Capitolo 4

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Harry rientrò in casa sua dopo una lunga giornata di lavoro. Avevano passato ore a trovare degli indizi ma non ne avevano scoperti più di tanti.

Grazie all'aiuto di Cassandro, avevano parlato con Emes, il fratello di Agrippo. Gli aveva riferito che la notte prima lui si era allontanato dal gruppo e che suo fratello era venuto a cercarlo. Poi era stato attaccato da qualcuno. Un mago, o una strega. Quel tizio gli aveva lanciato un "lampo verde", come aveva detto lui, che aveva ucciso il suo amico Snaso. Agrippo era intervenuto per proteggere il fratello ma la cosa non era finita bene per lui.

Harry non si sarebbe mai tolto dalla testa l'immagine del suo petto aperto, con tutti i vasi sanguigni tagliati. E poi c'era quel maledetto pugnale. Il pugnale di Serpeverde, altro cimelio della famiglia di Voldemort. Quella maledizione era così potente che avrebbe potuto ucciderlo. Se non fosse stato per Hermione, a quell'ora sarebbe stato cenere. Inoltre, non riusciva a credere che si trattasse solo di qualche Mangiamorte che cercava di creare scompiglio. Questa volta sembrava che ci fosse qualcosa di più. Si era introdotto ad Hogwarts. Aveva rubato la bacchetta di Sambuco violando la tomba di Silente. Nessuno avrebbe mai fatto tutto questo senza un motivo.

"Harry, sei tu?" chiese Ginny dalla cucina.

Era rimasto fermo sulla soglia a pensare a tutto quello che era successo senza essersi accorto di essere effettivamente entrato in casa. Ora avrebbe dovuto dire tutto a Ginny? Tanto l'avrebbe scoperto comunque.

Lui non voleva farla preoccupare, ma nasconderglielo l'avrebbe fatta soltanto arrabbiare e voleva davvero evitare la sua ira. Era peggio di Molly quando si arrabbiava.

"Sì, sono io Ginny" rispose alla moglie.

La raggiunse in cucina e la abbracciò strettamente a sé. Quanto gli era mancata, lei, il suo profumo, i suoi soffici capelli, le sue morbide labbra. L'amava alla follia. Per quella sera voleva concentrarsi solo su quello.

"Come è andata al lavoro?" si allontanò da lui e lo guardò dritto negli occhi.

Quella mattina Ken sembrava molto preoccupato. Doveva essere successo qualcosa di davvero spaventoso se un Auror aveva reagito in quel modo.

"Niente di così importante" mentì lui. Non voleva affrontare quella conversazione in quel momento.

"Harry, Ken era così preoccupato. Non può essere successo niente di importante".

"Ginny" prese il suo viso tra le mani e lo avvicinò alle sue labbra. "Non voglio parlare di lavoro. Sono distrutto. Voglio solo rilassarmi, con te".

La baciò. Un bacio appassionato. Le sue labbra rosee era così delicati e dolci. Non aveva la più pallida idea di come facesse a rinunciare a quelle labbra per andare al Ministero.

Spostò le sue labbra sul suo collo. Lei ebbe un piccolo gemito, poi gli afferrò i capelli spettinati.

"Harry, devo preparare la cena" gli sussurrò delicatamente all'orecchio.

"Puoi cucinare anche dopo" rispose lui.

Non aveva voglia di aspettare. Quel giorno gli aveva ricordato che la vita era imprevedibile. Quando aveva sconfitto Voldemort aveva pensato che oramai niente avrebbe ostacolato i suoi piani. Aveva pensato che la sua vita sarebbe trascorsa serena per sempre. Ma quella mattina, quando aveva visto il pugnale, quando aveva visto Kayla e i suoi uomini liberare la maledizione dal pugnale di Serpeverde aveva capito che non era così. La vita non sarebbe mai stata prima di pericoli per lui. La sua vita non sarebbe mai stata senza Voldemort.

In quel momento non aveva voglia di aspettare la cena. Voleva Ginny, lì, subito. Sarebbe potuto morire dieci minuti dopo. E, dato le cose che stavano accadendo, la possibilità non era tanto remota.

Strinse la moglie sulla vita e la sollevò. Era leggera come una piuma.

Lei mise le mani dietro di lui e lo baciò. Le sue labbra fremevano tutte. Aveva una leggera barba che le dava dei leggeri pizzichi alle guance, ma a lei piaceva tanto. Amava accarezzare il viso di Harry e trovare della piccola peluria sulle sue guance così perfette.

"Andiamo in camera" disse lei annaspando.

Harry si smaterializzò. Ricomparvero nella loro camera da letto, un piano sopra la cucina. Le tolse la tunica rossa che portava. Sotto indossava solo la biancheria.

La spinse sul letto, lei sorrise divertita. Attorcigliò i suoi piedi attorno alla vita e lo tirò a sé.

Cadde sul letto sopra di lei. Riusciva a sentire il suo seno schiacciato contro il suo petto e il suo dolce e caldo respiro contro il suo viso.

Ginny gli strappò di dosso la sua tunica nera di Auror. La sua pelle bianca come il latte sembrava splendere di luce propria al buio della camera da letto.

Gli baciò un capezzolo, e poi l'altro. Sentì le sue mani dietro la schiena. Il suo tatto era così delicato.

Il reggipetto scivolò via dal suo corpo mentre lei toglieva le mutande di Harry dal suo inguine.

Ora era lì, nudi e stretti in un abbraccio. Si avvinghiarono ognuno nelle braccia dell'altro e fecero l'amore come non l'avevano mai fatto prima. Come se fosse stata l'ultima volta a loro disposizione. 

Harry Potter e Il Padrone della Morte (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora