Capitolo 19*

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Decisero di prendersi un giorno di pausa, rimandando qualsiasi piano all'indomani.

Alle otto in punto Andrea uscì di casa per andare a lavoro nonostante le proteste di tutti, non voleva dirlo agli altri, ma aveva davvero bisogno di cambiare aria. A casa rimasero i tre ragazzi, con l'ordine di darsi e dare una ripulita, così da far scomparire almeno le tracce fisiche della loro avventura. Sam andò a prendere uno straccio senza lamentarsi e Michele lo seguì a ruota, incerto su cosa fosse un mocio. Lucifero, invece, non si mosse dalla sua postazione sul divano, borbottando cose del tipo "Non sono una serva".

L'unico contributo che diede alle pulizie fu quello di levare il sangue dalla lama della spada, cambiarsi i vestiti e dare a Michele qualcosa da mettere. In realtà si sentiva ancora addosso il senso di colpa per aver quasi mandato tutto all'aria, ma stava lentamente passando. Si consolava dicendosi che almeno era riuscito a riprendere il controllo prima di fare qualcosa di irreparabile. Meglio di niente no?

Il sangue dei demoni era denso quindi ci mise dieci minuti buoni a ripulire tutta la lama. Completata l'opera buttò il panno che aveva usato per terra assieme ai vestiti che si era tolto e mormorò una parola. Ci fu un crepitio, un sottile filo di fumo si alzò dalla stoffa e tutto svanì in un istante con una grossa fiammata gialla che ridusse il tessuto in cenere lasciandosi dietro un'intensa puzza di zolfo. Sam e Michele uscirono allora dal bagno, muniti di secchi d'acqua e stracci per pulire.

-Che cavolo hai combinato?- lo attaccò subito Sam.

Lucifero gli rispose scrollando le spalle -Ho bruciato una cosa- mentre rimetteva la spada nella guaina.

-E non potevi farlo fuori?- lo rimbeccò il ragazzo andando ad aprire le finestre.

Lucifero non si preoccupò di replicare. Era troppo occupato ad osservare la spada, cercando di decidere quale fosse il posto migliore dove tenerla. "Sicuramente il più lontano possibile" pensò. Sentiva ancora l'argento chiamarlo invitante.

Sam sbuffò scocciato e si mise a pulire il sangue sul pavimento -Tu cerca di pulire le bruciature- disse a Michele. I due si misero a lavoro, Lucifero invece prese la giacca e aprì la porta con la spada in mano.

-Dove vai?- gli chiese il fratello

-A mettere questa in un posto sicuro-

-Perché? Qui non va bene?- gli chiese Sam scrutandolo attentamente

-No, qui ci sono io- gli rispose l'angelo distogliendo lo sguardo. Uscì senza aspettare una risposta o un commento ironico dell'umano ed iniziò a stilare una lista di posti sicuri e facilmente raggiungibili. Per nascondere la spada fece comparire un tubo per i disegni che poi si infilò a tracolla, menomale che la guardia era abbastanza stretta. Mentre camminava senza meta si rese conto che probabilmente molti punti della sua lista non esistevano neanche più.

Dopo un po' di giri a vuoto, i piedi lo portarono al bar dove lavorava Andrea. Si fermò davanti alla vetrina quasi senza accorgersene e la vide volare tra i tavoli con un sorriso aperto e cordiale. Era così diversa dalla solita Andrea, la vera Andrea, burbera e sgarbata. Sembrava un'altra persona. Rimase a guardarla per quasi cinque minuti, poi si scosse e si allontanò velocemente, prima che lei potesse vederlo. Meglio evitare di sembrare un maniaco più di quanto non avesse già fatto.

Alla fine arrivò davanti al negozio di Amelia. Indugiò un secondo sulla maniglia, cercando delle alternative. Andrea si sarebbe infuriata. Aprì la porta senza trovarne e il tintinnio del campanello annunciò il suo arrivo. Gli bastò attraversare l'uscio per sentirsi schiacciato dall'oppressione magica delle cose nel negozio. Ci mise qualche secondo a riprendersi, quindi non si accorse della vecchia finché non se la ritrovò di fronte.

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