six

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Continuava a respirare molto velocemente, si portò una mano sul cuore e sembrò stare molto peggio, non avevo idea di cosa fare.
"Fa.. qualcosa" annuii roboticamente e chiamai la polizia,poi tornai a guardare Justin.
"Apri quella fottuta porta" mi guardò negli occhi e cercai di aprirla senza nessun risultato, l'ansia cominciò ad impadronirsi anche di me.
Lo vidi stendersi a terra mentre respirava sempre di meno.
"Justin" lo chiamai facendolo sedersi di nuovo.
"Justin, guardami" afferrai il suo volto e lo guardai negli occhi.
"Andrà tutto bene" cercai di calmarlo ma fu inutile.
"Ho tanto bisogno di aria" i suoi occhi cominciarono a diventare lucidi e il suo corpo a tremare.
"Chi... Chi ha chiamato prima?" Chiese e strinsi la sua mano facendola smettere di tremare.
"La polizia" risposi e poi mi ricordai, spinsi la testa al indietro e chiusi gli occhi.
"Perfetto" disse ironicamente.
Sembrò calmarsi, si guardò intorno e tornò a respirare molto peggio di prima, si alzò in piedi ma a mala pena riusciva a starci.
Cominciò a colpire più volte la porta. Mi alzai anche io e lo fermai.
"Lasciami" si scansò.
"Justin calmati" mi guardò male.
"Non...Non riesco a respirare" cadde a peso morto a terra e mi inginocchiai davanti a lui.
Afferrai il suo volto di nuovo e lo guardai negli occhi.
"Fai un bel respiro e chiudi gli occhi" mi guardò scettico e sospirai.
"Fallo" lo fece ma tornò a respirare come prima.
"Immagina di essere con qualcuno a cui sei molto legato, siete in un bellissimo giardino di una graziosa casa di campagna, l'aria è fresca" parlai lentamente.
"Siete seduti a terra mentre guardate davanti a voi" lo vidi annuire debolmente.
"Cosa c'è davanti a voi, Justin?" Gli chiesi e lo vidi sorridere.
"Ci sono dei bambini" rispose.
"Cosa stanno facendo?" Chiesi di nuovo.
"Corrono" rispose.
"E tu cosa stai facendo?" Sorrisi ampiamente mentre sentivo il suo respiro regolare.
"Sto respirando" rispose e aprì gli occhi per poi guardarmi negli occhi, corrugò la fronte visto che non capiva.
"Si chiama ipnosi" sorrisi e lui mi guardò ancora più confuso di prima ma poi sospirò.
"Grazie" sorrise e fece un sospiro di sollievo, la porta si aprì da sola, ne fui contenta visto che non c'erano i poliziotti.
"Non userò un ascensore mai più" risi e cominciammo ad andare verso lo yacht.

Justin's pov.
Io ero nella stanza dello yacht, non si poteva partire, il mare era troppo agitato, presi il computer da sopra il piccolo comodino, andai su Google e digitai -ipnosi-.
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto. 
Continuai a leggere sulle varie pagine Web mentre Stella si faceva la doccia.
L'ipnosi è una tattica utilizzata dagli agenti federali e della CIA, è utilizzato da loro per estrapolare informazioni da soggetti che si oppongono di parlare.
È anche utilizzata per far smettere vizzi come: il fumo, l'alcolismo.
La parte dei vizi non mi importava più di tanto, mi chiedevo come faceva lei a sapere quella tattica, quasi tutti hanno visto una scena di ipnosi nei film, ma nella realtà è completo diversa.
Chiusi velocemente il computer quando la vidi entrare con i capelli ancora bagnati, era davvero bellissima, persino nei miei vestiti che le stavano enormi, sembrava stare bene, o perlomeno meglio della sera precedente.
"Mi viene da vomitare" si lamentò per poi stendersi accanto a me, io invece misi via il computer.
"Si chiama mal di mare, fiorellino" lei sbuffó e risi.
"Ti meno se ti sento ridere, sto male" mi fece ridere di più e mi colpì scherzosamente.
"Vuoi del tè?" Le chiesi e scosse la testa.
"Qualche medicina contro il mal di mare?" Scosse la testa di nuovo.
"Se ti sento lamentare ancora mi incazzo" la sentii ridere.
"Sono allergica al Tè e odio le medicine" spiegò.
"Allora dormi un po'" mi guardò negli occhi e poi mi diede le spalle.
Chiusi gli occhi anche io, stavo per addormentarmi quando la sentii chiamare il mio nome.
"Justin" mi chiamò
"Mmmm" risposi senza aprire gli occhi.
"Ho freddo" sbuffai e aprii le braccia.
"Vieni qui" continuai a tenere gli occhi chiusi, sentii la sua schiena toccare il mio petto e la abbraciai.
Passarono almeno venti minuti, pensavo che dormisse e stavo per farlo anche io ma proprio come prima mi chiamò.
"Ora ti soffoco" aprii gli occhi e lei si girò verso di me, vidi i suoi occhi lucidi e corrugai la fronte.
"Mi manca" sospirai tristemente.
"Non pensarci" le accarezzai la guancia dolcemente.
"Non ci riesco" scossi la testa.
"Invece sì, si che ci riesci" scosse la testa un'altra volta.
"Hey, sei Stella Argent, quella che ha calpestato una rana fino ad ucciderla e quella che mi ha salvato poche ore fa, puoi farcela" la vidi sorridere debolmente e sospirò.
"Ma sono anche quella che si stanca dopo una rampa di scale, quella che soffre di mal di mare" la guardai negli occhi e una lacrima le rigó il volto.
"Quel pezzo di merda non merita le tue lacrime" gliele tolsi con il pollice.
"Non è un pezzo di merda" mi guardò male e sospirai.
"Sì invece" sospirò anche lei.
"Però mi manca" le diedi un bacio sulla fronte e sorrisi.
"È tardi, dormi" lei annuì e appoggió la sua fronte sul mio petto, io invece la abbracciai.
Adoravo sentire il suo respiro sulla mia pelle ma ancora di più adoravo vederla così vicino a me, la sentivo al sicuro, sapevo che non le sarebbe mai successo niente.
Sapevo anche altro, appena saremmo tornati in città sarei andato a cercare quell'imbecille di Stiles e lo avrei picchiato brutalmente.
Chi era così stupido da lasciare una come Stella?
La guardai attentamente e solo allora mi ricordai che non le avevo chiesto come faceva a sapere la tecnica dell'ipnosi. le spostai una ciocca di capelli dietro i capelli e poi ci giocai un po', erano molto morbidi e avevano un profumo buonissimo.
"Lascia stare i miei capelli, Bieber" me li tolse dalle mani e risi proprio come lei.
"Riesci a farmi ridere" disse dolcemente e sorrisi.
"È a questo che ci sono gli amici" lei sorrise e sospirai.
"Dove hai imparato a ipnotizzare?" Le chiesi e la sentii irrigidirsi.

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