QUARTA SFIDA - FANTASY

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1) Tratto da Bienvenue à Palais de Merveilles di _Charlotte_Black_

Leà osservò Vladimir per un minuto buono, mordicchiandosi con forza l'interno della guancia. Infine giurò.

Vladimir con un sospiro iniziò il suo racconto.

"Da quando sono nato, non ho mai vissuto stabilmente in una città per più di qualche mese.

Mio padre era un commerciante, ed io passavo la maggior parte del tempo in viaggio con lui. Non sapevo cosa commerciasse. Non mi importava, ero un bambino, pensavo solo a divertirmi.

Ho visto Londra, Madrid, Praga, Berlino, ho girato il mondo, da quando ero in fasce, ed infine, all'età di otto anni, sono arrivato sulle coste del Giappone.

Un marinaio, amico di vecchia data di mio padre, ci ospitò sulla sua nave.

Era un vascello meraviglioso, della stessa sfumatura della notte più buia dell'inverno, con vele trapuntate di stelle. Scivolava sull'acqua silenzioso come uno spettro, ma a bordo regnava la baldoria più sfrenata anche a notte fonda.

Tornavamo sulla nave ogni anno, per qualche​ mese, poi ripartivamo ancora. Continuammo così per nove anni.

Fu a bordo del vascello che la conobbi. E fu amore a prima vista.

Si chiamava Yuriko, che letteralmente significa "la bambina delle cento perfezioni". E lei lo era davvero.

Tutti però, la chiamavano la "Principessa dei Pirati." Era davvero anche questo. Una principessa, intendo. Lo era per me.

Aveva sempre i capelli sciolti, che ondeggiavano nella brezza, lucidi e scuri come le piume di un corvo.

I suoi immensi occhi verdi dal taglio orientale erano due gemme rare, uniche.

Era minuta e aggrazziata e vestiva sempre un kimono rosso sangue con uno stemma sulla schiena, uguale a quello sul vessillo della nave.

Aveva una piccola voglia viola scuro sul collo, e profumava sempre di sabbia, e di cannella.

La sua pelle era salata e nonostante in vita sua non fosse mai scesa dal vascello, era meravigliosamente candida.

Giocavamo insieme ogni giorno.

Lei si arrampicava sull'albero maestro e si sedeva al posto di vedetta con i piedi a penzoloni.

Io ero un cavaliere e lei la dolce damigella da salvare.

Ma non era solo una damigella indifesa.

Era molto di più.

Un'amante dei libri ed una grande sognatrice, nonché un'abile spadaccina. Duellavamo sempre con spade di legno su cui erano incisi i nostri nomi. Una piccola donna chiusa nel corpo di una bambina.

Fin da quando aveva quattro anni suonava il piano. Molte volte suonò per me, lontano da orecchie indiscrete, melodie di indescrivibile dolcezza che riservava solo a me.

Tutti sognano di salire su una nave e non tornare più.

Lei sognava di scendere a terra.

Ogni sera, quando tutti dormivano, salivamo sul ponte e lei mi raccontava fiabe sull'oceano, e leggeva per me, opere teatrali, poesie e leggende del suo paese.

Io le raccontavo tutto ciò che sapevo del mondo, mentre lei stava con la testa appoggiata sulle mie gambe e il lento ondeggiare della nave cullava il suo sonno.

Le portavo regali e libri da ogni parte del mondo. Le avevo descritto la sensazione di trovarsi a Piazza San Marco, in cima al campanile, ai piedi della Cattedrale di San Vito a Praga, sotto la Tour Eiffel o a Notre Dame de Paris. L'avevo fatta viaggiare.

L'Arena di SWATTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora