SECONDA SFIDA - PARANORMALE

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1) Tratto da Angeli della Morte di Maggie_maeg

Giù nell'abisso qualcuno tramava nell'ombra.

«Lucifero», una voce vellutata chiamò la Bestia dal suo rifugio ed ella uscì in tutta la sua magnificenza.
Il bellissimo angelo, una volta appartenuto alle schiere dei Serafini, era diventato qualcosa di mostruoso: le unghie un tempo perfette si erano allungate tanto da formare artigli affilati, il suo orgoglio e la sua prepotenza avevano mutato anche le sue dimensioni ed i suoi occhi, un tempo i più splendenti, erano palle di fuoco. Era il tentatore che scrutava la sua ancella con desiderio.
«Che notizie mi porti?» domandò il diavolo alla giovane ragazza al suo cospetto, sedeva su un trono, nero come la morte. Durante la mutazione aveva mantenuto le sue ali che però avevano perso tutta la loro luce e ne era rimasto solo una scheletro maestoso.
«Non troppo buone, mio Signore, il Cielo si sta organizzando e i nostri piani per incastrare Azrael Gabrielson non sono andati a buon fine. L'angelo non ha intenzione di abbandonare la sua schiera» rispose la giovane donna con la voce rotta.
«Mia dolce Morgana», il diavolo scese dal suo trono e mentre si avvicinava alla strega, mutò il suo aspetto tornando ad avere dimensioni più umane. Il corpo perse la sua magnificenza, i suoi artigli e i suoi denti si ritrassero, i capelli tornarono di uno splendente biondo platino, tornò ad essere affascinante come un tempo, ciò che restò immutato furono le maestose ali scheletriche ed i suoi occhi infuocati. Egli accarezzò il docile volto della donna e continuò «non puoi ancora volere quell'angelo, egli non è più di nostro interesse, ricordi?» la sua voce era elegante e tentatrice.
Morgana deglutì, lei stessa aveva paura del Diavolo nonostante fosse una sua alleata.
«Sì, mio Signore».
«Su chi ci stiamo concentrando, Morgana?» domandò la bestia trasformata accarezzando le spalle nude della giovane, che rabbrividì.
«Sulla ragazza» dichiarò tremante.
«Esatto» sibilò Lucifero, si allontanò da lei e tornò ad essere la creatura mostruosa in cui si era trasformata, e con voce bassa e roca continuò, «deve essere MIA!».


2) Tratto da Cattivo Sangue di gd_dady

Mi svegliai avvertendo un forte dolore al costato.

"Svegliati idiota di un umano"

Mi stava dando dei calci? Un altro calcio mi prese in pieno il braccio. Mi lamentai e riaprii gli occhi.

"Finalmente, pensavo che saresti morto di vecchiaia lì a terra".

"Chi diamine sei? Smettila di prendermi a calci".

La mia voce era quasi un sussurro affannato. Il dolore misto a bruciore che avevo al petto era aumentato e i calci che, con molta probabilità, quella tipa mi aveva sferrato mi avevano lasciato anche un bel dolore al fianco sinistro. Perfetto mi manca solo la schiena e non mi muovo più - pensai in quel momento.
Mi alzai da terra e la osservai. Era una ragazzina, o almeno ne aveva l'aspetto. Un viso rotondo e paffutello, guance rosee e capelli corvini lunghi che ricadevano morbidi sulle spalle. Era un dieci centimetri più bassa di me, al massimo un metro e sessanta; sembrava così indifesa, ma dagli occhi si capiva che era tutta una copertura, un involucro di carne, qualcuno che doveva farti credere che potevi fidarti, e invece i suoi occhi rosso scarlatto parlavano chiaro. Non era umana. Non era come me. Era un mostro. Sarei dovuto scappare. Incrociò le braccia al petto e con un ghigno divertito mi girava intorno quasi saltellando. Sembrava davvero una quattordicenne che giocava.

"Mi chiamo Amira, e sono un mezzo demone, che ci fai qui? Ti sei perso?"

"Warden mi ha consigliato la strada".

"Intendo qui! Tra i demoni, non si vedono molti umani".

Indicò il posto girando l'indice come per formare un cerchio.

"Non credo ti riguardi".

Mi sorrise beffarda e le contraccambiai un sorriso finto e molto da presa per i fondelli. Onestamente ero stanco di stare tra i folli, demoni e dannati. Sapevano tutto e nessuno mi diceva nulla, dovevo vedermela da solo e quindi perché metterla al corrente dei miei piani di fuga?

"Non è che mi importi più di tanto, voglio solo sapere se hai intenzione di prendere la chiave".

Non le risposi, cosa voleva da me? Un biglietto di andata senza ritorno? Continuava a ronzarmi intorno e stava per farmi venire un bel mal di testa. La bloccai istintivamente per un braccio facendola fermare. Mi guardò torva, ma poi mi rivolse un altro sorriso, ma questa volta, parve più malefico del precedente. Aveva inclinato lievemente la testa e incurvato un angolo della bocca guardandomi come se mi stesse studiando.

"Diciamo che il coraggio non ti manca, magari potresti uscire intero da qui se mi lasci venire con te".

Con una manovra abile mi girò il braccio con il quale l'avevo afferrata e lo portò dietro la mia schiena tenendolo bloccato. Con l'altro braccio mi afferrò per il collo. Aveva una presa forte, non riuscivo a liberarmi nonostante continuassi a dimenarmi. Si avvicinò al mio orecchio. Il suo alito caldo sembrava quasi bruciare la pelle.

"Portami con te oltre la porta, liberami e ti aiuterò. I demoni ci penseranno due volte prima di attaccarti".

Mi lasciò andare spingendomi in avanti. Dovevo aiutare un mostro ad uscire da lì? No. No. Non potevo. Non potevo lasciare che un demone, o mezzo che sia, entrasse nel nostro mondo. Troppo potente, l'avrebbe distrutto.

"Non vuoi rivedere la tua ragazza?"

Assunse una posizione infantile, si portò le mani dietro la schiena e giocava con i piedi, l'espressione sul volto di una bambina capricciosa. Non le risposi, come sapeva di Aurora? Che avesse origliato la discussione con Warden? Impossibile, lei si trovava qui e noi ne avevamo parlato fuori da questa caverna. Continuai a camminare per la mia strada non prestandole più attenzione. Ero molto più lento di prima e, purtroppo, il dolore al petto cresceva sempre di più. Lo toccai con la mano, il bruciore sembrò più forte e si espandeva per tutto il braccio e questa volta arrivava fino alla mano sinistra. Lei notò la cosa, mi stava ancora pedinando.

"Non migliorerà, anzi sarà sempre peggio, e se un demone dovesse prenderti di nuovo saresti spacciato. Fatti aiutare, io posso salvarti, posso condurti alla chiave senza problemi. È uno scambio equo infondo, io ti aiuto a scappare e tu mi porti con te. Una volta fuori non saprai più nulla di me, giurin giurello".

Mi girai ad osservarla, aveva incrociato le dita e sul suo volto notai un barlume di speranza. Era davvero convinta che l'avrei fatta uscire? A che prezzo? Una volta sulla terra cosa avrebbe fatto? No, non potevo. Scossi il capo e continuai a camminare tra quelle mura di pietra che sembravano farsi sempre più strette. Il freddo era cessato. Non avvertivo più la sensazione di prima, non battevo più i denti, anzi iniziai a sentire pure caldo. La pietra continuava a fare luce sul mio cammino. La strada dritta e praticamente tutta uguale. Ripensai all'attacco del demone. Come potevano esistere queste creature? Un tempo camminavano davvero sulla terra? Se era vero allora le streghe avevano fatto un buon lavoro a rinchiudere qui questi mostri. Avevo ancora il suo volto davanti gli occhi. Orripilante, mi stava divorando l'anima. Sentivo solo puro odio e forse neanche per mio padre l'avevo mai provato.

Avresti dovuto uccidere tuo padre, visto cosa ti ha fatto? È colpa sua se sei qui.

Erano i demoni, continuavo a sentirli nella mia testa. Avevano ragione, era tutta colpa di mio padre. Mi aveva costretto a combattere e diventare un membro attivo della comunità dei cacciatori Rocks, non potevo più uscirne, o almeno non vivo. Morire durante la lotta o morire per mano di Rock. Questa era la fine di un cacciatore di streghe che faceva parte del suo clan.

I calci, i pugni, le notti di addestramento tra i boschi senza toccar cibo.

Continuavo a scacciare quei pensieri. Perché continuare a ricordarmi di mio padre? Giocavano con me e le mie debolezze?

"Esatto! Ti guardano dentro, toccandoti l'anima sono riusciti ad entrare nella tua mente e utilizzano il tuo odio per il loro scopo".

Mi fermai e la guardai stupito, riusciva a leggermi nella mente?

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