Capitolo 1

311 24 28
                                    

                                 Debora
Ogni mattina mi sveglio alle sei e trenta. Ormai il mio orologio interno non permette che faccia altri orari. Mi alzo, rifaccio il letto, mi lavo, mi preparo per la giornata e vado in cucina per mettere in tavola la colazione per me e mio padre. Dopo di che esco di casa e vado a scuola: ogni mattina è la solita routine.
Stamattina però mi sveglio con un altro umore: mi sento entusiasta e non so nemmeno io il perché. Guardo fuori la finestra della cucina ed ammiro il paesaggio: amo l'estate, il sole che splende sempre più vivido, gli uccellini che cantano, i fiori che sbocciano con i loro colori vividi e abbaglianti, le vacanze...Praticamente d'estate tutto è più bello.
In cucina ci sono anche i miei nonni. Come sempre mia nonna è intenta a pulire casa mentre il nonno è sul divano che legge il giornale. Mi piace l'odore della carta di giornale e ogni volta che lo sento, penso a lui.
Li saluto con un bacio e comincio a preparare la solita colazione per mio padre che consiste in caffè e succo d'arancia con un cornetto, mentre per me preparo latte con i biscotti.
<<Papà scendi che è pronto.>> dico mentre mi siedo a tavola per consumare la mia colazione.
<<Nonno, nonna volete il caffè?>> chiedo guardandoli con la moka sollevata.
<<Sì, ora veniamo>> rispondono loro.
I miei nonni si svegliano prestissimo, molto prima di me, ma aspettano noi per fare colazione tutti insieme.
<<Come sei bella Debby. Sei stupenda.>> dice mio padre appena entra in cucina.
Saluta nonno con una pacca sulla spalla e va da nonna per darle un bacio sulla guancia. Mio padre è il loro primo figlio, dopo vengono zio Valerio e zia Carmela. Mio padre si chiama Gennaro, come il patrono di Napoli. Come un buon napoletano che si rispetti, in una famiglia ci sta spesso un Gennaro ed il nome è toccato a mio padre. Adesso ha quarantuno anni, ha capelli leggermente brizzolati, occhi nocciola, con un fisico scolpito grazie alle corse mattutine. Io sono uguale a lui, tranne per l'altezza, che ahimè non ho ereditato da lui. Mentre lui è altro circa un metro e ottanta, io sono un metro e sessantacinque scarso.
<<Debby, tesoro devo parlarti.>> esordisce papà.
<<Di cosa?>> chiedo io. Intanto, con la coda dell'occhio vedo nonna che inizia a piangere e nonno che le accarezza la schiena. Cosa succede?
Guardo papà cercando di capire cosa sta succedendo e lui mi guarda sorridendo. Non sopporto quel sorrisetto da ruffiano. Ci deve essere qualcosa sotto e so che non mi piacerà.
<<Debby io e Hanna abbiamo pensato molto a ciò che sto per dirti, ma volevamo sapere il parere tuo e quello di suo figlio Federico>>.
Appena sento il suo nome mi sale il cuore in gola. Pensavo di averla superata, invece continua a piacermi.
<<Volevo trasferirmi a Londra per vivere con Hanna e poter aprire insieme uno studio dato che siamo entrambi avvocati. Sapevi che prima o poi sarebbe successo. È per questo motivo che ho insistito per farti frequentare la scuola in cui potessi imparare l'inglese>>
Mi guarda sperando di capire la mia reazione, ma io fingo di essere dispiaciuta
<<Stai scherzando?>> chiedo all'uomo che ha appena messo sottosopra il mio mondo (ma in modo positivo).
<<No. Perché dovrei?>> risponde lui.
<<Che bello papà. Londra. Non vedo l'ora.>> esclamo felicissima alzandomi e andandolo ad abbracciare. Ho sempre desiderato andarmene da Napoli e finalmente il mio sogno si sta avverando.
<<Andrai a l'università con Federico.>> continua lui.
Federico? Perché ogni volta che sento il suo nome sento le farfalle allo stomaco? Devo assolutamente farmela passare. Cambio argomento e chiedo.
<<Mamma lo sa? Non penso che riuscirebbe a stare senza di me papà.>>
<<Dai non fare la cretina e dimmi cosa ne pensi.>>  esclama lui.
<<Papà. Lo sai che ho studiato l'inglese costringendo i miei amici a seguirmi perché un giorno volevamo andare in Inghilterra. Secondo te cosa dovrei pensare? Sono contenta, anzi contentissima! Ma mamma cosa ti ha detto?>> chiedo anche se già conosco sicuramente la sua risposta. So che a mia madre non importa molto di sua figlia, non le interessa se dovessi rimanere o andare via. Mi ha odiata sin da quando sono nata e i suoi sentimenti non sono mutati nel corso degli anni. Non ho mai capito il perché di tutto questo. Forse mi ritiene responsabile del suo matrimonio fallito.
<<Debby, tesoro, lo sai come ha reagito tua mamma. Perché vuoi sentirlo per forza?>> domanda mia nonna sparecchiando la tavola in modo stizzoso.
<<Nonna, mamma mi vuole sempre con lei, soffrirà tantissimo.>> rispondo sorridendo.
Nonno si avvicina piano e mi dà un bacio sul capo accarezzandomi. Per fortuna ho delle persone che mi amano e pazienza se qualcuno non lo fà.
<<Quando si parte?>> domando entusiasta girandomi verso mio padre e abbracciandolo.
<<Qualche giorno dopo al tuo esame di maturità.>> mi dice aggiustando la cravatta prima di prende la sua valigetta, e darmi un bacio sulla guancia andando via. Stamattina ha una causa molto importante e lo so perché indossa la cravatta del suo colore portafortuna (azzurro) come la sua squadra del cuore, il Napoli.
<<Sono contento che tuo padre finalmente ha trovato l'amore vero ed è felice soprattutto. Grazie tesoro di non aver detto niente riguardo a Londra.>>So che nonno non ne poteva più di vedere suo figlio passare sempre notti fuori con donne diverse ogni sera. Anche se mio nonno soffriva molto per questa separazione perché ha perso la nipote, mia sorella Maria, ma soffriva di più vedendo suo figlio in atteggiamenti autodistruttivi. Un giorno, però le cose sono cambiate quando è dovuto andare a Londra per un cliente. Lì ha conosciuto Hanna e...beh, si sono trovati. La loro storia ormai va avanti da quasi quattro anni e anche i miei nonni sono pazzi di lei. In questi anni è venuta a trovarci tante volte e, se devo essere sincera, mi sono affezionata a lei.
Esco di casa e vado a scuola. Tutto intorno a me sembra più bello, anche la strada grigia e monotona.
Mi arriva un messaggio della mia amica Giorgia dicendo che mi aspetta direttamente fuori scuola con gli altri perché era andata con sua madre dato che ha perso il pullman sorrido e le rispondo che mi mancavano pochi minuti per prendere il pullman.
Sento un clacson che suona fortissimo e quando mi giro vedo la macchina di lei. Mia madre. Mi guarda sempre con quei suoi occhi pieni di odio.
<<Sei contenta?>>mi domanda senza nemmeno salutare.
<<Buongiorno anche a te. Di cosa?>>
<<Tuo padre a causa tua va a Londra abbandonando Maria. Sei stata la sua e la mia rovina.>> come al solito ecco le sue dimostrazioni di affetto.
<<Potrai andare anche il capo al mondo ma non sarai mai felice Debora. Devi soffrire proprio come stai facendo soffrire noi.>> mi dice e fortunatamente mi salva il pullman.
Mentre sto per salire senza dire una parola, lei mi chiama e io mi volto d'istinto.
<<Ricordati che la maledizione ti perseguiterà ovunque andrai.>> mi rigiro e continuo a salire ignorando ciò che ha detto.
Come può una madre odiare così tanto sua figlia? Da quando ricordo non ho mai avuto un bel momento con lei. Mai un abbraccio, mai un bacio, mai un sorriso, mai una piccola carezza. Solo disprezzo e odio.
Camminando verso l'entrata vedo i miei amici che mi aspettano. Non posso farmi rovinare da lei anche questo momento. Devo essere contenta perché me ne andrò da qua. Lei ha sempre rovinato tutto, ma no stavolta. Non sto più nella pelle e voglio gridarlo al mondo intero.
Appena arrivo vicino a loro, li saluto e poi comunico la bella notizia. Ognuno ha qualcosa da dirmi, ma tutti si congratulano con me.
<<Che bello Debby.>> dice Giorgia saltellando.
<<Mi mancherai tantissimo.>> mi dice Luana tristemente e mi abbraccia fortissimo.
<<Dai Lù non fare così. Almeno Debby sarà felice lontana da qua. Andremo a trovarla senz'altro e lei verrà a trovare noi.>> dice Giorgia facendomi l'occhiolino e poi viene verso di me per abbracciarmi.

Quando l'amore supera l'odio (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora