Capitolo 2

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Nina's pov
Dovevo trovarmi un lavoro. Pensavo di chiedere in un locale o una birreria, avendo già esperienza sul campo. Quando vivevo in Virginia lavoravo in un bar vicino alla scuola, quindi non sarebbe stata una cosa nuova. Mi pagavano 50$ a settimana e, sinceramente, speravo in qualcosa di più: la borsa di studio non copriva tutte le spese. Avevo già cercato su internet qualche posto dove provare a chiedere e ne avevo trovati alcuni. Erano già le 3:30 del pomeriggio e dovevo iniziare subito, così salutai Kat.
-Hei, esco per un po'- le dissi
-Ma te ne vai di già?- rispose Kat.
-Si, sai..devo trovarmi un posto per lavorare-
-Ah..ok- rispose, con uno sguardo interrogativo, come se non fosse abituata ad una cosa del genere, ma non le facevo una colpa di questo. -Poi mi racconti come va- continuò con un sorriso stampato sulle labbra. Sapeva che venivamo da mondi diversi e non voleva mettermi in imbarazzo. Mi conosceva solo da qualche ora ed era già così gentile e simpatica, era veramente una brava persona. Così le sorrisi e uscii dalla camera. Nel dormitorio c'era molta meno gente in giro di quando ero arrivata, il che mi permetteva di vedere meglio l'ambiente che mi circondava. Il corridoio del primo piano era molto largo, con porte, contrassegnate ognuna da un numero, in fila lungo le due pareti. I muri erano di un rosa antico molto leggero. Mi diressi verso le scale, dato che non aveva senso prendere l'ascensore, non avendo niente da portare, e poi un po' di esercizio fisico non mi faceva mica male. Al piano terra si trovava la sala comune del dormitorio, con qualche divano al centro, dove erano sedute alcune ragazze, mentre altre giravano guardandosi intorno allegre. Dovevo ancora abituarmi all'idea che sarei rimasta lì per tanto tempo e che quella sarebbe stata la mia vita. Era come se per la prima volta potevo decidere io cosa fare, ero libera di scegliere per me. Appena uscii dall'edificio l'aria esterna mi si buttò sul volto, facendomi volare i capelli all'indietro. Era un vento fresco e piacevole, intriso di tanti profumi diversi. Così mi incamminai verso la città, armata della mia forza di volontà e di google maps, era una giornata serena e non volevo perdermela prendendo un bus. Mi diressi verso il primo locale che avevo trovato su internet, si chiamava "Time's Machine", era molto ampio e accogliente. Entrai dentro e mi diressi verso il bancone, dove stava seduta una donna di mezza età.
-Mi scusi il disturbo..volevo chiederle se avevate bisogno di..- le dissi.
-No, no, non abbiamo bisogno di nessuno, siamo a posto così- rispose seccata, senza neanche farmi finire la domanda.
-Oh, ok. Grazie comunque- finii con un sorriso falso sulle labbra , quando avrei voluto risponderle "No, infatti lei avrebbe bisogno di un corso accelerato di empatia, brutta stronza". Alzai i tacchi e me ne andai via. La gente quando vuole sa proprio essere insopportabile. Guardai il cellulare a cercare il secondo locale. Piano B in arrivo..eccolo: Pitter's, dal nome sentivo già un po' di speranza, o magari avevo solo fame. Dopo cinque minuti di camminata arrivai davanti al locale. Mi balzò subito agli occhi l'enorme insegna a neon posta in alto, sopra l'entrata. Le imposte esterne ricordavano quelle dei bar del Far West. Mancavano solo i cowboy ed eravamo al completo. Entrai nel locale, che era una specie di birreria. Era molto spazioso, sapeva di vecchio, ma era pulito e accogliente. C'erano molti tavoli, tutti rigorosamente in legno. Alle pareti erano appesi alcuni quadri con vecchie foto in bianco e nero. Mi avvicinai al bancone, dove erano seduti due signori sulla cinquantina che leggevano il giornale, mentre dietro non c'era nessun cameriere. Mentre aspettavo che arrivasse qualcuno, mi girai intorno per scrutare meglio il posto. Posizionai lo sguardo su un piccolo palco sulla destra, dove erano posizionati alcuni strumenti. Probabilmente la sera si esibivano delle band, doveva essere divertente. Mentre ero immersa a pensare una voce mi riportò alla realtà.
-Hai bisogno?- mi disse una voce maschile. Mi girai di scatto: era un ragazzo alto, aveva i capelli castani, alzati in un ciuffo, che si intonavano con gli occhi marroni. Indossava un grembiule con il suo nome sopra, Michael. Ad un certo punto mi sorrise, scappandogli una risatina, probabilmente per la faccia da andicappata che avevo in quel momento.
-Ehm..si scusami, stavo..- risposi con le prime parole che mi passarono per la testa.
-Si..devi ordinare?- mi chiese. Dovevo essere seria, non mi avrebbero mai presa se non sapevo neanche parlare. Così deglutii.
-No, sto cercando lavoro, ho già lavorato nella ristorazione e comunque imparo alla svelta, quindi se avete bisogno..-
-Beh, in questo caso non devi parlare con me, ma con il capo, te lo vado a chiamare-
-Ah certo, grazie- sorrisi. Dovevo fare una buona impressione al capo, così mi sistemai i capelli alla veloce, mentre Michael tornava sul retro. Presi il telefono e cercai di vedere il mio riflesso, ma avevo un telefono vecchissimo e non si vedeva niente. Mi girai e mi accorsi che i due signori mi stavano fissando con sguardo divertito, erano inquietanti, ma a chi non farebbe ridere una come me? Così misi via il telefono e rimasi in silenzio ad aspettare.

Dreaming him-NIANWhere stories live. Discover now