Nulla è come appare

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Da un momento all'altro si creò un putiferio, la gente urlava, spingeva e cercava di scappare delle ondate di proiettili che volevano nell'aria.

-Non ci posso credere che hai creato questo casino.-disse Petrus con voce seccata, seduco a gambe incrociate con il portatile in mano,  propio di fianco al Generale.

Quest'ultimo si feriva da eventuali proiettili indirizzare verso di lui.-Ma non ho fatto nulla di male.-cercò di spiegare.

Il ragazzo si fermò di colpo e con sguardo apatico guardò il Generale.-Toccare la parte intima di Mio Cors, Donna più potente di Tokyo, si sembra niente?-

Aveva ragione, l'uomo aveva toccato la vagina della donna, ma per puro caso, nulla di volontario. Quando Mio diede via alla corsa il vento procurato dalla partenza dei veicoli aveva fatto alzare la minigonna, e lui da bravo gentiluomo ha fatto in modo di coprire la visuale.

Petrus scosse il capo, esausto dell'idiozia di certa gente. Era impegnato a digitare ad una velocità impressionante i testi del computer.

Il Generale imprecava a bassa voce, maledicendo di non avere una pistola dietro. Stare lì, dietro ad un muretto, non sarebbe servito a nulla: doveva fare qualcosa.

-Ehy, cosa pensi di fare? Buttarti nella mischia, cercare un'arma e sparare a chiunque ti si para davanti?-domandò ironico Petrus, ridacchiando per la stupidità che aveva detto, nessuno sano di mente lo avrebbe fatto.

L'uomo lo guardò, come se la cosa fosse ovvia.-Propio così.-e corse verso un altro riparo, raccogliendo la prima pistola che gli capitò.

Il ragazzo, ancora seduto per terra con il portatile in mano, aveva hackerato la base dei Beast, evitando così che arrivassero altre unità.-Idiota...-sbuffò, prendendo il telefono e chiamando Derek.

Intanto il Generale si faceva spazio tra le persone, spingedo e sparando a destra e sinistra, non capendo chi erano i cattivi e chi gli innocenti. Doveva trovare la cosidetta Mio e spiegare che era stato un incidente.

Svoltando un angolo, ma per la poca visibilità per colpa del buio, fu colpito da un calcio così forte che venne schiantato contro il parabrezza di un'auto parcheggiata. Cercò di alzarsi, ma la stessa persona che lo aveva compito si sedette su di lui, bloccandolo.

-Non così veloce mio caro...Generale.-disse la ragazza.

Come era riuscita a riconoscerlo? Gli sembrava di averla vista, ma non ricordava dove.

Altri due uomini vestiti con abiti rossi e neri vennero in aiuto della ragazza, tenendo la mira verso il Generale.

-Bel lavoro, Lailizia.-la complementò uno dei due uomini, pogiandole una mano sulla spalla.

La ragazza si alzò, mostrando un corpo snello e ben allenato. I cepelli erano color ciliegio e mettevamo in risalto il suo viso cosparso di piccole lentiggini quasi invisibili. Era veramente bella, l'unico peccato era che apparteneva ai cattivi.

Diede l'ordine ai due uomini di ammanettare il prigioniero e di portarlo dal capo.

Camminava a testa bassa, era pronto a giurare che quella ragazza l'aveva già vista...ma dove?

Lailizia camminava davanti gli uomini, si faceva rispettare e i due omoni, nonostante fossero il triplo di lei, la temevano.

Durante il tragitto fece qualche domanda alla ragazza, ma ad ogni parole che diceva si beccava un pugno nello stomaco.

-Sei un po' troppo aggressiva...-disse con poco fiato, cedendo in ginocchio dopo l'ennesimo pugno.

I due uomini lo tirarono con la forza, strappandogli la felpa che aveva addosso.

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