3rd: Lei

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Ma prima che potesse domandare alla ragazza del perché fosse lì, lei era già sfrecciata fuori dalla porta e si era ritrovata faccia a faccia con i suoi genitori, che guarda caso la stavano cercando. <Ma dove eri finita?> le chiese sua madre. Era una donna di mezza età dai riccioli neri e occhi verdi, non molto alta e un poco robusta. <Scusa mamma...ero in bagno! Ma quando sei arrivata?>

<Ok. Tutto a posto ?>

<Si certo.>

<Sono arrivata circa 10 minuti fa per recuperarvi> Scesero insieme nel parcheggio dove la loro macchina li aspettava per il rientro a casa.

<Ci fermiamo a mangiare una pizza?> domandò il padre a metà percorso. Si decise così di cenare in modo "colorato", dopo tanto grigiore e sensi di depressione la piccola famiglia aveva proprio bisogno di colore! Mangiarono bene e rientrarono a casa a un'ora decente, il giorno dopo lei avrebbe avuto scuola.

I giorni seguenti si susseguirono in modo estremamente normale, lei frequentava la terza media, si divertiva con gli amici e seguiva le sue consuete lezioni di danza. Quel ragazzo misterioso era finito nel suo dimenticatoio o quasi; qualche volta la sua immagine immobile nel letto la importunava, ma niente di che in tal caso lei si metteva subito a disegnare...era una cosa che riusciva a distenderle i nervi. Lei non ci faceva neanche caso a quello strano incontro, si comportava come una ragazza normale che ha 13 anni e che frequenta la terza media, che quell'anno ha l'esame e poi tutta l'estate per divertirsi...dopo l'esame. Già quella cosa a cui tutti prima o poi si sottopongono, quella prova che alcuni definiscono come "rito di passaggio obbligatorio" altri (cioè quelli che lo devono fare) invece lo definiscono come "tortura di passaggio obbligatoria"; ma non ci faceva molto caso, aveva deciso di vivere quell'anno nel modo più tranquillo possibile. A scuola andava discretamente, naturalmente essendo anche lei umana aveva i suoi si e i suoi no ma riusciva a gestirsi bene i suoi impegni e passioni.

Lei amava le arti e vi eccelleva in tutte, aveva molta fantasia nella scrittura ,era invidiata da molte sue compagne per la sua bravura a a disegnare, a ginnastica invece il professore la usava sempre come manichino perché facendo danza da molti anni era incredibilmente snodata. Tramite queste riusciva a dire alla gente quello che pensava, seppur in codice, ma solo grazie a l'arte del suono riusciva a esprimersi e far arrivare alla gente davvero quello che provava le sue pulsazioni vitali...quando suonava o cantava si immergeva in un altro mondo...il suo mondo! Forse perché era l'unico ricordo che aveva dei suoi genitori, quelle due figure sfuocate che aveva perso in tenera età, e per lei suonare significava averli vicino e parlargli. Quando pensava al suo passato sentiva anche una cosa strana dentro di sé, come se volesse ricordare qualcuno di importante ma avesse smarrito la sua immagine e non fosse sicura di quel legame spezzato che sentiva, quindi certe volte le veniva il dubbio che non fosse solo una sensazione di un sogno molto reale che aveva fatto da piccola.

Ritornando in tema di scuola tra poco avrebbe avuto gli esami quindi passava buona parte del suo tempo a distrarsi e fare o provare qualsiasi cosa prima del preoccupante evento!

Come un legame di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora