Capitolo 3: Apatia

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Giro la manopola dell'acqua calda ed esco dalla doccia. Dalle casse escono le note dolci degli Avenged Sevenfold, mentre raggiungo l'asciugamano canticchio " The faster we run now, the closer the gun now". Mi lego l'asciugamano in vita e ne prendo uno più piccolo per i capelli. Mentre li asciugo sento bussare alla porta. Abbasso il volume della musica e sento Josh che mi chiama "Evan stasera andiamo in quel locale di cui mi parlavi l'altro giorno?". Mi guardo allo specchio e l'occhio mi ricade sul succhiotto "Mh… no Josh non me la sento. Domani ho lezione, è lunedì non ricordi?" cerco di cavarmela con questa scusa plausibile. Lo sento ancora vicino alla porta che probabilmente bestemmia silenziosamente fino a quando non mi risponde "Dai va bene… allora vedo se riesco a beccare Samanta dato che non le ho ancora detto che volevo solo una notte di sesso…. speriamo non si aspettasse nulla di più… io non riesco ad essere apatico come te". Sorrido automaticamente senza capirne il motivo "Va bene Josh divertiti". Lo sento che si dirige verso la sala per cercare il telefono e alzo il volume a cannone.

Sono le 9, Josh è uscito dopo aver cenato con me e ora sono solo in casa mia. Mi butto sul divano sfinito per la serata precedente e accendo la tv. Faccio un po di zapping finchè non trovo un documentario interessante sui draghi di komodo, quanto li adoro. Mentre mi rigiro sul divano per trovare una posizione comoda per dormire mi vibra il telefono. Guardo l'ora 00:15 - Cazzo se sono vecchio- penso mentre sblocco il telefono. É Josh "Dopo aver scopato Samanta le ho detto che non provavo nulla…" Alzo gli occhi al cielo - Ma che idiota! Ora immagino che dovrò sorbirmi le sue lagne- continuo a leggere "…mi ha mollato uno schiaffo e ora sono a casa. Va beh la capisco avrei fatto anche io così. Devi insegnarmi ad essere apatico te l'ho già detto". Gli rispondo con un freddo "ok, notte" mentre mi giro dall'altra parte e penso - Se solo lo fossi davvero…-

Vengo strappato dai miei sogni dal suono della mia sveglia che mi preannuncia un lunedì pesante. Sono le 7:00, mi alzo dal divano stiracchiandomi - ma cazzo ho un letto io, perché continuo a dormire qui?-. Mi avvio verso la cucina, mi preparo un cappuccino, faccio partire All We Know nelle cuffie e apro la dispensa per cercare una barretta energetica. Dopo aver mangiato mi dirigo verso la camera da letto e mi vesto. Un paio di jeans strappati, una maglietta nera, un felpa arancione e le mie fidate Vans nere. Scendo le scale che mi portano al garage e mi infilo il giubbotto da moto, il casco e i guanti. Salgo sulla mia Ducati Monster rosso cremisi e la accendo inebriandomi del dolce suono del suo motore - Mi sei mancata anche tu piccola- penso ridacchiando. 

Parcheggio vicino all'università e mi accendo una sigaretta mentre sono ancora seduto sulla moto. In lontananza intravedo Scarlett, la mia migliore amica. Mentre si avvicina con il suo passo svelto cerco di studiarla, ha le cuffie e sta camminando a passo regolare quindi presumo a ritmo di musica; mentre mi guarda sorride apertamente e tiene stretta a se la sua borsa nera. Indossa un paio di jeans che le avvolgono le gambe snelle, una camicia bianca stretta che le mette in risalto i seni e un paio di scarpe comode da ginnastica. "Hey Evan!" Mi si avvicina e ci scambiamo un tenero abbraccio "Ciao Scarlett". Ci sorridiamo a vicenda e la guardo nell'occhio destro dato che il sinistro è coperto dalla chioma biondo scuro. "Sei di buon umore?" le chiedo tra un tiro e l'altro di sigaretta. "Decisamente, mi hanno accreditato lo stipendio. Se ti va dopo andiamo a pranzare insieme" mi dice mentre si lega i capelli in una stretta coda e sorride più radiosa che mai. "oh assolutamente, sushi?" Le rispondo mentre iniziamo ad avviarci verso l'entrata. Scarlett mi annuisce e apre la porta che conduce al salone dell'università.

Ci sediamo infondo come nostro solito e tiriamo fuori i nostri laptop. Le ore di lezione passano abbastanza velocemente anche se è un lunedì, la sua allegria è contagiosa e mi lascio trasportare. Finalmente arrivano le 2 e usciamo insieme esausti. Le porgo il mio secondo casco che tengo sempre con me "Salta su". Lei mi sorride, se lo infila e si siede dietro di me avvolgendo le sue braccia al mio torso. Abbiamo fame quindi accellero un pò e sento che si stringe di più al mio corpo. Arrivati al ristorante parcheggio e mi fermo un attimo per fumare una sigaretta. Mentre faccio i primi tiri alzo lo sguardo verso di lei e accenno con un filo di voce "Devo dirti un po' di cose…"

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