Immagina- Mark

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Questa mattina i ragazzi si erano svegliati con una particolare energia, tale da infastidirmi.
Volevo solo starmene da solo e in silenzio, invece Jackson da più  di un' ora continuava a cantare, seguendo gli Exo alla radio che, tra l'altro era a tutto volume.

"Un giorno diventeremo come loro?"  Si chiedeva sempre lui con quello strano accento che mi faceva ridere.

Mentre BamBam  litigava con la madre  al telefono.

In questi momenti quanto vorrei dormire in una stanza singola.

E invece mi toccano ' sti due.

" con due stranieri in stanza ti ambienterai al meglio in Corea e non ti sentirai escluso" aveva cercato di convincermi il Pd-nim.

Per di più non capivo molto di quello che dicevano.

Un cinese e un thailadese che si arrampicavano sugli specchi con il Coreano.

Un po' come me.

L'unica via d' uscita però c'era.

L'inglese.

Da qui a un mese, mi sono divertito moltissimo con la loro compagnia ma certi giorni...

Più o meno quelli come questo, vorrei proprio starmene per i fatti miei.

" Io vado in stazione "

Mi ero vestito di fretta, dopo aver guardato l'orologio uscito dal bagno.

I due mi avevano completamente ignorato.

Salito sul treno, mi guardai intorno.

Mi toccava solo aspettare tutto il giorno per poterla rivedere.

Al centro, avevo imparato una nuova coreografia con il desiderio di raccontarle quanto ero stato ambizioso.

"Sai... una coreografia in un giorno. Non è da tutti!" Mi sarei vantato un po', lo ammetto ma poi lei si sarebbe trattenuta dal ridacchiare e si sarebbe congratulata.

Avremmo riso molto su discorsi improvvisati.

Ne ero sicuro.

Quando però trascorsi questa serata da solo sul treno di ritorno a casa, mi accorsi che il silenzio era molto più pesante di prima e il cielo era come trasparente.

Lei non c'era neanche il giorno dopo.

Un po' la stanchezza per via degli  allenamenti, un po' la sua mancanza mi facevano sentire vuoto.

Completamente.

Guardai il cielo dal finestrino e anch'esso era vuoto.
Un vuoto particolare, qualcosa di inspiegabile, perché a guardarlo di primo impatto sembrava di una limpidezza meravigliosa  ma se, soffermandosi un po' di più, quel bel azzurro si trasformava in malinconia.

Preferivo più il cielo della sera che al mattino.

Come se dovessi dare spiegazioni a qualcuno sulla mia vulnerabilità la mattina.

Mentre la sera potevo starmene zitto zitto a osservare il cielo e le stelle come se mi era dovuto.

Perché la sera ci si arriva stanchi e con quel buio puoi permetterti di mollare un poco.

Ma io in questo mese volevo mollare in ogni momento.

Accadeva sempre più spesso però, che la sera riuscivo a ricredermi e a superare la stanchezza.

Perché la sera c'era lei.

La prima volta che ci siamo incontrati è stato un enorme casino.
In inglese cercavo di spiegarle che quello dove lei era seduta, era il mio posto.

Ma nulla!
Testarda com'era era riuscita a convincermi del contrario.

Così mi sedetti accanto a lei, sfinito.

Capii che voleva il mio posto perché poteva ammirare meglio il cielo da lì seduta.

Quella era anche la mia di motivazione.

Ma non la invidiai per niente, perché proprio nel momento in cui si soffermó ad osservare le stelle, mi accorsi di un meraviglioso sorriso.

Un sorriso sereno ma stanco.

Il secondo giorno la ritrovai sempre lì, con una gonnellina plissettata nera, le parigine bianche e un cappotto grigio.

Sulle ginocchia uno zainetto che teneva stretto con le mani bianche come il latte.

Quando mi vide, si lasciò sfuggire un sorriso e con la mano indicò il posto accanto a lei.

Nei giorni successivi, quando avevo più dimestichezza con il coreano, conversammo un po'.

Quel poco che bastava per sentire il suono del sua voce.

Piccola e a volte stridula.

Ero riuscito a capire che le piaceva il cielo già dal primo giorno, quando non bisognavano le parole.

Riuscì a spiegarmi le costellazioni, con nomi strani che purtroppo non ricordo neanche.

Troppo difficili.

Ogni giorno che passava andava sempre meglio però.

Lei rideva quando sbagliavo le parole o mi correggeva severa, in altri momenti mi fissava semplicemente.

La sua abitudine di guardare il cielo, lentamente stava svanendo e dentro a quel vagone, per lei ero la cosa più interessante.

Per me lei lo era ovunque.

Quando tornavo in appartamento,  la compagnia dei ragazzi non bastava più.

Neanche il cielo, ottimo compagno silenzioso, riusciva a conquistarmi come prima.

Quella ragazza, con la sua semplicità mi aiutava a non mollare.

A metà  mese mi aveva convinto che, se averci messo tutta la mia energia nel ballo non bastava, forse era il caso di aggrapparsi a qualcos'altro.

Io... l'avevo fatto.

Mi ero aggrappato a lei.

E anche se sembrava ridicolo, quella sua gonnellina plissettata e i suoi piccoli denti bianchi mi avevano permesso di innamorarmi un po' di lei.

Ogni suo dettaglio, in un'ora di tutte le sere, riusciva a conquistarmi più del cielo.

Così avevo deciso, di buttarmi.

Di aggrapparmi all'ultima speranza che mi era rimasta.

Mi sarei dichiarato.

Se solo... l'avessi più incontrata.

Bias: Mark
Parola chiave: treno/ cielo

ECCOMI! Allora, innanzitutto ho scelto Mark perché nei commenti era il più  richiesto ed ho deciso di combinare due parole chiavi per accontentare più persone.  Non vi preoccupate se non ho scelto tutte le parole chiavi su Mark, ci saranno altre Immagina.

Comunque volevo ringraziare chi ha commentato e chiedere invece a chi non lo ha fatto di farlo, in modo tale che io possa avere  più scelta. Ad esempio  Youngjae non l'ha richiesto nessuno e Jinyoung solo una ragazza.
Per quanto riguarda la composizione dell'immagina, ovviamente devo associare una ragazza che vi rappresenti. Anche se vedrete un altro  nome,  o se le descrizioni non combaciano con la vostra personalitá... provate a pensare a voi stesse come protagoniste. Anche se quello in questione non è il vostro Bias ahah ma arriveranno tutti gli Immagina. Promesso!

Se volete che io continui fatemelo sapere sotto nei commenti:)
  A presto!

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