La mattina seguente, Castiel non voleva avere nulla a che fare con scuola, professori e compagni pazzi. Avrebbe preferito restartene a letto a dormire o leggere un buon libro, se non fosse stato per il maggiordomo Flinn. Si, esattamente: la famiglia di Castiel era ricca, ma questo per il ragazzo era superficiale. I suoi genitori erano sempre via per lavoro e Cass rimaneva solo ogni volta.
Avrebbe tanto voluto avere un amico con cui passar quei pomeriggi che sembravano incessanti.
«Signorino Castiel, il taxi è pronto per portarla a scuola. La colazione è in tavola.» annunciò Flinn.
«Grazie, non ho fame. Vado.» rispose un po' cupo Cass, che si caricò lo zaino in spalla e uscì.
"Chissà cosa succederà oggi..." pensò durante il viaggio.«Eccolo, è arrivato il cretino!» esclamò Michele, il capo di una piccola banda di teppisti, tra cui c'era anche Gabriele.
«Te l'ho già detto: mi chiamo Castiel, non cretino...» borbottò il ragazzo corvino.
Michele scese dal muretto, seguito dai suoi amichetti che tenevano in mano delle mazze da baseball e uno aveva un pallone da calcio sotto il piede destro.
«Come hai detto, cretino?»
Castiel lo ignorò e avanzò lungo il marciapiede per entrare a scuola. Michele, piuttosto nervoso, gli diede una spinta. «Ehi, ti ho fatto una domanda, stronzo!»
Un ragazzo dai capelli neri e rossi si fece avanti. «Dai Mikey, prendigli quello zaino!»
Michele non se lo fece ripetere due volte e sfilò lo zaino al povero Castiel, che si contorse e cercò di riacchiapparlo invano.
«Ah-ah, cosa pensi di fare ora... cretino?» domandò gongolando il bullo.
Castiel cercò di mantenere la calma. «Ridammi lo zaino!»
Ovviamente, l'altro si fece una grossa risata e passò lo zaino ai suoi amici dietro di sé. «No, cretino! Devi guadagnartelo!»
«È il mio, l'ho già guadagnato in teoria.» disse Cass.
Michele lo prese per la maglietta e lo trascinò dietro alla scuola, in una piccola zona vicino a parcheggio circondata da cespugli squadrati che gli impedivano di essere visti da passanti o guidatori.
«Fai troppo il saccente, stronzetto. Comincio ad arrabbiarmi sul serio.» continuò Michele, voltandosi poi dai suoi amici. «Svuotate lo zaino e prendete i soldi.»
Gli altri ubbidirono subito e cominciarono a rovistare, buttando per terra libri e astuccio.
Michele tornò a guardare Castiel, che si dimenava alla presa del bullo. «Chiama aiuto o fa qualunque cosa, e ti spacco la faccia.» lo minacciò.
Cass annuì e, per tutta risposta, ricevette un pugno in piena faccia. Il dolore si fece sentire, tanto che si accasciò a terra, toccandosi la tempia. Vide puntini volteggiargli intorno, e una pulsazione fastidiosissima cominciò a formarsi sopra l'occhio sinistro.
«Bel colpo Mike!» gridò il ragazzo dai capelli neri e rossi.
Gli occhi serrati e i denti digrignati, il dolore incessante e la paura in corpo: questo era ciò che sentiva Castiel, e temette che non se sarebbe uscito senza almeno altri graffi e lividi.
«Ne vuoi ancora?» chiese serrando un pungo il bullo dai capelli neri.
Cass fece per rispondere, ma le parole gli morirono in gola.
Michele non se lo fece ripetere due volte e gli diede un calcio in pieno stomaco. Castiel boccheggiò in preda ad una convulsione e al dolore che gli percosse tutto il petto, fino ad arrivare al cervello. Vide nero e sentì il fiato mancargli.
Il bullo si avvicinò ancora e sferrò un secondo pugno sulla faccia.
«Argh, basta, ti prego!» esclamò Cass, con tono disperato e sputando sangue a terra, sangue che cominciò a volargli lungo un lato della bocca.
«Chi sei tu per dirmi cosa fare, eh?» rise Michele girando intorno a lui.
Di nuovo, alzò un pugno per colpirlo. Castiel alzò le mani, le lacrime agli occhi e il naso che perdeva altrettanto sangue. Il terrore nei suoi occhi era immenso. Sentiva che non avrebbe mai retto ad un altro colpo.
Prima che Michele potesse fare qualunque cosa, un ragazzo dai capelli biondo cenere si fece avanti e lo colpì in piena faccia, facendolo cadere di lato. Cass non riuscì a distinguerlo bene, perché la vista iniziò ad appannarsi e a stento respirava.
«Ma che cazzo...?» esclamò il bullo, seguito da altrettante esclamazioni dei suoi amici, che si fermarono dal rovistare nello zaino del ragazzo corvino.
Michele si alzò a fatica e squadrò il biondo. «Ah! Ci mancavi solo tu!» disse. «Senti, questa è zona nostra. Va a fare il bullo con quelli del primo, codardo. Tanto sappiamo che sai fare solo questo, Dean Winchester!»
Il giovane Winchester agitò la mano con cui aveva dato il pugno e rise. «Certo certo, zona vostra... sai, non vedo il tuo nome, come prima cosa. Secondo, non ammetto bulli che picchiano chi non se lo merita. Per me, quelli così, sono solo dei grandissimi pezzi di merda!»
«Ah!» Michele scoppiò a ridere. «Ma come? Non è quello che fai tu?»
Dean lo prese per la felpa e gli diede un pugno sullo stomaco. «No, ti confondi con i bastardi come te e i tuoi amici.» sussurrò voltandosi poi verso gli altri. «Voi entrate in classe o giuro che vi faccio sospendere, denunciare e poi vi ammazzo di botte!»
I ragazzi lasciarono lo zaino ed ubbidirono, dicendo in coro: «Scusaci, Mikey!»
Dean sorrise in modo maligno e guardò Michele. «E ora smamma, bastardino, o lo dico a tuo padre. Sappi che lo conosco troppo bene.»
Gli occhi di Michele passarono da furenti a terrorizzati. Suo padre era sempre cattivo con lui, un incubo, e non voleva finire di nuovo in punizione.
«Okay...» sussurrò il bullo.
Dean mollò la presa e lo fissò allontanarsi. Mikey si sistemò la felpa e si mise una mano alla pancia, che ancora faceva male a causa del cazzotto. «Ma non finisce qui, Winchester!» e sparì dietro il muro.
«Seh, non sei il primo e non sarai l'ultimo a dirmelo!» rispose il biondo.
Castiel socchiuse gli occhi. Avrebbe voluto vedere il suo salvatore, se così si può chiamare, ma il corpo non reagiva ai comandi del cervello. Temette di avere una commozione o qualcosa del genere.
«Ehi, amico?» disse Dean accovacciandosi. «Ce la fai?»
Castiel girò lentamente la testa verso di lui, il tempo necessario per vedere due splendidi occhi verdi che lo fissavano preoccupati.
«D-Dean... Winchester...?» borbottò.
«Ahm, si, mi chiamo così, lo so.» scherzò il biondo. «Ti fa tanto male?» gli sfiorò la ferita sopra l'occhio e Cass strinse i denti e le palpebre annuendo.
«Cazzo...» imprecò Dean, cercando di aiutarlo ad alzarsi. «Devi andare in infermeria allora!»
Castiel avrebbe voluto dire di più, ma la testa iniziò a girargli non appena Dean gli fece mettere un braccio sulle spalle.
«Dai coraggio, ti ci porto io!» lo rassicurò l'altro.
Cass deglutì e fece in tempo a sussurrare un "grazie" prima di perdere completamente i sensi.
La voce calda e profonda di Dean echeggiò nella testa del ragazzo corvino.
"Ehi, resisti dai! Coraggio, ci siamo quasi, non mollare. Castiel? Castiel!"Buonsalve a tutti, lettori! 🤗
Prima di tutto vi dico: BUONA EPIFANIA E BUON ANNO! (Alla buon ora, ma okay! 🤣)
Spero vi sia piaciuta questa nuova parte! ^^
Al prossimo capitolo!
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L'angelo che si innamorò del diavolo [Destiel FF]
FanfictionCOMPLETATA! Castiel è uno studente modello; studioso, intelligente, altruista e ambizioso. Dean è un bulletto scontroso, egocentrico e "acchiappa femmine". Le loro vite cambiano quando, per caso o per destino, Dean è costretto a cambiare stanza al...