Caleb

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A scuola ero conosciuto come quello che si portava a letto tutte le ragazze. E, in effetti, non avevano tutti i torti. Diciamo solo che erano loro a venire da me e io, di certo, non rifiutavo una bella scopata nei bagni.
I miei genitori non erano contenti di me, affatto. Per questo, avevano deciso di rispedirmi nella mia città natale per continuare gli studi li, sostenendo che i vecchi amici mi avrebbero fatto tornare sulla buona strada. Ma loro non capivano, non riuscivano a comprendere che se andavo male a scuola, non era perché due anni prima avevamo cambiato città.
Ero seduto sulle scale antincendio della mia nuova scuola mentre fumavo una sigaretta.
Un autobus accostó proprio davanti alla scuola e mi fermai ad osservare tutti i ragazzi che stavano scendendo, soffermandomi poco dopo su una figura familiare dai capelli castani.
Sorrisi, forse il primo sorriso sincero della giornata. Cayley Reed. Il motivo per cui due anni fa non me ne volevo andare dalla città. La ragazza a cui ho rovinato l'adolescenza con le mie bravate da coglione. Eccola, era lì con una sua amica e, qualche volta, alzava gli occhi al cielo o sbuffava.
Si portó un mano nei capelli e spostó una ciocca dietro ai capelli, scoprendo il suo collo perfettamente liscio e morbido. La sua bellezza si poteva notare da chilometri di distanza. Non glielo avevo mai detto in faccia, il mio orgoglio aveva sempre preso la meglio, ma era veramente una bellissima ragazza. Una di quelle bellezze pure, candide.

Mi alzai dalle scale antincendio e lentamente cominciai a scendere, non togliendole gli occhi di dosso.
Notai un gruppetto di ragazze guardarmi come se fossero degli avvoltoi pronte a saltarmi addosso. Camminai in avanti, Cay era sotto il mio campo visivo e a ogni passo che facevo la sua chioma castana risultava sempre di più in mezzo a tutti gli altri.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che vidi il suo viso. Il fatto strano era che non ho mai avuto intenzione di portarmela a letto. Lei era diversa, lei era pura e di certo non potevo toglierle la purezza che ormai tutte le altre ragazze non avevano più.
Mi infastidiva che mi giudicasse uno stronzo e ancor di più che il suo giudizio mi importasse. Ma d'altronde era quello che avevo fatto credere da quando eravamo dei bambini. Dalla prima volta che la vidi, avevo subito pensato che fosse diversa dalle altre, e ne ebbi la conferma quando al terzo anno delle elementari lei fu l'unica a reagire quando buttai giù le costruzioni di lego che aveva costruito insieme alle sue amiche.
A ogni modo, dopo tanto tempo avevo finalmente rincontrato una persona imprevedibile. Cayley Reed era l'esatto opposto delle ragazze che avevo conosciuto in tutta la mia vita, e dovevo scoprire perché questo mi attirava così tanto.
Mi posizionai esattamente dietro di lei e infilai le mani in tasca, aspettando che lei si accorgesse di me.
"Ehm...Cay?" La sua amica guardó verso di me e qualche secondo dopo Cay si giró e strabuzzó gli occhi, facendomi sorridere.
"Ti sono mancato, Cay?" Chiesi, con un sorriso malizioso.
Lei ridacchió sarcasticamente e incroció le braccia al petto.
"E perché mai dovresti essermi mancato, Caleb?" Sputó il mio nome come se fosse merda di topo e il mio sorriso si spense.
Dopotutto, cosa mi aspettavo? Che mi saltasse addosso e mi abbracciasse?
"Peccato, perché tu mi sei mancata" le sfiorai una guancia con il dito ma lei si ritrasse dal mio tocco. Non posso non ammettere che ho sentito una scarica di brividi partirmi da tutto il corpo.
"Davvero tanto" aggiunsi, sorridendo. Lei abbassó lo sguardo sulle sue scarpe.
"Bene, ti auguro una buona permanenza in questa scuola, Caleb" detto ciò, si giró. Ma, prima che potesse andarsene le presi il polso e la girai facendola sbattere contro il mio petto.
Mi avvicinai al suo orecchio e soffiai sul lobo, provocandole la pelle d'oca. Sorrisi.
"Dopo scuola nel retro, devo parlarti" sussurrai e sentii lei tremare.
"O-okay, basta che sia una cosa veloce. Ho da fare"
Annuii semplicemente e mi girai lasciandole il polso.

L'aula di Binglee, il professore di storia, era estremamente piena. Avanzai a fatica nella selva di gambe nude che 'accidentalmente' toccavano le mie  per raggiungere il mio banco, in fondo all'aula.
Era incredibile cosa facevano le ragazze per attirare la mia attenzione.
"Ragazze" esclamai salutandole con un cenno.
Loro mormorarono un saluto e sospirarono teatralmente girandosi le punte dei capelli.
Probabilmente ci avrebbero provato fino a quando non me le fossi portate a letto.
"Ragazzi" Binglee fece irruzione nell'aula appoggiando distrattamente la sua valigetta sulla cattedra e si mise a ispezionare la classe con gli occhi.
"Sono stato informato dell'arrivo di un nuovo alunno. Chi è di voi?" Chiese.
"Eccomi" esclamai, sentendo un coro di oche acclamarmi.
"Cortesemente, si venga a presentare qui alla cattedra"
Ecco il fatidico momento. Odiavo cambiare scuola proprio per questo. Perché semplicemente non potevo presentarmi dal posto?
Mi alzai e mi posizionai al suo fianco.
"Caleb Jonson" dissi, e notai Cay fissarmi dal primo posto. Distolse lo sguardo appena incrociai il suo.
"Parlaci un po' di te, Caleb" disse il professore, sistemandosi gli occhiali sul naso.
"Non c'è molto da dire, mi sono trasferito il California due anni fa e ora sono tornato" alzai le spalle.
"Spero che passerai anni fantastici in questa scuola. E ora, possiamo pure incominciare il nuovo argomento di storia, puoi pure tornare al posto Caleb" fece un gesto con la mano e io mi infilai le mani in tasca.
"Grazie" passai di proposito accanto al banco di Cay e le feci l'occhiolino. Lei giró lo sguardo dalla parte opposta e io sorrisi. Prima o poi anche lei cadrà ai miei piedi.
O forse sarai tu a cadere ai suoi.

La mia vita è un clichèDove le storie prendono vita. Scoprilo ora