Let me need you

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« Mamma, sono tornata! » annunciai lanciando le chiavi sul mobile.

« Metti il giubbotto nell'armadio! » mi rispose, proprio mentre lo stavo appoggiando sulla sedia in salotto. Sbuffai e lo riposi nell'armadio, litigando con l'ometto per almeno due minuti buoni.

Sentii un piccolo corpicino che si stringeva a me da dietro, mi girai con un gran sorriso stampato sulle labbra e strinsi forte Kristine fra le mie braccia.

« Eccola la mia sorellina! E' andata bene la scuola?! » chiesi scompigliandole un po' i capelli castani con le dita, facendola ridere, poi annuì. La adoravo, aveva appena undici anni ma era già molto più matura delle altre bambine.

« E tuo fratello non è ancora tornato? » chiese mamma, spuntando dalla cucina. Era in tuta e i capelli biondo cenere erano sistemati in una crocchia disordinata.

Feci di no con la testa e andai a stamparle un bacio sulla guancia.

« Probabilmente sarà andato da qualche suo amico. » liquidai l'argomento mentre salivo le scale.

« Speriamo che non torni domani mattina come al solito... » la sentii borbottare mentre rientrava in cucina. Il problema era che mamma non poteva fare quasi nulla per noi, faceva l'infermiera e spesso le davano turni notturni e lei andava e veniva a orari assurdi a casa mentre papà... beh lui era spesso in viaggio per lavoro.

Attraversai il corridoio passando la porta di mio fratello e feci per aprire la mia ma qualcosa mi bloccò all'ultimo.

Un'idea indesiderata.

Sbuffai forte, la testa inclinata all'indietro, gli occhi chiusi e le dita un po' tremanti bloccate sulla maniglia.

Dio...

Quello non dovevo proprio farlo.

« 'Fanculo. » mormorai staccando la presa dal metallo ed entrai nella camera di Gabriel.

La prima cosa che mi colpì fu il suo profumo, invadeva l'aria come una presenza costante e la luce aranciata del tardo pomeriggio illuminava quella stanza a me così estranea e familiare al tempo stesso, ero quasi sorpresa del fatto che non fosse chiusa a chiave. Mossi qualche passo all'interno, guardandomi intorno con circospezione, quasi avessi paura che lui spuntasse da un momento all'altro.

Niente più giocattoli, niente lettini affiancati, niente disegni come quando eravamo piccoli. In compenso c'era un grande letto rigorosamente disfatto, uno stereo molto bello con una televisione cosparsa da cd perlopiù musicali e nemmeno l'ombra di un libro scolastico.

Alzai gli occhi al cielo e mi sedetti sul suo letto perlustrando di nuovo la stanza con lo sguardo.

Non avevo idea del perché fossi lì, anzi ogni mio istinto mi urlava di uscire, mi faceva sentire a disagio, mi dava l'impressione di star sconfinando perché, ovviamente, tagliando i contatti con me lui aveva implicitamente chiarito di non entrare nella sua stanza e che non gli sarebbe più importato entrare nella mia. Forse speravo solo di trovare le risposte che cercavo lì... ma in quel posto c'era solo il lato superficiale di mio fratello, nulla che già non sapessi.

Mi mordicchiai il labbro inferiore, frustrata.

Eppure... nonostante tutto, quell'odore e quella stanza mi davano una serenità che mai in quei ultimi anni ero riuscita a provare.

Infondo non c'era nulla di male se fossi rimasta lì per un po', giusto?

Lui non se ne sarebbe mai accorto.

Veloce come un fulmine corsi in camera mia e mi svestii mettendomi comoda, indossai una felpa di forse tre o quattro taglie in più della mia così che mi facesse da vestito, presi la borsa e ritornai nella sua stanza, l'adrenalina mi rendeva euforica. Posai la borsa sul comodino di fianco al letto e camminai lentamente verso lo stereo, dando un'occhiata ai cd ne trovai uno con su scritto a mano "varie", lo presi e lo feci partire inserendolo delicatamente.

D.N.A #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora