Capitolo 3

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Nina's pov

*flashback*
Era tardi e tutti erano andati via. Dopo la festa del nostro liceo, avevo aiutato a pulire e non era rimasto più nessuno. La palestra era silenziosa, buia, quasi inquietante. Me ne stavo per andare, quando sentii una delle porte aprirsi. Il rumore veniva dall'uscita che dava sul giardino. Entrarono quattro persone, quattro ragazzi, che si avvicinavano verso di me. Non riuscivo a distinguere bene chi fossero. Mi stavano mettendo paura, così indietreggiai lentamente, con il cuore che batteva a mille. Loro si avvicinavano sempre di più, senza dire niente e i secondi sembravano ore. In quel momento uno di loro, più avanti rispetto agli altri parlò.
-Eccoti qua, quanto tempo eh?- disse il ragazzo con un sorriso beffardo in faccia. Riconobbi quella voce gelida, quella voce un tempo dolce con me. Era Travis, il mio ragazzo, o meglio, il mio ex ragazzo. Il sangue mi si gelò.
*fine flashback*

All'improvviso un suono mi distolse da quell'incubo, mi martellava la testa con il suo rumore. Era la sveglia. Tornai alla realtà e la spensi subito. Mi accorsi di essere sudata e ansimante, ogni tanto mi capitava di avere gli incubi, questo incubo, di cui non mi libererò mai. Erano le 7:45 e dovevo prepararmi per andare a lavoro. Così mi alzai, sgusciando fuori dalle coperte calde e soffici del letto. Mi girai e vidi Kat che dormiva con una mano sotto il cuscino e l'altra sul fianco, mentre russava tenendo la bocca aperta. Era talmente buffa che mi scappò una risatina. Riusciva a farmi ridere anche mentre dormiva. Aprii l'armadio e presi i primi vestiti che trovai, una maglietta rossa e un jeans. Ero indecisa se prendermi una felpa, sarei tornata tardi e probabilmente avrebbe fatto freddo. Dopo qualche secondo di meditazione presi la felpa e me la legai alla vita. Misi le scarpe, presi il cellulare ed uscii. C'era buio, ma molti erano fuori comunque. Mi incamminai e ad un certo punto notai che c'era un cimitero, vicino alla strada, come avevo fatto a non accorgermene oggi? Secondo il mio telefono se fossi passata per di lì sarei arrivata prima, era una scorciatoia. Così anziché svoltare a sinistra, andai dritto, attraversando il cimitero. Poteva sembrare parecchio strano ed inquietante, ma in realtà lo trovavo tranquillo. Il prato era cosparso di lapidi, con tanti nomi sopra. In Virginia andavo a trovare mia madre ogni tanto nel cimitero, ma ora, che ero lontana, non avevo nessun posto dove piangerla. Lei non era lì. Sentii un improvviso senso di colpa pervadermi il corpo, come un brivido freddo e tagliente. Avevo lasciato mia madre da sola, senza nessuno che la vada a trovare, che figlia sono? No, non dovevo pensarla così, lei sarebbe felice di quello che sto facendo adesso, ne sono sicura. Ricacciai indietro le lacrime che stavano per scendermi e uscii velocemente dal cimitero. Vidi subito l'insegna "Pitter's" luminosa, anche se in realtà si leggeva "Pit er's", dato che una delle lettere era parecchio andata. Fuori dal locale c'erano già alcune macchine e dentro parecchi tavoli erano già occupati. Arrivai al bancone ed entrai dietro, dove vidi subito Michael. Erano le 8:25, ero pure in anticipo.
-Hei, ciao- salutai.
-Ciao, sei pronta?- mi disse con un sorriso.
-Certo, devo prendere il grembiule, giusto?-
-Sì, anche se in realtà è più una maglietta del locale- rispose ridendo.
Sorrisi e andai in cucina, per trovare un grembiule/maglietta adatto. Ai fornelli c'era un ragazzo, era molto alto, con i capelli biondi e ricci. Doveva essere il cuoco di cui aveva parlato il signor Pitter. Era di schiena e stava cucinando qualcosa, che presumo fosse pasta. Non sapevo cosa dire e rimasi in silenzio, ma sbadata come sono, senza volere colpii con la mano un mestolo, che cadde nel lavandino.
-Oh, accidenti!- dissi all'istante, tra imbarazzo e disperazione, presumendo di aver rotto chissà cosa e di essere licenziata prima ancora di iniziare.
-Hei, ahah, tu devi essere la nuova- disse il ragazzo ridendo. Perché devono sempre ridere le persone quando mi vedono? È irritante.
-Oh, si sono io..scusa..per il casino, sono Nina- risposi, cercando di riprendere il mestolo e appenderlo dove era prima.
-Tranquilla, io sono Jacob, il cuoco, ma chiamami Jack- mi disse, rigirandosi subito, continuando a fare quello che stava facendo.
-Oh, va bene- risposi, cercando di ricordare perché fossi andata in cucina. Oh si, il grembiu-maglia. Ne vidi appesi un po' vicino la porta, ne presi uno, scrissi il nome sopra il cartellino con il pennarello a fianco e me lo misi sopra la maglietta. Tornai da Michael, che era insieme ad una ragazza, che non avevo mai visto. Aveva i capelli corti, tinti di rosa.
-Nina, eccoti, lei è Nadia. Lei ha il tuo stesso compito, starà dietro il bancone con te e vi alternerete a servire, se hai bisogno chiedi pure a lei- disse Michael appena mi vide.
-Sì, sono io, piacere di conoscerti. Finalmente un'altra donna nella squadra!- disse Nadia, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
-Piacere, Nina- le sorrisi. Sorrido sempre quando non so cosa dire, ma non è mai perché sono realmente felice, è più una cosa per evitare domande. Nadia mi porse il pugno e io glielo battei, divertita. Questa ragazza era proprio simpatica.
-Vieni con me dai che iniziamo, vedi che quando ci conosceremo meglio, ci divertiremo- mi disse tirandomi per il braccio, mentre io la seguivo. Arrivammo al bancone e mi venne l'ansia vedendo molti ragazzi nella sala, probabilmente dell'università, come aveva detto Kat. Non mi mettevano in ansia loro, ma il fatto che avevo paura di fare una sbadataggine e mettermi in imbarazzo come sempre. Arrivò un ragazzo verso di me.
-Vodka, grazie-
-Certo- risposi, voltandomi. Aveva sicuramente più di 18 anni e non avevo bisogno di un documento. Presi la bottiglia, il bicchiere adatto, che riempii nella misura giusta e glielo porsi. Lui mi passò subito la banconota da 5$ e se ne andò, sapeva già i prezzi a quanto pareva. Meglio.
Erano già le 22 di sera, servii tanti ragazzi, era bello, mi trovavo a mio agio. Parlai anche con Nadia ed è molto carina. Lasciò il liceo per andare a lavorare, perché non voleva più studiare e voleva "non dover più niente a nessuno", parole sue. È una ragazza che sa il fatto suo. Ad un certo punto della serata entrò un gruppo di ragazzi, tra i quali lui, il ragazzo del dormitorio, Ian. Come aveva predetto Kat, lui era qui. Si mise subito a flirtare con delle ragazze, come volevasi dimostrare. Poi venne verso la mia direzione, sicuramente voleva prendere da bere. Nadia non c'era in quel momento, dovevo per forza servirlo io.
-Bourbon, bellezza- disse con fare da super figo, che fastidio. Ma la cosa più importante era: dove minchia lo trovo il bourbon?

Dreaming him-NIANWhere stories live. Discover now