Sguardi scontrosi pt.1

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"Alexandra"
Girai la testa da una parte all'altra facendo scrocchiare il collo per allentare la tensione,come facevo sempre prima di una caccia.
E,quel giorno,la caccia sarebbe stata grossa; abbastanza grossa da non poter aspettare la sera,per aspettare che vi fossero meno mondani in giro.
Controllai l'equipaggiamento per l'ennesima volta,per essere sicura e afferrai lo stilo,lanciandolo a mia cugina, per farmi fare le rune.
Mia cugina,una Lightwood anche lei come me,era la migliore a fare le rune.
Si avvicinò a passi veloci e sicuri dentro la sua tenuta e mi scostò il colletto della maglia nera senza tante cerimonie,strattonandomi un po per farmi abbassare e arrivare alla sua altezza. Aveva appena sedici anni,eppure era una delle cacciatrici migliori fra quelli della sua età.
Quando fu il mio turno,tolse lo stile a contatto con la mia pelle,lasciando una lievissima scia di fumo grigio impalpabile, e cominciai a tracciare le rune scure come la notte e l'inchiostro così a contrasto contro la sua pelle diafana. Mi raddrizzai e infilai lo stile nella cintura sfiorando con la punta delle dita la mia arma preferita. Una spada che apparteneva alla mia famiglia da generazioni,eppure sembrava appena forgiata per come brillava e per la mancanza di graffi o ammaccature. Aprii la porta dell'Istituto di New York e uscii nella luce flebile di un dicembre gelido e mi ravviai i capelli corti all'indietro,aspettando Elizabeth che mi raggiunse poco dopo.
-Che demone è? - le chiesi per farmi rinfrescare la memoria. Generalmente stavo poco attenta a cosa dicevano,e mi facevo ridire le cose da Eliz mentre ci dirigevamo verso il demone. Mi caricava l'adrenalina in quel modo. E poi,non avevo voglia di ascoltare.
-Drevak,Alex. Dovresti ascoltare- rispose lei assorta,mordendosi un labbro e pensando automaticamente ai suoi punti deboli.
-Quei vermi giganti e disgustosi che puzzano di immondizia in putrefazione?- chiesi storcendo appena il naso.
Non ero schizzinosa,insomma ero una combattente,ma quei cazzo di demoni ti lasciavano il loro fetore addosso per giorni anche.
Ed era assolutamente disgustoso.
Lei annuì sospirando e condividendo i miei stessi pensieri. Ci dirigemmo verso il centro della città,visto che l'ultima segnalazione era in quei pressi e cominciammo a battere tutti i vicoli con più rifiuti e più maleodoranti del centro.
Drevak erano attratti da ciò che poteva somigliargli per l'odore,visto che occhi non ne avevano,ma per quanto innocui potessero sembrare, erano velocissimi e sparavano aghi avvelenati che ti facevano soffrire per delle ore in atroci sofferenze.
Dopo circa un'ora che vagavamo per vicoli bui e con il terreno coperto di liquami poco definiti vedemmo le prime avvisaglie del passaggio del demone: vedemmo una scia di spazzatura,sacchi sbrindellati in maniera troppo brutale per essere opera di qualche animale randagio; seguimmo i sacchi fino al lato opposto del vicolo,lungo quasi un isolato,finchè non lo trovammo.
Emetteva versi acuti e striduli mentre si accaniva contro un bidone della spazzatura stracolmo,agitando il piccolo corpo traslucido e bianco,con le zampette che mulinavano.
Sguainai la mia spada angelica -Tharaial- pronunciai il suo nome e quella mi illuminò leggermente. Quello stupido essere non ci sentì arrivare,forse per le rune del Silenzio,forse perchè era davvero solo stupido. Feci mezzo passo avanti rispetto ad Eliz ed emisi un lungo fischio acuto e il demone si bloccò,girando la testa con un'impressionante velocità per un essere senza collo. Fece una specie di grugnito acuto,come quello di un maiale, e ci caricò,attaccandoci; noi lo schivammo facilmente e feci un giro su me stessa,colpendolo con la spada angelica mentre passava,la lo ferii soltanto e uno spruzzo di ichor mi colpì il collo,bruciandomi la pelle ed emisi un urlo di rabbia,più che di dolore. Elizabeth mi superò e atterrò con un balzo dall'altra parte rispetto al demone,intrappolandolo fra noi due. Quello riuscì ad alzarsi sulle zampe posteriori come un cavallo imbizzarrito e urlò ancora,saltando contro il muro e correndovi sopra in modo orrizzontale così veloce da produrro un soffio di vento che mi spostò una ciocca di capelli.
Lo inseguimmo il più velocemente possibile,cercando di fermarlo prima che arrivasse in strada.
Fallimmo.
Il demone raggiunse la strada ricolma di mondani che camminavano,parlavano e guidavano.
Forse loro videro un grosso cane che abbaiava e ringhiava e noi i padroni che lo inseguivano. Lanciai un piccolo coltello riuscendolo a ferire e quello balzò all'improvviso la corsia dove le macchine sfrecciavano e si richiuse a bozzo,perdendo ichor e urlando.
Quando mi avvicinai per finirlo,alzai la spada a qualche metro da lui.
Prima che potessi avvicinarmi abbastanza,una macchina lo colpì.
Vi fu un rumore assordante,il veicolo cominciò a roteare su stesso e si rimise in carreggiate per qualche istante prima di sbattere contro il muro accanto a me. Una nebbia di fumo nero proveniente dalla macchina nascose il "cane" investito che tremava,affianco alla macchina. I mondani si stavano riunendo a cerchio velocemente attorno alla macchina accartocciata.
Io ed Eliz ci scambiammo uno sguardo. Se non intervenivamo subito,ci sarebbe stata la possibilità che il demone riuscisse ancora ad attaccare.
Corsi verso il demone e con un gesto veloce lo finii,sperando che nessuno se ne accorgesse e pochi istanti dopo,sparì,rispedito alla sua dimensione originaria. Spostandomi una ciocca di capelli neri dal viso,alzai lo sguardo verso la macchina e fu allora che la vidi.
La mondana più bella che avessi mai visto.
La testa riversa all'indietro contro il sedile era diafano, i ricci le scendevano scomposti sul collo e le spalle, con sfumature viola e blu. Le labbra a forma di cuore erano macchiate di sangue,a contrasto con il suo pallore,sembravano dipinte di roso. Il vetro rotto faceva entrare l'aria invernale dentro l'abitacolo,facendola tremare.
Senza quasi sentire Eliz che mi chiamava,mi avvicinai ancora aprendo la portiera ed estraendola,premendola contro di me per tenerla meglio.
Emise un gemito flebile e dischiuse gli occhi,scuri come la notte,due buchi neri che contenevano l'intero universo.
Così scuri,eppure così luminosi.
Mi sentii trattenere il fiato.
Le sirene risuonarono nell'aria invernale,distogliendomi dalla contemplazione della ragazza,ma seppi,che per un istante,mi vide chiaramente,poi svenne di nuovo fra le mie braccia.

AlexandraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora