Capitolo 10

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Erano sedute in salotto, una di fronte all'altra nell'assoluto silenzio aspettando che Lauren iniziò a parlare. Quest'ultima prese un grosso respiro e guardò Camila negli occhi per poi far sentire la sua voce.

"Da quando sono nata sono cresciuta in un quartiere abbastanza pericoloso. Molte volte qualcuno entrava in casa per derubarci mentre a volte cercavano addirittura di ucciderci. Non c'era un motivo preciso, lo facevano e basta. I miei genitori non li hai mai conosciuti perchè non avevano lavoro ed erano troppo sfaticati per cercarlo. Mia madre andava via ogni sera con un uomo diverso mentre mio padre tornava a casa ubriaco spendendo i soldi con cui dovevano nutrirci alcool. Avevo solo sei anni quando un giorno sono uscita di casa dopo mesi perchè i miei non me lo permettevano e sono entrata in quel centro commerciale dove ci siamo viste per la prima volta. Mi ricordo ancora quando tua madre perse quel guanto che ci diede l'opportunità di parlare. Ero entrata per cercare lavoro, ero giovane e innocente e non sapevo che ero troppo piccola per farlo, tutti avevano la stessa opinione su di me: una bambina pazza in cerca di attenzioni." Disse l'ultima frase ridacchiando nervosamente. "Lo pensavano tutti tranne una persona: Lucy. Era una ragazza di circa venti anni e quel giorno mi vide a terra a piangere in un angolo. Si avvicinò a me e mi strinse tra le sue calde braccia. Non ci crederai ma quello è stato il mio primo abbraccio dopo la mia nascita, mi sentivo in qualche modo protetta. Ogni giorno tornavo in quel centro commerciale e ogni giorno lei mi abbracciava e qualche volta vedevo anche voi." Continuò con un leggero sorriso. Prese la mano di Camila e iniziò a giocherrellarci. "Ovviamente i miei lo vennero a sapere e iniziarono a picchiarmi, a volte perdevo conoscenza e mi svegliavo dopo ore sempre nello stesso punto in cui ero svenuta. Ero una bambina di sette anni dal corpo magro e fragile, mettermi al tappeto era facile. Poi nacque Taylor, la mia ragione di vita. Era l'unica che mi trattava bene in quella casa. Quando avevo otto anni mi presi una forte febbre, penso che tu te lo ricorda. Mi ospitaste in casa vostra per circa una settimana e non vi ringrazierò mai abbastanza per asservi presi cura di me e dal giorno in cui tornai al centro commerciale non vidi più Lucy." Non riuscì a continuare e non perchè magari stava piangendo, quello non lo avrebbe mai fatto ma non riuscì per colpa di due braccia intorno al suo collo che la stringeva forte. Camila aveva iniziato a singhiozzare e non si era più trattenuta: l'aveva abbracciata.

"Lolo..." Cercò di parlare ma venne interrotta dai singhiozzi, Lauren la strinse più forte accarezzandole i capelli e dandole dei baci sulla testa.

"Calmati Camz... shh..." Disse Lauren dolcemente cercando di far calmare la cubana. Rimasero abbracciate per un bel pò di tempo finchè Camila non sciolse l'abbraccio.

"Dio mio, scusami." Si asciugò le lacrime rimaste guardando Lauren.

"Tranquilla Camz, è tutto apposto." Le rispose Lauren mentre le spostò una ciocca di capelli. Camila si sentì stupida nel pensare che era lei che doveva consolare l'amica, non viceversa ma nonostante tutto non riusciva a smettere di piangere.

***

"Dinah dovresti riflettere." Le disse Normani mentre le strinse la mano. Erano sedute sul divano di casa della polinesiana che si era ritrovata a piangere e aveva chiamato la persona più importante dell sua vita.

"Mani io ci tengo a lei... non voglio perderla e non voglio che stia male per colpa di Lauren."

"Stiamo parlando di Lauren, la ragazza di cui Camila non smetteva mai di parlare. Dovresti essere contenta per lei."

"E lo sono Mani, ma non credo che Lauren sia la persona adatta per lei, non dopo tutto quello che ha fatto."

"Tu dalle tempo, scommetto che cambierai idea." Concluse Normani abbracciando la sua migliore amica.

***

"E quindi volevo scusarmi."

"Non devi farlo, so che lo hai fatto perchè ci tieni a me. Forse hai reagito un pò esageratamente ma tu rimarrai sempre la mia China." Disse Camila abbracciando la polinesiana. Si erano ritrovate a casa di quest'ultima davanti a una tazza di caffè per chiarire mentre le altre due erano in soggiorno ad aspettare le due ragazze che arrivarono subito dopo.

"Spero che abbiate chiarito le cose perchè sono stanca di vedervi così" Disse Normani dopo aver preso un sorso del suo caffè.

"Ovvio." Risposero Dinah e Camila all'unisolo, sapendo che da quel giorno non si sarebbero allontanate mai più.

Iniziarono a parlare come ai vecchi tempi, finchè qualcuno bussò alla porta.

"Austin!" Gridò Camila per poi saltare letteralmente tra le sue braccia.

"Ehi piccoletta." Rispose il ragazzo ridacchiando.

"Non mi avevi detto che saresti venuto." Disse Camila euforica sciogliendo l'abbraccio.

"Volevo farti una sorpresa infatti."

"Dio mio sono così felice di vederti." Abbracciandolo nuovamente. "Ragazze, c'è Austin!"

"Austin!" Sentirono Camila e Austin dalla stanza. Le ragazze arrivarono e lo abbracciarono.

"Sei in forma." Disse Austin riferendosi ad Ally che arrossì tremendamente.

"Aw vi shippo già." Disse Dinah alzando gli occhi con faccia sognante.

"Stupida." Disse Ally dandole uno schiaffo sul braccio provocando le risate di tutti. Si sedettero in giardino dato che era una bella giornata e Austin iniziò a raccontare di come se la passava a Londra dato che si era dovuto trasferire per gli studi ma loro non sapevano che qualcuno, dietro ad un albero, gli stava guardando con le lacrime agli occhi e il cuore spezzato mentre guardava con i suoi occhi verdi qualcosa che lei non aveva mai avuto.

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