Ritorno alle origini.

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Cominciai ad avvertire un dolore lancinante, che come un fulmine dalla testa attraversò tutto il braccio. In un attimo ero a terra, inerme. Aprii gli occhi, non riuscivo a capire cosa mi stesse capitando e finii per darmene la colpa. Passai giorni d'inferno senza Cris e il dolore si ripresentava a giorni alterni. Non sapevo cosa fare, erano mesi che non andavo alle visite di controllo. "Sono guarito" dicevo, non avevo nulla di cui preoccuparmi. Forse era per questo che avrei dovuto continuare con le visite. Dall'ospedale in questi mesi sono arrivate almeno una ventina di lettere in cui mi sollecitavano ad andare in ospedale e almeno una chiamata al giorno della Lisandri, per i primi due mesi, poi il silenzio. "Sto ancora male" "Ho dinuovo il cancro?" domande che mi martellavano la testa giorno e notte. Ero tornato da mio padre da quando io e Cris ci eravamo lasciati, ormai due settimane che non vedo il mio fagiolino ma non riesco a trovare il coraggio di andare a casa "nostra" e guardare gli occhi vuoti di mia moglie che mi guardano con dispiacere e malinconia. Il dolore continuava, una scossa dopo l'altra e boom ero di nuovo a terra. Mio padre lavorava e fortunatamente non ha mai assistito a queste scene. Decisi di andare in ospedale, presi le chiavi della macchina e cominciai il mio viaggio. Arrivato tutti erano sorpresi di vedermi, mi vennero incontro con i loro volti sorridenti e i loro occhi brillanti, devo essere stato proprio speciale per loro. Questo posto mi mette angoscia e sconforto. Feci un grande respiro ed entrai. Ricordavo tutto di quel posto, presi l'ascensore, ogni cosa di quel posto mi ricordava Cris, l'ascensore ad esempio mi ricordava il nostro primo bacio, quello che le avevo rubato per gioco, quando già sapevo che lei sarebbe diventata la donna della mia vita. Arrivai al piano dello studio della Lisandri. Bussai alla sua porta e lei mi aprì, aveva un'espressione incredula, "Il mio Leo" i suoi occhi erano grandi e luminosi, felici di vedermi.

Mi sedetti e cominciai a parlarle, lei sapeva leggermi dentro, così cominciai a parlare di Davide, di come fosse bello essere padre, nei miei occhi calò un velo di tristezza, così cominciai a parlarle anche di Cris, lei era dispiaciuta non se l'aspettava, neanch'io d'altra parte.

Stavo per andare via dimenticando il vero motivo per il quale io fossi lì...

"Leo perché non sei venuto ai controlli? Pensavo oggi fossi qui per questo, ma presumo di no vero?"

"Perché avevo paura, paura di quello che lei avrebbe potuto dirmi."

"Ma ora stai bene, sei guarito lo sai vero?" mi disse, con il suo dolce tono da mamma.

Stetti in silenzio per un po', poi tornai a sedermi.

"Beh a dire la verità io..." allora le dissi tutto quello che avevo provato, le dissi del dolore, delle scosse, di tutto.

Lei mi guardò, impaurita, forse più di me.

Solita prassi, la ricordavo a memoria ormai. Arrivati nella sala della tac, vedevo il Dottor Alfredi e la Lisandri preoccupati. Nei loro sguardi non vedevo tristezza, nei loro sguardi c'era rassegnazione e prima che potessero dirmelo io avevo già capito tutto...

Leo e Cris || Un mese d'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora