Stringimi

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Abbracciarsi di nuovo era ancora meglio di essersi qualificato per la finale, per Yuuri.
Erano stati separati due, forse tre giorni, il ragazzo nemmeno lo ricordava, sapeva solo che Viktor gli era mancato. Da morire.

Spero che tu non ti ritiri mai

Quelle parole l'avevano colpito dritto al cuore, perché in fondo sapeva che covava quell'egoistico desiderio a sua volta. Voleva Viktor tutto per sé, pattinare per sempre al suo fianco, tenerlo stretto tra le sue braccia e non lasciarlo partire per la Russia, anche se sapeva che la fine del Gran Prix avrebbe portato proprio a quello.
Non avrebbe sopportato quel momento.
Impazziva al solo pensiero di perderlo.
Yuuri non riuscì a fare altro che stringersi più forte a lui, mentre una lacrima gli solcava una guancia pallida.

Per tutto il viaggio di ritorno, Viktor non lasciò la mano del giapponese, stringendola con una forza tale che sembrava che ne dipendesse la sua vita, ed in un certo senso era così. Lui aveva insegnato a Yuuri ad aver fiducia in sé stesso, ma Yuuri gli aveva insegnato a sua volta cosa significava Vivere e Amare, due cose che mancavano da tanto nella sua quotidianità, e non sarebbe mai stato in grado di ringraziarlo a dovere.

Scesero in silenzio dal taxi, aiutandosi a scaricare le valige di Yuuri.
Il ragazzo si caricò lo zaino in spalla e, evitando accuratamente di guardare Viktor in faccia, si incamminò verso casa, pronto a ricevere l'assalto gioioso dei suoi familiari e amici pronti a congratularsi con lui.
"Yuuri", lo richiamò il russo prima che il suo allievo varcasse la soglia. Il giovane si fermò, e prima che potesse rendersene conto, le labbra di Viktor erano sulle sue.
Erano morbide e calde, come pensava, e Yuuri annegò in quel bacio.
Aveva tanto sognato quel bacio. Dio, quanto lo desiderava.
Viktor lo attirò più verso di sé, prendendogli il volto tra le mani, cercando di approfondire quel contatto che tanto desiderava ripetere dalla Coppa della Cina. Ancora si chiedeva cosa l'avesse portato ad aspettare così tanto per rifarlo in maniera appropriata, e Yuuri sembrava essere della sua stessa opinione finché posò le mani sul suo petto per spingerlo via.
"V-Viktor aspetta... n-non qui", balbettò imbarazzato, timoroso di essere visti da qualche passante troppo curioso. Era consapevole che probabilmente tutti in Hasetsu li avevano già visti baciarsi in tv, ma voleva ancora mantenere un po' di privacy. "D-devo salutare i miei genitori, e disfare le valige, e...", continuò, per essere poi interrotto dall'indice del suo coach che si era posato sulle sue labbra. "Va bene, ho aspettato così tanto, posso aspettare ancora qualche minuto".

Come promesso, Viktor attese pazientemente, sorridendo con tenerezza nel vedere Yuuri sommerso dal calore dei suoi cari, dai quali il moro si congedò presto con la scusa di essere stanco, e di volersi coricare per fare una bella dormita.
Riuscendo a stento a trattenere un ghigno compiaciuto, Viktor lo seguì silenziosamente per le scale, pregustando già il momento in cui avrebbe assaggiato nuovamente quelle labbra. Notò la mano di Yuuri tremare lievemente, e non esitò a prenderla, spingendolo delicatamente contro la porta della camera.
Sganciò i primi bottoni del cappotto blu del compagno, baciandolo nuovamente, mentre quest'ultimo si sbracciava verso la maniglia per poter aprire la porta, ma le labbra di Viktor che non gli volevano dare tregua erano una forte fonte di distrazione.

Continuarono a baciarsi con sempre più foga, investiti dal desiderio, finché i loro capotti e le loro sciarpe caddero inermi nella stanza.
Yuuri si sentì sollevare di peso, e in un attimo era sul letto, a cavalcioni su Viktor. Arrossì ferocemente quando sentì l'eccitazione dell'uomo premergli tra le cosce, ma non poteva biasimarlo: era nella sua stessa situazione, se non peggio.
"Yuuri, Yuuri, Yuuri", mormorò Viktor con voce roca, "come potrei mai lasciarti?" mugugnò, leccando il collo del ragazzo che fremeva tra le sue braccia. "Voglio restare con te, per sempre".
Il giapponese fremette a quelle parole, gemendo flebilmente sentendo la lingua del suo coach continuare spietatamente il suo lavoro, impegnandosi a lasciare un bel segno rosso. Viktor aveva il bisogno impellente di sentirlo, liberarlo da quella gabbia infernale che erano i suoi vestiti e marchiare ancora e ancora quella pelle candida come la luna, ma non aveva fretta. Non voleva rovinare tutto accelerando troppo, magari spaventando Yuuri, che non si poteva vantare di essere un esperto dell'intimità. L'avrebbe amato con calma, gustandosi momento per momento.

Portò le labbra sulla pelle liscia delle guance, trovandole stranamente umide. Yuuri stava piangendo.
Con le dita, gli asciugò le lacrime salate che correvano lungo il suo volto. "Non piangere, Yuuri", gli sussurrò ad un centimetro dalle labbra, ma il ragazzo non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi e le lacrime cominciarono a sgorgare sempre più copiose. "H-ho fatto qualcosa di male", domandò incerto il maggiore, ricevendo un segno di diniego.
"Scusami", singhiozzò il moro, tirando su il naso, "Mi dispiace tanto".
Il russo lo guardò incredulo, prendendogli il volto tra le mani, accarezzandolo dolcemente, mentre il compagno si scioglieva in lacrime. I suoi occhi color nocciola si erano arrossati, le guancie erano chiazzate di un rosa innaturale e le labbra tremavano. Per quanto lo trovasse tremendamente adorabile, gli si spezzava il cuore a vederlo in quello stato.
"P-per quanto tempo?", domandò, articolando a fatica le parole. "Per quanto tempo potremmo restare così, insieme?".

Quelle parole trafissero l'anima di Viktor, che aprì la bocca senza però essere in grado di emettere fiato.
Era rimasto senza parole, e si sentiva un mostro perché non sapeva cosa rispondergli. La cosa peggiore, però, è che Yuuri stava piangendo per colpa sua, di nuovo.
Lo amava così tanto, ma non riusciva a fermare le sue lacrime.

Non seppe fare altro che stringerlo a sé, affondandogli il viso nel suo petto, accarezzando lentamente i suoi capelli scuri.
Era proprio un uomo orribile.

"Ti prego, Viktor", sospirò Yuuri contro la maglia del compagno, "Stringimi".



Spazio dell'autrice
E niente, l'ho rifatto.
La mia povera mente malata ha partorito un'altra Vikturi, partendo questa volta dal video che ho linkato sopra. Non so il titolo orginale preciso del doujinshi, quindi l'ho inventato io, lasciandomi trasportare dall'angst, il fluff, la Vikturi, l'angst, l'episodio 9, l'angst, la scena dell'areoporto, ho già detto l'angst?
Comunque sia, spero davvero che vi sia piaciuta, ci terrei davvero a sapere la vostra opinione...
Alla prossima!!






History makers - (Vikturi one-shots)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora