four

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Stavano indagando su mio padre?

Justin si girò verso di me e corrugò la sua fronte.
"Cosa?" Chiese e scossi la testa.
"Niente, pensavo" mi guardò curioso.
"Non dovresti fidarti di un informatore" dissi e guardò il ragazzo davanti a noi, lo scurtó da testa a piedi.
"Hey! Non sto mentendo, stanno indagando su O'Connell" mi guardò negli occhi e distolsi lo sguardo subito.
"Ti farò fuori se vengo a sapere che stai mentendo" disse e detto questo tornammo in macchina.
"Avevi detto che non uccidi" lo guardai confusa e lui mise in moto.
"Già, ma lui non lo sa" spiegò e cominciò a guidare.
"Dove andiamo?" Chiesi e sentii vibrare il telefono, lo presi e vidi che era Dylan ma rifiutai la chiamata.
"Non rispondi al tuo ragazzo?"mi chiese e scossi la testa.
"Perché no? Forse era importante" lo guardai attentamente e sospirai.
"Forse hai ragione" chiamai Dylan che rispose subito.
"Stella dove sei?" Mi chiese, potevo sentire il panico nella sua voce.
"Sono con il capo, perché?" Chiesi confusa
"Avevamo l'incontro con i tuoi" rispose e capii di cosa stesse parlando.
"Arrivo tra poco, aspettami lì" chiusi la chiamata e guardai il ragazzo accanto a me.
"Mi potresti accompagnare a casa?" Chiesi e scosse la testa
"Stai lavorando" rispose e sospirai.
"Ti prego, ho l'incontro con i miei e il mio ragazzo" lo vidi corrugare la fronte e guardarmi per poco.
"Avevi detto che non era il tuo ragazzo" disse e sospirai cercando di entrare nella parte della ragazza innamorata e confusa.
"No.. ma" sospirai di nuovo passando le dita tra i capelli.
"Ma lo vorresti" continuò la frase lui per me.
"Esattamente" confermai e lo vidi sorridere.
"Dimmi l'indirizzo" disse e glielo diedi, lui cominciò a guidare più velocemente.

Più si avvicinava a casa e più sentivo l'ansia aumentare, sapevo che lui conosceva mio padre, avevo paura del fatto che avrebbe cominciato a dubitare ancora di più sapendo cosa era successo tra papà e Dom, cosa avrei fatto se non si sarebbe più fidato?
Probabilmente sparata visto che perderei il lavoro e la sua banda avrebbe cominciato a darmi la caccia.
Per via dell'ansia ticchettavo il pollice sulla coscia, avevo tanta ansia, troppa e non era una cosa positiva per una che soffriva di attacchi di panico, e già, un agente dell'FBI con attacchi di panico.
Continuai a dirmi di calmarmi visto che papà e Justin non si sarebbero visti, io sarei scesa dalla macchina e subito dopo entrata a casa.

"Ei, rilassati" disse fermando la macchina davanti a casa e mise la sua mano calda sopra la mia che era fredda come il ghiaccio.
Guardai davanti a me, notai mamma e papà fare il barbecue in giardino e la voglia di sotterrarmi aumentò.
"È solo che ho paura della loro reazione" mentii ma lui sembrò crederci.
"Sembra uno per bene, a meno che tuo padre non sia iper-protettivo" lo vidi sorridere e annuii.
"Hai ragione" sorrisi e lui lo fece di nuovo.
Guardò davanti a sé, vidi la sua attenzione essere catturata da mio padre, si girò verso di me con la fronte corrugata.
"È lui tuo padre?" Mi chiese e annuii, lo vidi girarsi verso di noi e feci per scendere ma lui mi fermò.
"Sei morta" mi guardò negli occhi, dissi di dover scendere quando vidi la macchina di Dylan, per fortuna mi lasciò andare.
Scesi dalla macchina e vidi papà venire verso di me mentre sorrideva.
"Tesoro" disse e lo abbracciai
"Fallo scendere" sentimmo il rombo della sua macchina.
"Vai tu" dissi quando sentii le braccia di qualcuno cingermi la vita.
"Amore" lo vidi sorridere e mi diede un bacio sulla guancia.
"Mi sei mancata" sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia.
"Papà lui è Stiles" finsi di presentarli per la prima volta ma loro si conoscevano benissimo.
"È un piacere,credo" disse non del tutto sicuro e il sorriso di Stiles scomparve.
"Andate pure a tavola. Vengo subito" lo vedemmo andare verso la macchina di Justin che si allontanava lentamente.

Justin's pov.
Vidi Bryan avvicinarsi alla macchina e accostai al lato della strada.
Abbassai il finestrino per sapere che diavolo voleva e quando fu davanti a mi guardò negli occhi per poi sorridere, non sapeva niente di me ma io sapevo tutto su di lui.
"Dovresti essere il capo di mia figlia"  lo guardai attentamente.
"Sì, proprio così" confermai.
"Le va di venire a pranzo?" Mi chiese e scossi la testa.
"È un pranzo importante" risposi e fece spalluccie.
"Più siamo e meglio è"continuò a sorridere, guardai l'ora sulla radio della macchina, era ancora presto.
"E va bene" sorrisi anche io e parcheggiai la macchina davanti al vialetto di casa loro.
"Stella ha un cognome diverse dal suo" si girò verso di me e mi guardò confuso.
"Tutti sanno di lei" spiegai e annuì.
"Gliel'ho fatto cambiare per non avere problemi" rispose e andammo dentro.
Quando entrai sistemai meglio la pistola che avevo dietro la schiena e la nascosi bene con la maglietta, entrammo dentro la sala da pranzo e quando si accorsero di noi si girarono verso la nostra direzione.
"Ho pensato che sarebbe stato scortese lasciarlo andare senza aver mangiato" disse il uomo che mi fece cenno di sedermi accanto a Stella e così feci.
Il pranzo continuò in modo molto ordinato e amorevole, mi trattenni dalle risate quando il padre della ragazza cominciò a fare parecchie domande all'amato della figlia.
Mi sentivo gentile così salvai quel povero ragazzo dalle numerose domande, chiesi a loro cosa ne pensavano delle elezioni che erano andate a puttane visto che avevano votato per un imbecille pelle di carota.
Chiesi gentilmente se potevo andare al bagno e appena mi dissero dove trovarlo uscii dalla stanza, feci un grosso sospiro e aprii le varie porte cercando la stanza di Stella, quando la trovai cercai a lungo delle prove per poter sostenere le mie accuse ma non trovai niente di niente. Sospirai pensando che la mia paranoia!I avesse fatto impazzire.
Quando aprii la porta me la trovai davanti mentre mi guardava con quei bellissimi occhi marroni che aveva.
"Ho notato che questo non è il bagno"indicai con il pollice la stanza dietro di me.
"Decisamente" mi guardò negli occhi e sospirò per poi entrare nella stanza e chiudersi la porta alle sue spalle.
"Ascolta, non so che c'è che non va in te! Prima mi minacci e ora ti trovo qui a frugare nelle mie cose" disse, era arrabbiata ma non alzava la voce comunque.
"Non poi sapere cosa stessi facendo" lei roteò gli occhi.
"Non sono stupida" sbuffó acidamente.
"Nemmeno io" la guardai negli occhi.
"Non ho mai detto questo e nemmeno l'ho pensato"  si spostó da me.
"Se lo eri saresti in prigione da anni"
"E se fosse questa la ragione? E se tu fossi qui per arrestarmi?" Chiesi e la vidi abbassare lo sguardo e prendere un grosso respiro.
"Non so cosa sai su mio padre, ma non sono mio padre" scosse la testa
"Sono una persona leale alla quale la vita è stata rovinata dalla polizia" disse con gli occhi lucidi.
"Quindi non penso proprio che ti farei mandare in prigione sapendo cosa ti fanno la dentro" alzò lo sguardo e notai che le lacrime minacciavano di uscire.
"Stella, io.." non mi fece finire.
"Pensavo di aver trovato un altra banda dove sarei stata amata e rispettata con delle persone che avrei potuto chiamare amici"prese un grosso respiro.
"Ma non posso" scosse la testa e si morse il labbro inferiore.
"Non se sei tu il primo a non fidarti"
"Non lavoro con gente che dubita di me, Justin" guardai da un'altra parte e mi avvicinai a lei dopo aver preso un grosso respiro.
"Mi dispiace" mi guardò sorpresa dalle parole che avevo appena pronunciato.
"Non era mia intenzione dubitare di te" lei scosse la testa.
"Ma lo hai fatto" sbuffó.
"Lo hai detto anche tu, sono paranoico" mi avvicinai a lei.
"Ricominciamo da capo?" Mi chiese e annuii
"Direi proprio di sì" risposi e sorrise.

Selena's pov.
Avevo un gran bel futuro da attrice, per poco e non sarebbe andato tutto in frantumi.
"Andiamo a lavorare ora" lo vidi guardarmi e sorridere per poi annuire.
Ringraziai papà per il consiglio che mi aveva detto, far sentire le persone in colpa poteva essere usato a nostro vantaggio.

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