Puttana

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Quando Dina si risvegliò, si rese conto che il pavimento era molto freddo e l'aria era abbastanza umida. Sembrava di trovarsi nelle prigioni. Il Signor Clark aveva degli interessi per la cultura medievale, così si era fatto costruire una prigione nella sua casa. Ora che Dina ci stava pensando, gli orribili gusti di suo padre la disgustavano.

Si alzò in piedi e iniziò a vagabondare nella sua cella: sembrava che l'unica uscita da quella prigione fosse la porta. Non c'era niente lì e anche se Dina era molto magra, sembrava impossibile per lei riuscire a scappare passando attraverso le sbarre di metallo. All'improvviso, Dina sentì qualcuno venire verso di lei.

Lei osservò la persona che le si stava avvicinando nel buio.

«Ehi ~ Piccolo mostriciattolo ~ come ci si sente a stare qui?». I passi provenivano da Maisha, quella donna odiosa. «Sapevo dei tuoi piani sin dall'inizio e questo è il motivo per cui ho mandato le foto di te fuori di casa ai giornalisti, brutto mostro».

Maisha guardò Dina con uno sguardo spregevole. «Tu, razza di bestia...».

«Oh, ma tu non sei la stessa cosa? È mio padre a controllarti, non è così? Costretta a dipendere da mio padre per questo... Tu, dannata donna... Tu non sei diversa da un mostro! Pensavi che non lo sapessi che andavi a sedurre mio padre ogni notte, non è così? ».

Dina guardò Maisha, ridendo.

«Tu sei una puttana, puttana, puttana, puttana, puttana!». Iniziò a ripetere Dina senza sosta, finché Maisha, irritata, non aprì la porta della cella e iniziò a gonfiarla di pugni, finché non iniziò a tossire sangue.

«Basta, brutto mostro! Tuo padre mi ha detto che avrei potuto finirti in qualunque momento!». Alzò la voce Maisha, mentre stava schiacciando la testa di Dina col piede.

«Questo è abbastanza...».

«Heh... Hehehehehehehehehehehehe!». Dina, che stava ancora venendo calpestata, iniziò a ridacchiare in modo sinistro. «Hehehehehehehe... HYAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!!!». Dina rise in maniera isterica quando spalancò gli occhi. «No!!!». Dina afferrò saldamente per la caviglia Maisha e urlò: «Quella che dovrebbe essere punita SEI TU!». Dina si alzò in piedi e con l'unica mano che stava ancora stringendo la caviglia di Maisha, colpì usando l'altra mano e tutta la sua forza, il ginocchio della donna. Il dolore arrivò a farla urlare fino alle lacrime. Poi, Dina si sedette sopra Maisha e iniziò a schiaffeggiarla un paio di volte mentre rideva.

«Urla, puttana! Hahahahah!». Dina iniziò a strangolare Maisha. «Non mi avresti dovuta provocare! Non dovresti mai provocare un angelo!». Maisha continuò a lottare; afferrò Dina saldamente e le provocò alcuni graffi sulle braccia, al punto da arrivare a scorticarla; ma Dina non sentì nulla, perché sapeva che la persona che aveva di fronte doveva essere punita.

«Questo è vero Maisha – io so tutto quello che hai fatto e l'ho sempre saputo, quindi ho bisogno di giudicarti ora, Maisha...». Il viso di Dina si avvicinò a quello di Maisha. I suoi occhi si spalancarono a fissare lo sguardo di terrore di quella donna. «Quello che hai fatto non poteva sfuggire ai miei occhi d'angelo. Allora, io dichiaro... Te...». Dina continuò a strangolare più forte Maisha, bisbigliando vicino alle sue orecchie...

«Colpevole».

Dina strinse più forte la presa su Maisha, finché la vita non abbandonò i suoi occhi.

Ora, tutto era più tranquillo.

Creepypasta||Judge AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora