Capitolo 1:

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E' passato un mese e mezzo dalla finale del Grand Prix, finalmente sono tornato a casa, in Russia. Più precisamente a San Pietroburgo. Appena tornato fui acclamato per la mia vincita, Mila e Georgi mi organizzarono una festa a sorpresa, anche дед era lì ad applaudirmi, mio nonno.

"Yurochka, sono fiero di te. Ho fatto dei Pirozhki per tutti i tuoi amici."

Stavo ripensando a questi bei momenti quando il mio telefono squillò.

Vedo sul display "Viktor." E non posso evitare un'alzata di occhi al cielo. Cosa voleva?? Non pensava a spassarsela col suo Katsudon? Da come avevo notato su Instagram -dieci foto al giorno- era tornato con Yuuri ad Hasetsu.

"Cosa vuoi?" sentii la solita, inutile ed odiosa risatina di Viktor come sottofondo.

"Ciao Yuri, stiamo organizzando una cena tra di noi, pensi di esserci?"

Cosa? A) "stiamo organizzando" Chi tu ed il katsudon? ; B) "una cena tra di noi?"

"Tra di noi chi?"

"Tra di noi pattinatori тупица. Chi sennò." Mi aveva dato dello scemo?

"Ah. Non saprei, per caso qualcuno non viene?" risposi sbuffando ed infastidito.

"No Yuri, saresti l'unico a non partecipare." E con l'ultima frase capii che Viktor era davvero serio.

Dopo circa 5 secondi di acuti ragionamenti..

"Va bene. Ci vediamo." E chiusi la chiamata.

Avrei rivisto tutti.

Michele con le sue battute strane da italiano -che nessuno capiva- ,

Phichit maniaco di selfie Chulanont,

Ma, una persona tra tutte spiccava come quella che non volevo assolutamente vedere.

Jean Jacques Leroy. Comunemente chiamato JJ...Che razza di soprannome è? Ancora mi irritava il fatto che fosse arrivato terzo. Tutto mi irritava di quel ragazzo. Quel sorriso sfacciato stampato 24 ore su 24, il credersi superiore a tutti. Erano le 20.30, era ora di mangiare e allora smisi di pensare a tutto ed a tutti.

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Nei giorni seguenti mi diedero tutte le informazioni sulla cena.

Ci saremmo incontrati a Barcellona, in Spagna, visto che la finale si era svolta proprio lì. All'hotel "El palace". Ed io ero appena arrivato. Avevo il mio mini trolley rigorosamente leopardato e cercavo di confondermi tra le persone, di certo l'ultima cosa che volevo era farmi riconoscere.

La cena era alle 20.45, erano le 19.00, avevo tempo per cambiarmi e sistemarmi. Non è una cena importante ma non voglio far brutta figura davanti agli altri.

Con il mio 1,63 non potevo permettermi certi completi -avendo 16 (sì ormai sono un sedicenne, pochi mesi) poi non mi entusiasmava molto l'idea- quindi optai per dei skinny jeans e una maglietta a maniche lunghe nera.

Mi sistemai i capelli, con il mio bellissimo ciuffo acoprirmi l'occhio destro. Infine spruzzai un pizzico di profumo. Ero pronto adincontrare i miei rivali dopo mesi.

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