1) Primo estratto tratto da Due carabinieri di Alex202000
Non era il solito giro di routine.
Era il dieci Febbraio di un anno qualsiasi.
Ed era anche, per così dire, il pattugliamento settimanale dei carabinieri di Menenfrego: un evento straordinario, mistico e quasi surreale.
La solitaria Fiat Punto dei carabinieri se ne stava, annoiata, davanti al Fai da Te, in modo da occupare tre dei cinque parcheggi totali, emanando un'aura di noncuranza e di inutilità. Il negozietto faceva angolo tra una chiesa decadente e un paio di appartamenti presso l'uscita di Menenfrego, dove, da un ampio belvedere, si dominava la periferia del paesello, mentre un vento debole si occupava di raffreddare la mattinata disarcionando le poche foglie ancora sugli alberi.
Terminata la consumazione, Bentivoglio uscì dall'automobile, pronto ad attraversare la strada; aveva infatti adocchiato un cestino dall'altro lato, ennesimo mirabolante avvenimento. Giunto quasi al centro della disastrata carreggiata, una vecchia Peugeot gli tagliò la strada, schivandolo di appena un soffio e lasciandolo inebetito a contemplarsi intorno. Andava almeno a cento all'ora. Fortuna volle che nessun altro pazzoide prendesse la curva a quella velocità, preservando così la salute fisica del militare, che finalmente raggiunse il cestino e lanciò senza garbo il suo rifiuto. La carta si sollevò più del previsto e andò a solcare i venti, ma Bentivoglio non parve notarlo appieno. Si sporse dalla ringhiera arrugginita per ammirare il panorama. In mezzo alla pianura, un pastore e il suo cane accompagnavano il gregge al pascolo. Un fastidioso cigolio ruppe il magico istante ammirativo in cui sguazzava Marco Bentivoglio: il suo collega stava abbandonando il fai da te. Egidio Petrenzini reggeva in braccio un notevole ombrellone da spiaggia decorato a fiori arancioni e si dannava per vederci qualcosa e, nel frattempo, provava ad aprire il cofano della macchina di servizio; a ciò si aggiungeva un curioso tentativo di ammiccare verso Bentivoglio in celebrazione del rispettabile acquisto. Ma il ragazzo vagava con gli occhi nell'ipnotica livrea dell'ombrellone, e solo le cannonate l'avrebbero distolto. Per l'appunto, uno sparo fracassò il tranquillo silenzio mattutino, rimbombando per il paese addormentato. Stormi di piccioni si levarono dai tetti delle case incrociandosi nel cielo in una confusa zuffa per la salvezza. Una seconda detonazione terrorizzò il resto dei volatili. Il terzo colpo di fucile fu l'ultimo della serie, ma anche il più nefasto. Egidio Petrenzini permise al nuovo acquisto di scivolargli dalle mani infreddolite e abbattersi sulla carrozzeria della Fiat Punto; di corsa attraversò la striscia di catrame che lo separava dall'amico e si affacciò anche lui dal parapetto. Nel frattempo, il collega aveva sbarrato gli occhi celesti. Scrutava ora la pianura con rinnovato sgomento, la mano sul fodero della pistola. Se ne fosse stato in grado, l'avrebbe estratta volentieri.
«Cacciatori» sentenziò Petrenzini con un gesto di giustificato menefreghismo.
Tornò a sondare il panorama apparentemente tranquillo.
«Conosco un cacciatore cieco» disse l'altro voltandosi.
«Dovremmo andare a controllare...» ci ripensò il carabiniere.
«E se ci sparano?»
«Be', sono sicuro che non lo faranno.»
«Ne sei sicuro?» domandò Bentivoglio.
«Vedo che non conosci ancora i vantaggi del mestiere, ragazzo.»
«Eh, sono nuovo io» lo appoggiò.
Egidio Petrenzini annuì profondamente. Inspirò a fondo l'aria limpida come avesse raggiunto la vetta dell'Everest, poi tornò con occhi comprensivi sul viso del compagno.
«Vedi questa divisa?» disse toccandosi i pantaloni, «Fai conto sia un'armatura o un bel giubbotto antiproiettile. Nessuno può farci niente, con questa divisa. Se un cacciatore ci vede, se la fila a gambe levate, altro che sparatorie. Così come un ladro, uno scassinatore, un rapinatore, un furfante, un... be', hai capito. E in ogni caso, mal che vada, anche noi abbiamo un'arma, ci possiamo difendere» spiegò soppesando le parole.
Un silenzio glaciale calò su tutto.
«Non vorrei che quel tuo amico cieco faccia sciocchezze... come si chiama?» divagò.
«Non lo so, ma secondo me puoi stare tranquillo. Cesare è il cacciatore più bravo che conosco.»
«Si chiama Cesare, allora?»
«Sì» affermò Bentivoglio, abbassando più volte le palpebre.
«Conosci altra gente stramba, ragazzo?»
«Conosco un tale che coltiva peperoni.»
Al carabiniere non sembrò molto fuori dalla norma, ma evitò di sprecare fiato, chè c'era freddo e tra un po' nevicava. "Meno aria calda nel corpo, più freddo nelle ossa" diceva sempre.
A tale proposito, pensò bene di invitare l'amico a coprirsi: «Per non diventare dei ghiaccioli, come minimo dovremmo prenderci i guanti; ce ne dev'essere un paio in macchina.»
«Andiamo alla caserma?»
Egidio Petrenzini ci pensò un po' su e gli parve una saggia proposta. Tuttavia, preferì nuovamente il silenzio, chè i fiocchi di neve incominciavano a scendere; erano così fragili da sembrare astratti e si scioglievano ancor prima di toccare terra.
I due carabinieri tornarono alla Fiat Punto. Petrenzini aprì la portiera posteriore e trovò, quasi come previsto, due paia di guanti in pelle. Ne passò uno al compagno, che lo indossò con lentezza affettata mentre nostalgico si voltava a contemplare il piccolo belvedere. Nel frattempo, agguantò saldamente l'ombrellone e, nel voltarsi, notò gli occhi di Marco Bentivoglio che lo fissavano. Ancora una volta si risolse a star zitto; aprì il bagagliaio e depositò l'anacronistico acquisto. Con l'amaro in bocca osservò le scalfitture sul telaio bianco dell'ombrellone. Si consolò pensando all'irrisoria cifra che aveva speso; essendo fuori stagione, avrebbe potuto comperarne un altro a basso prezzo. Tirò su col naso, e, approfittando della vicinanza fisica del collega e della sua scarsa memoria, lo invitò a tagliare la corda: «Che fa, ce n'andiamo? Si sta morendo di freddo.»
Bentivoglio annuì delicatamente. Petrenzini salì sull'auto accendendo il motore; dalla marmitta, fumo nero si alzava nell'aria. Il ragazzo non entrò in macchina. Aggrottò la fronte per ricordare qualcosa, ma nulla lo trattenne in quel luogo. Si avviò allora per la discesa, a piedi, stringendosi nella divisa con le mani in tasca. I rami degli alberi iniziavano a coprirsi di bianco e l'asfalto brillava sotto il sole. Petrenzini guardò a lungo il collega senza riuscire a muoversi. Rimase interdetto come un popolano a teatro, come un allibito carabiniere che contempla, in silenzio dalla sua macchina, la stramba natura umana._________________
2) Secondo estratto tratto da Alice in Polloland di AliciaJk19 e Star-R136a1
Alice era da sola a casa. Era notte fonda, ma molto fonda, e la ragazzina sentì un rumore provenire dal corridoio... La luce nel corridoio era spenta. Alice tastò la parete, in cerca dell'interruttore, ma trovò solo la pietra imbevuta di una sostanza viscida... urlò.
Il sangue era su tutta la pietra. La ragazza, dopo aver emesso quell'urlo pieno di terrore, fuggì via disperata e alla ricerca d'aiuto, mentre un'ombra celata dall'oscurità la squadrava, guardandola fuggire via.Alice scappò senza guardarsi indietro, il fiato via a via sempre più debole nei polmoni in fiamme a causa dello sforzo. Non si accorse nemmeno della sagoma che giaceva a terra a pochi passi da lei. Inciampò, crollando a terra con un gemito soffocato.
Alzò lo sguardo. Qualcosa strisciò verso di lei, ma non ebbe il coraggio di fissarla così a lungo da sapere cosa fosse: lanciò un grido disperato e, con un ultimo sprazzo d'irruente foga, si disimpegnò dall'altrui morsa per tentare ancora la fuga.Lanció un grido talmente forte che si emozionò e inizió a cantare "Waka Waka" con tanto di balletto. Peppermint, il gatto obeso che la stava osservando malevolo nell'ombra, si avvicinò al suo corpo ancora caldo, per poi sedersi con la grazia di una ballerina sopra il suo viso.
Il gatto in realtà era un vampiro e succhiò tutto il sangue di Alice, trasformandosi in Damon Salvatore.Ma poi arrivarono Sam e Dean e lo fecero fuori col set ammazzavampiri.
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RICORDIAMO A TUTTI I PARTECIPANTI CHE SONO OBBLIGATI A DARE UN VOTO AD OGNI SFIDA. CHI VOTERÀ IL PROPRIO ESTRATTO VERRÀ SQUALIFICATO.
E voi, cari utenti, quale estratto avete preferito? Fatecelo sapere nei commenti!
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L'Arena di SWATT
DiversosAvete voglia di lanciarvi in una sana competizione? Desiderate mettere in gioco la vostra storia ancora una volta? Allora questa nuova rubrica fa sicuramente al caso vostro. Qui gli estratti più belli delle vostre storie si sfideranno contro altri e...