L'estate era ormai arrivata e io non avevo nessuna intenzione di trascorrerla nel mio triste paesello.
Tutto mi stava stretto. Persino la mia casa.
Cominciai a detestare la mia stanza. Quella stessa stanza in cui ero cresciuta, in cui avevo pianto, riso, urlato.
La stessa stanza nella quale mi rifugiavo quando ancora adolescente avevo i primi scontri generazionali con i miei genitori.
Tra quelle mure avevo ricordi di tutta una vita. Forse era per questo che mi sentivo soffocare.
Pensare di dover trascorrere a casa più di due mesi era un massacro.
Così decisi che non sarei rimasta ferma.
Organizzai, con un gruppo di amici, un viaggio in Grecia.
Fu un viaggio indimenticabile.
Arrivammo a Santorini dopo ore interminabili di nave.
Mi sentivo carichissima. Volevo divertirmi. Ridere fino alle lacrime. Rilassarmi. Volevo godermi la vacanza e la compagnia era senz'altro quella giusta.
Per 10 giorni avremmo avuto un intero appartamento tutto per noi.
La mattina in cui approdammo sull'isola faceva un caldo afoso, appiccicoso, quasi insopportabile.
Le mura delle case bianche, i pescivendoli al porto, i pescatori che cercavano di sistemare le reti. Si sentiva il profumo del mare. Del pesce fresco.
Eravamo un po' disorientati. Dovevamo trovare l'agenzia che ci avrebbe consegnato le chiavi dell'appartamento nel quale avremmo alloggiato e ci perdemmo forse per quasi un'ora tra quelle vie tutte uguali.
Nessuno parlava la nostra lingua e nessuno di noi parlava la loro. Non potevamo chiedere indicazioni, non potevamo orientarci, non potevamo neanche leggere i nomi delle vie perché erano scritte in un greco quasi incomprensibile.
Eravamo sfiniti. Stanchi. Distrutti. Ma soprattutto affamati.
Così prima di continuare la ricerca, decidemmo di fermarci in un chioschetto, in mezzo ad una piazza, per mettere qualcosa sotto i denti e soprattutto per dissetarci. Quell'aria afosa ci aveva completamente prosciugati.
Trovammo un localino poco distante dal porto. Pesce fresco a volontà e piatti tipici del posto.
Così, ci accomodammo, e un cameriere, avrà avuto all'incirca 18 anni, con un'abbronzatura invidiabile e un sorriso con i denti più bianchi che avessi mai visto, ci accolse e seppur con un po' di difficoltà riuscimmo ad ordinare qualcosa.
Non avevamo idea di cosa avessimo ordinato ma sapevamo di avere cosi tanta fame da poter mangiare anche le pietre.
Parlavamo tra di noi del più e del meno in attesa che arrivasse qualcosa da sgranocchiare e io avevo bisogno di un bagno e non sapevo come chiederlo al cameriere, così prima di farmela addosso, cercai di spiegargli a segni muti che necessitavo urgentemente di una toilette.
Riuscimmo contrariamente alle aspettative a capirci e con il suo meraviglioso sorriso mi indicò il bagno più vicino.
Ero quasi arrivata alla toilette quando di bottò mi fermai.
In lontananza mi sembrava di aver sentito una voce. Un italiano. Napoletano per l'esattezza.
Così, mi voltai di scatto e cominciai a seguire le voci per capire da dove provenissero.
Percorsi un corridoio, illuminato con delle plafoniere tutte interamente in oro, e arrivai di fronte le cucine. La voce proveniva da lì ne ero certa. Aspettai di fronte quella porta in attesa che qualcuno parlasse.
"Oh e t'agg ditt ca mo vidimm".
Così, senza pensarci due volte spalancai la porta della cucina con sfacciataggine e urlai "Italiano italiano dove sei?"
Mi guardano tutto come se fosse entrato un alieno quando da dietro una penisola sbucò lui, bello come il sole, abbronzatissimo e con due occhi mozzafiato.
Rimasi li come una stupida a fissarlo senza riuscire a dire nulla. Lui mi guardò per qualche istante e poi disse: "Io sono italiano.. dimmi tutto"
Volevo sprofondare. Credo di aver cambiato colore in viso, mi sentivo le guance infuocate ed ero talmente imbarazzata da non riuscire a parlare.
Tentennai qualche minuto e poi dissi: " Perdonami se irrompo nella tua cucina in questo modo, ho sentito in lontananza la tua voce, qui non ho ancora incontrato qualcuno che parli italiano e io e i miei amici siamo in difficoltà stiamo cercando l'agenzia "Flower travel" sapresti per caso dirmi dove si trova?"
Si avvicinò, tolse via il cappellino da chef e la divisa e disse all'aiuto cuoco "Ciro pensaci tu io mo torno accompagno questa splendida creatura da Carla".
Così senza pensarci troppo mi disse: "vieni ti accompagno io".
Salutai la brigata in cucina, non prima però di essermi scusata per la pessima entrata, e andai via con lui.
Di colpo mi ricordai che ero entrata dentro perché avevo necessità di una toilette ma, come facevo a dirglielo?
Così dissi: "Potresti attendermi un attimo? Vorrei lavare al volo le mani" e con la scusa più banale del mondo andai in bagno.
Ci avvicinammo al tavolo dove tutti i miei amici avevano già cominciato a mangiare.
Dissi loro che il ragazzo accanto a me ci avrebbe accompagnato all'agenzia per ritirare le chiavi dell'appartamento ma nessuno di loro sembrava entusiasta all'idea di dover camminare sotto il sole cocente di mezzogiorno senza aver prima mangiato e bevuto in abbondanza.
Così, decisi che, per non fargli perdere del tempo inutilmente sarei andata da sola a prendere le chiavi di casa e li avrei raggiunti dopo.
Mi incamminai con lui per le vie di una meravigliosa Santorini e pensai tra me e me "questo viaggio comincia davvero alla grande".
Parlammo del più e del meno durante il tragitto. Mi chiese come mi chiamassi, cosa facessi nella vita, da dove venissi e quanti anni avessi.
Lui si chiamava Andrea aveva 22 anni ed era lì per la stagione estiva. Aveva studiato per diventare chef e ogni anno d'inverno partiva con le navi da crociera e girava il mondo e d'estate da quando aveva ormai 18 anni si rifugiava a Santorini dove aveva persino comprato casa.
Arrivammo davanti l'agenzia e, nonostante la mia insistenza, decise di rimanere con me.
La ragazza al bancone ci accolse con un meraviglioso sorriso.
Ebbi subito la sensazione che i due si conoscevano molto bene, ma non feci domande.
Lei mi fece firmare dei documenti e mi consegnò le chiavi dell'appartamento e lui le disse: "non preoccuparti Carlina ci penso io a farle vedere dov'è".
Così dopo esserci congedati andammo via e mi accompagnò a vedere quella che sarebbe stata la mia casa per i prossimi 10 giorni.
Era in una scalinata, caratteristica dell'isola, con una terrazza immensa rigorosamente vista mare e 6 stanze tutte con letto matrimoniale, una cucina tutta in pietra e una zona relax con due divanetti.
Mi spiegò la strada che avrei dovuto fare dal suo locale all'appartamento per portare i miei amici e non rischiare di perdermi e ci incamminammo di nuovo verso il ristorante.
Poco prima di fermarci al tavolo dove i miei amici ormai ricaricati e rifocillati erano ormai pronti per rimettersi in marcia mi disse:" qualche sera di queste ti va di bere qualcosa insieme?"
Sorrisi e senza pensarci troppo dissi : " si volentieri " e salutando in lontananza i miei amici, con un meraviglioso sorriso tornò al suo lavoro..
Dopo aver disfatto i bagagli io e Camy decidemmo di andare ad esplorare l'isola, gli altri, stanchi per il lungo viaggio decisero invece di riposare e rimandare il giro turistico all'indomani.
Io non volevo perdermi neanche un istante di quella vacanza per cui per me dormire era una gran perdita di tempo.
Camy era una tipa tosta, attiva come me così senza pensarci troppo cominciammo a passeggiare senza sapere che direzione prendere ma poco ci importava.
Volevamo raggiungere la spiaggia. Avere quella sabbia bianca tra i piedi e ascoltare il rumore del mare.
Nonostante il giro turistico però, io non riuscivo a togliermi gli occhi di quel ragazzo dalla testa.
Il sole era ormai calato e per non rischiare di non riuscire a ritrovare la strada di casa decidemmo di fare rientro.
Proprio sotto casa c'era un pub, così quella sera, dopo una doccia al volo, scendemmo a mangiare qualcosa.
Avevamo bisogno di ricaricare le batterie per affrontare i giorni a venire.
Ordinammo un piatto chiamato Kolokytho Keftedes e ci arrivò subito dopo un trionfo di polpette ripiene di pomodoro e menta, una vera delizia, il tutto accompagnato da un ottimo Vinsanto.
Gli altri avevano avuto modo di riposare il pomeriggio quindi avevano intenzione di far giorno, io ero l'unica davvero stanca quella sera così, dopo cena decisi di salire a casa a dormire un po' lasciando tutti lì a bere e a cantare.
Arrivai in casa e mi misi comoda, mandai qualche sms e prima di mettermi a letto decisi di mettermi in veranda a fumare una sigaretta e a leggere un po' in pieno relax.
Ero assorta nella mia lettura quando una voce, non avevo idea di chi fosse, mi portò alla realtà.
Era molto buio quella sera, ma il cielo era un tappeto di stelle.
Mi alzai di scatto accesi prontamente la luce e davanti il cancelletto d'entrata vidi Andrea con in mano una bottiglia di vino e scoppiai a ridere dicendo: "Cosa ci fai tu da queste parti?"
Mi guardò con quegli occhi, impenetrabili, sorrise anche lui e con sfacciataggine disse: "Sono in ritardo per il dessert?"
Lo feci accomodare e pregai che i miei amici non rientrassero, non in quel momento.
Mi chiese come mai fossi sola e dove fosse il resto della compagnia, si accomodò su un divanetto accese una sigaretta e disse: "Non so perché ma ero sicuro che ti avrei trovata qui".
Gli chiesi di nuovo come mai fosse lì e mi disse: "Volevo propormi per farti da guida turistica durante le vacanze, ovviamente il tutto ha un costo"
Chiesi: "Quanto costerebbe?"
Rispose lui: "La tua compagnia 24 ore su 24 per il resto di questi 10 giorni è un'ottima ricompensa".
Sorrisi, non mi ero mai sentita così tanto in imbarazzo in vita mia come in quel momento, non sapevo che dire lui se ne accorse e replicò: "Allora cosa ne pensi?"
Sapevo di dover rispondere alla sua domanda, ma volevo eluderla così dissi: "Che ne dici di stappare il vino?"
Entrai in casa e cominciai a frugare tra i cassetti alla ricerca di un apri bottiglie, non avevo idea se ci fosse e dove fosse.
Lo trovai finalmente e tornai in veranda, lui era lì, nella penombra, una camicia bianca che metteva in risalto l'abbronzatura, un pantaloncino che metteva in mostra delle gambe statuarie, e quel sorriso accecante e pensai "Non sta succedendo davvero, non a me, è impossibile".
Si avvicinò prese l'apri bottiglie e versò il vino.
Cominciò a sorseggiarlo appoggiato alla ringhiera, io seduta sul divanetto per rompere il ghiaccio dissi: "Sono tutte così le serate qui?"
"Così come? Noiose" rispose lui
"No, così tranquille?"
"Qui si sta bene, io vengo qui ormai da quasi 8 anni, l'anno scorso ho deciso di comprare casa nella prospettiva di un futuro, non potrei immaginare una sola delle mie estati lontano da questo posto".
Sentivo nelle sue parole un pizzico di nostalgia, ma non feci domande, annuii, sorrisi e non dissi nulla.
Allora lui continuò e disse: "parlami un po' di te Alice. Chi sei?"
Esitai un attimo e dissi: "Chi sono?" feci una pausa e aggiunsi: "Sono chiunque tu vuoi che io sia".
Posò il bicchiere sul tavolo della veranda e si avvicinò a me, si accomodò sul mio stesso divanetto e disse: "Voglio che tu sia tutto ciò che vuoi essere"
A quelle parole mi si fermò il cuore. Lui nel frattempo era sempre più vicino, mi prese per mano e disse: "Se non sei troppo stanca vieni con me ti porto in un posto"
Lo guardai e senza pensarci troppo dissi "Andiamo" strinsi la sua mano e mi feci guidare da lui.
Arrivammo in un giardino pieno di fiori, illuminato dalla luce della luna e dal tetto di stelle.
Non avevo mai visto così tanti fiori in vita mia tutto nello stesso posto.
Era un trionfo di colori. Il giardino incantato lo chiamava lui.
Mi guardò e disse: "Questo è il mio posto. E' qui che vengo quando sono felice."
Lo guardai e dissi: "E adesso sei felice?"
Mi sorrise e mi strinse la mano.
"Si lo sono, come non lo ero da tanto. Oggi, da quando sei entrata per la prima volta nella mia cucina, non sono riuscito a smettere di pensarti" rispose.
Avrei voluto dirgli che anche a me era successa la stessa cosa con lui, ma decisi di tenere a freno la lingua.
Quella, contro ogni aspettativa, fu davvero una vacanza indimenticabile.
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Malinconia Puttana
Romance27 anni. Una grande ossessione e poi un grande amore. Anzi, il grande amore.