mia mente.
Magari vieni investito, mi dico ma subito dopo me ne pento.
Non bisogna essere crudeli con le persone, eppure tu lo sei con me.
Cosa posso fare?
Mi squilla il telefono in camera, rilascio un sospiro e vado a vedere chi è: Mamma.
"Merda." Sbuffo e mi siedo sul letto, tranquillizzandomi un po'.
"Pronto?" rispondo alla chiamata e sento la sua dolce voce che, in questi casi, mi fa venire nostalgia di casa.
"Angelo!" esclama tutta raggiante come suo solito.
Lei è la mia super mamma.
"Ciao mamma!"
"Come stai, tesoro?" male.
"Bene, tutto okay. Voi?" e si inizia a recitare.

"Sono tornato!" urli quando ritorni ed io ti raggiungo in salotto.
"Sto cucinando qualcosa, hai fame?"
"No, usciamo." Cosa? No.
"Non mi sembra il caso."
"E ti pare che mi interessa? Metti quei cosi che usate voi donne in faccia."
Sei cambiato, penso mentre cerco di nascondere le ferite e i lividi con correttore e fondotinta.
Non sei più quello di cinque anni fa, non sei più amorevole con me.
Cosa ti è successo?
"Mi serve il bagno." Dici ed io scatto come una molla, pronta a lasciarti il bagno libero e sorridi fiero delle reazioni che provochi in me.
Perché sai che ho paura.
Finalmente riesco a coprire un po' di schifo sul mio viso e mi vesto, infilando un leggings di pelle ed un pull over grigio con il collo alto.
"Dove vai con quelli?" mi chiedi, indicando i pantaloni attillati.
"Sono pantaloni, e poi avrò il cappotto." Mi guardi male ma non replichi, per cui io infilo il cappotto nero e recupero la borsa con le mie cose dentro.
"Andiamo, siamo in ritardo."

Arriviamo al locale del tuo migliore amico, Andrew.
Lui è gentile con tutti, con me.
Lui è un uomo, tu no.
Raggiungiamo il resto del tuo gruppo ed io abbasso lo sguardo, evitando di guardare gli altri.
"Ehilà Daniel, finalmente siete qui!" esclama Lucas che poi, tanto diverso da te non lo è.
Io mi tolgo il cappotto e prendo subito posto, iniziando a giocare con una ciocca di capelli.
"Ragazzi." Arriva Andrew ed io gli sorrido, ma lui sgrana leggermente gli occhi quando nota il mio occhio gonfio, lo fanno tutti. "Che hai fatto Emma?" mi chiede e ti guardo, ma tu mi rifili un'occhiataccia e allora capisco cosa devo fare.
"Mi ha picchiata, lo fa sempre." Vorrei dire ma dalle mie labbra esce solo una stupida scusa "Oh niente, ho solo sbattuto alla porta del bagno." Gli sorrido e abbasso subito il viso, sperando che nessuno si accorga della mia futile scusa.
Nessuno fiata, poi tu cambi argomento ordinando una birra per te ed una Coca Cola per me, ma quel commento lo sento e spero l'abbia sentito anche tu.
"Amico, cosa cazzo stai combinando?" ma tu lo ignori, girando la testa.
Come sempre d'altronde, tu ignori tutto.

Ignori i tuoi amici.
Ignori la tua famiglia.
Ignori i tuoi colleghi.
Ignori me, mentre ti supplico di smetterla, mentre ti chiedo scusa e mentre piango quando il tuo corpo è a contatto con il mio.
Ignori me, mentre ti imploro di smetterla, mentre ti dico: "Basta, mi fai male."

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Ciao a tutti, ecco qui la mia prima storia su Wattpad. Come premessa iniziale vorrei dire che l'idea per questa storia mi è arrivata mentre ascoltavo la canzone "Nessuna Conseguenza" di Fiorella Mannoia, ed ho deciso di riportarla qui su Wattpad. Cercherò di trattare questo tema delicato e, purtroppo, comune al giorno d'oggi nella maniera più semplice possibile, per cui non ci saranno descrizioni esplicite. Ovviamente, accanto a questo tema dell'amore violento ed insano si affiancherà quello dell'amore vero e puro, personificato dal cantante Harry Styles.
Io spero davvero che questa storia vi piaccia e spero che continuiate a seguirla.
Un abbraccio e tanti auguri di Buon Natale anche se in ritardo!
A presto. :)

Defence. /hs/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora