Capitolo 15 *

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-Dove siamo?- chiese Andrea a bassa voce. Si sentiva un po' in colpa per aver dubitato di Lucifero, in fondo lui non aveva fatto mai niente per non meritare la sua fiducia.

-Siamo all'entrata di servizio- le rispose quello, poi si mise in ascolto per controllare che non ci fosse nessuno nei paraggi -ok, muoviamoci-

Proprio di fronte a loro, immersa nella penombra, c'era l'unica uscita delle grotta, seguita da uno stretto corridoio con le sue stesse, macabre caratteristiche. Si misero in fila come si erano accordati e cominciarono a camminare, in silenzio ed in punta di piedi, anche se non era necessario perché il tappeto di cenere attutiva i loro passi. In lontananza si sentivano rumori di ogni sorta: grida attutite, scricchiolii, sussurri, risate sguaiate, pianti disperati e altri rumori su cui Andrea non aveva la minima intenzione di indagare.

Si muovevano cauti ma a passo veloce, Lucifero andava avanti senza esitare, ma muoveva spesso la testa a destra e a sinistra e sussultava ad ogni rumore con evidente nervosismo. Erano almeno tre secoli che non metteva piede là sotto, e sapeva che la nuova direzione ne era felice almeno quanto lui. Camminavano leggermente in discesa. Ad ogni passo sentivano i rumori farsi più vicini e i corridoi si stavano man mano allargando, tanto che adesso potevano passarci tranquillamente due persone affiancate.

Mentre camminavano Andrea osservava i suoi due compagni di viaggio. Se Lucifero era un fascio di nervi e teneva costantemente la mano sull'unico coltello che gli era rimasto, Michele, invece, era tranquillo e concentrato come se quella costante sensazione di pericolo lo mettesse completamente a suo agio, tanto che teneva la sua lancia comodamente appoggiata alla spalla.

Ad un tratto sentirono un rumore metallico emergere dal brusio generale. Passi.

Lucifero fece un rapido segno e i tre scartarono di lato. Si infilarono in un corridoietto secondario si appiattirono contro la parete. Le mani corsero alle armi.

Trattennero il respiro.

Il cuore di Andrea cominciò a battere tanto forte nel petto che temette potessero sentirlo. I passi si avvicinarono ancora accompagnati da due paia di stivali metallici e due voci roche e cavernose. I due demoni camminavano tranquilli, e non notarono i tre ospiti inattesi. Andrea ebbe la curiosità di affacciarsi, anche per un secondo solo, e vedere che faccia avessero quei demoni, ma il buon senso e la paura la fermarono, quindi si accontentò di ascoltare stralci della loro conversazione. Scoprì con stupore che parlavano la sua stessa lingua.

-Qui è una palla- si stava lamentando uno.

-Già- rispose l'altro -l'ultima volta che ci siamo divertiti un po' è stato quando il sedere di Gogi ha preso fuoco due settimane fa-

Il primo fece una breve, roca risata, adesso erano molto vicini.

-Non capisco che cosa ci facciamo qui- riprese poi

-Facciamo la guardia-

-La guardia a cosa imbecille? Alla cenere? Io voglio andare al piano di sopra, li si che ci si diverte-

-Imbecille ci sarai tu, Abrade non te lo permetterà mai, e ultimamente è anche paranoica, crede che su stia succedendo qualcosa-

-Cosa?-

-Questo non lo so, ma si dice che il vecchio Lucifero voglia rimettere piede qui sotto...ci credi?- le voci adesso si erano fermate proprio davanti al loro nascondiglio. Andrea sentì il sangue gelarsi nelle vene. Con la coda dell'occhio vide Michele e Lucifero tendere i muscoli, pronti a scattare come serpenti nascosti in un cespuglio di rovi. I demoni però non diedero segno di essersi accorti di loro e continuarono a chiacchierare.

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