°Umi no Densetsu° || Mermaid!Viktor x Yuuri

Capitolo 2

Un forte vento di tramontana scompigliava i capelli di Yuuri, che camminava per strada perso nei suoi pensieri. Per quanto potesse essere pessimo il suo italiano, sembrava stare simpatico agli arzilli vecchietti della zona, che non si lasciavano sfuggire neanche un'occasione per parlare con lui.

Infatti, proprio in quel momento, stava andando a casa di Rosario, davanti alla quale si riunivano sempre i soliti amici. Si conoscevano da anni, e il moro non riusciva a capire come potessero ancora sopportarsi dopo tutto quel tempo: sarà che lui era un po'amico di tutti, non si faceva problemi a lasciare amicizie per trovarne completamente di nuove; per quanto timido, una volta che riusciva a farsi conoscere risultava quasi sempre simpatico.

Non che si divertisse particolarmente, in loro compagnia: non facevano altro che raccontarsi vecchie leggende da marinai, accompagnandosi con grappa e sigari.

- Ciao Yuuri!

Nicola, un arzillo vecchietto semi-analfabeta, gli stava facendo cenno di sedersi vicino a lui, su una vecchia sedia di plastica bianco sporco.
Educatamente, l'asiatico salutó tutti, mettendosi poi a sedere.

- ...Dico davvero, era grande cosí. Voleva ucciderci stringedoci tra i suoi tentacoli assetati di sangue, per poi mangiarci senza alcun remore. Sono creature pericolose, i Kraken. Chin-chun-chan, ne hai mai visto uno?

Aveva capito quasi tutto, a parte il nome con cui l'aveva chiamato Rosario. Che fosse un modo carino per rivolgersi agli altri in Italia?

- No, in Giappone non abbiamo animali cosí.

Sorrise imbarazzato, sistemandosi gli occhiali blu sul naso.

- Allora ti conviene stare molto attento! Hanno i tentacoli, sono creature senza pietá e sono grandi piú o meno quanto casa tua.

- Su Rosario, non spaventarlo inutilmente. Un ragazzo cosí carino dovrebbe aver paura delle sirene! Quelle streghe ammaliano i marinai con la loro voce stupenda, li trascinano sott'acqua... E quando muoiono, Dio solo sa cosa gli fanno!

- Il mio miglior compagno di mare fu ucciso da una sirena. Tutti dicevano che si era suicidato... Ma io so benissimo che non l'avrebbe mai fatto. È stata una sirena! L'ho sempre detto io che l'amore per le belle donne lo avrebbe ucciso.

Ci fu una risata generale, ma Yuuri aveva giá smesso di ascoltare. Parlavano di lui come se non ci fosse, cosa che aveva sempre odiato.

........

La mattinata passó in fretta, tutto sommato.
Non poteva dire di essersi divertito in quella sottospecie di ospizio a cielo aperto, ma almeno aveva la compagnia che senza dubbio non poteva avere sulla spiaggia.

E adesso stava lí, sul divano di casa sua a non fare niente, sua madre che sfrecciava freneticamente per casa con l'aspirapolvere.

Voleva tornare in Giappone.

Era rimasto in Italia quanto bastava per capire che quello stile di vita non faceva per lui, per niente.

- Mamma, non so cosa fare.

Il moro si sistemó sul divano, poggiando la testa allo schienale.

- Aiutami, invece di stare a lamentarti!

Interpellare sua madre non era stata affatto una buona idea. Quella casetta vicina al mare era notevolmente più grande di quella che avevano in Giappone, che a malapena ne copriva due terzi della superficie.

- Il fatto è che qui ci sono solo vecchi decrepiti. Non so con chi parlare!

Il moro sospiró, lanciando uno sguardo sconsolato prima a sua madre, poi a quell'aspirapolvere dannatamente rumorosa a cui avrebbe giá dovuto dare fuoco da tempo.

- Amore, ma è normale! Siamo qui da poco. Perché non vai sulla spiaggia? Magari trovi pure qualche ragazza carina.

Dopo che la donna gli fece pure un occhiolino, non ebbe la forza di rispondere niente.
Non aveva voglia di andare in spiaggia, ma la preferiva di gran lunga ad altro tempo in compagnia di quei vecchi perennemente con un bicchiere di buon vino in mano.

Si alzó dal divano ed uscí di casa strascicando i piedi, piú per evitare di lavorare sotto la tirannia di sua madre che altro.

Lentamente, la pelle candida accarezzata dal sole, si avvicinó a quel turbinio di colori freddi e segreti mai rivelati chiamato mare, un canto lieve e soffuso che neanche notó a fargli come da sfondo.

*Angolo autrice*
Come promesso! :3
Sto giá scrivendo il terzo uwu