CAPITOLO 13: UN GIORNO DI SOLE

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Di li ad un secondo sarebbe scoppiata in una crisi isterica.

Avrebbe voluto gridare, rompere tutto e piangere.

Solo perché si era presa all'ultimo.

Barcollando sui tacchi troppo alti, spingeva il carrello della spesa, stringendo talmente forte il manico da sentire male.

Non avevano il riso che serviva.

Al corso di cucina, fantastico ennesimo regalo dell'Altro per renderla "la perfetta padrona di casa per quando avevano ospiti", pretendeva quel fottutissimo tipo di riso, sia mai che ne venisse usato un altro di rango inferiore.

Perché i suoi cazzo di fottuti amici non potevano farselo da soli a casa loro il fottuto cazzo di risotto.

Non potevano occuparsene le ragazzine attratte dai soldi che cambiavano una volta al mese, o le MILF rifatte e volgari con cui si presentavano.

No, doveva farlo Lei.

Cucinare per tutti, vestita di tutto punto, pettinata, truccata, senza sudare, senza scomporsi, quasi danzando nella cucina a vista, che fino a prima di conoscerla l'Altro non aveva mai utilizzato.

Fece un respiro profondo e prese due confezioni di Carnaroli.

"Fanculo!", mugugnò sbuffando, tentata di prendere addirittura quello per insalate di riso, per il solo gusto di rovinare la cena, come avrebbe fatto Lui al suo posto.

Pensò a quanto le mancavano le spese in tuta e scarpe da ginnastica, con Lui che le faceva lo sgambetto, sceglieva cose a caso senza un'idea precisa su cosa mangiare e, se poi arrivavano a casa e a Lei era passata la voglia, cucinava quell'orrendo risotto a curry con il riso da insalate e la lonza al miele troppo dolce, solo perché aveva aperto una pagina a caso del ricettario e l'aveva letta a metà.

Quanto le mancava ridere, cazzeggiare sul divano, passeggiare, lontani da tutto e da tutti.

Quanto tempo era passato?

Diversi altri mesi ormai...

Chissà cosa faceva ora...

Perché non l'aveva chiamato? Ogni tanto, solo per sentire come andava.

Orgoglio? Stupidità? Vigliaccheria? Paura di fargli male? O di farsene?

Si avvicinò alle casse, strisciò la carta di credito, e uscì traballante, con due sporte cariche.

Quando, in mezzo al parcheggio, una borsa si aprì in due facendo rotolare il contenuto a terra, scoppiò finalmente in un pianto isterico.

Si inginocchiò, singhiozzando a dirotto come non faceva da tempo, troppo lontana dalle braccia di Lui, l'unica cosa che avrebbe desiderato davvero adesso.

"Ehi..."

Alzò gli occhi, lucidi e incorniciati dalle colature di mascara.

Lui era lì.

Era li per davvero.

Di fronte a Lei.

A sorriderle con gli occhi.

Posò la borsa a terra e allargò le braccia, semplicemente, senza dirle nulla.

Lei lo strinse, a scoppiò di nuovo in un pianto dirotto.

Lui le accarezzò i capelli, e la cullò come faceva sempre.

"Sshhh... ci sono qua io adesso... ssshhh...."

Lei smise piano, col mascara che colava dappertutto macchiando i vestiti di entrambi.

"Meglio?" disse Lui.

LE CASTAGNE HANNO LA FORMA DI UN CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora