Mi odi?

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In serata, la Signora Clark tornò a casa con un sacco di cose che aveva comprato ai grandi magazzini, molte delle quali erano solo rifornimenti quotidiani. Sfortunatamente, incrociò il Signor Clark, che non si presentava tanto spesso alla porta d'ingresso, ma questa volta era lì.

«Che cosa hai comprato?». Disse il Signor Clark, quando afferrò il braccio della Signora Clark dopo averle rivolto quella domanda e facendo cadere alcuni degli acquisiti della Signora Clark, inclusi degli spuntini che aveva comprato in segreto.

«Perché hai comprato quel cibo? Solo per quel mostro, non è così?! Come hai potuto comprare quelle cose in segreto?». Colmo di rabbia, il Signor Clark spinse la Signora Clark contro il pavimento, ma prima che potesse sfogarsi con un calcio contro la sua inutile moglie, Dina arrivò in tempo per bloccare il suo padre senza cuore.

«Padre! Che cosa stai facendo?!».

«Tu non hai diritto di chiamarmi "padre", mostro che non sei altro! Solo la creatura più perfetta ha diritto di chiamarmi così!». Il Signor Clark diede uno schiaffo a Dina, facendola finire di lato. Lei si rialzò dal pavimento, fulminando suo padre con uno sguardo malevolo, prima che lui sospirasse un «Bah!» e se ne andasse.

Dopo essersi assicurata che il Signor Clark se ne fosse andata, Dina andò dalla Signora Clark e chiese, «Madre, stai bene?».

«Non ti preoccupare, sto bene. Sigh... oggi sono piuttosto sfortunata. Tu come stai, tesoro?».

«Sto bene... Ma non ti avevo detto di non comprarmi quelle cose? Se papà le vedesse...».

«Non ha importanza... Dal momento tu sei la mia unica figlia». La Signora Clark accarezzò gentilmente il viso di Dina e disse: «Dormiamo insieme stanotte, Dina».

La verità era che la Signora Clark non poteva fuggire dal suo legame col marito anche se lo avesse desiderato: aveva pensato l'ipotesi di divorziare, ma non poteva abbandonare Dina, e anche se il divorzio fosse riuscito con successo, era probabile che il Signor Clark non le avrebbe lasciate andare per sempre.

«Madre...». La Signora Clark si mise a sedere sul letto, mentre Dina le stava sdraiata appoggiando la testa sul suo grembo.

«Sì?». La Signora Clark passò una mano sulla soffice chioma di sua figlia.

«Madre... Tu mi odi? I miei occhi...». Dina guardò sua madre coi suoi profondi occhi neri.

«Ovviamente no... La mamma ama veramente i tuoi unici occhi. Tu sei il mio angelo, dopotutto».

«Angelo...». D'un tratto Dina si ricordò della spada nella sala delle collezioni. «Madre, vuoi scappare? Da questa casa?».

«Sì, l'ho sempre voluto...».

«Allora andiamocene insieme!». Dina si mise seduta. «Lasciamo questo posto! Troviamone uno dove nessuno penserebbe mai di andarci ad abitare!». Dina afferrò le mani di sua madre.

«Ma Dina... Tuo padre è una persona famosa, e conosce un sacco di gente, e se lui ci volesse trovare, finiremo veramente in una brutta situazione!». Disse la Signora Clark chinando il capo.

«Ma madre... Vuoi veramente continuare a vivere continuando a subire i suoi trattamenti? Tu ed io sappiamo bene che un giorno papà ci farà fuori, quindi scappiamo prima che questo accada!».

Negli occhi di Dina ardevano questi appassionati sentimenti e come sua madre notificò i sentimenti che ardevano in Dina, le strinse la mano e disse, «D'accordo». Vedendo che anche sua madre era determinata, Dina disse: «Allora... Scappiamo alla vigilia di Natale! Ho già un piano!».

Dina spiegò il suo piano alla Signora Clark, finché non si fece l'alba.

Creepypasta||Judge AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora