Bevi con me questo vino scadente, mentre ti guardo ridere su questo molo che piange, con tutti che ridono in compagnia e la luce del sole calante che si scioglie giù verso il mare.
«Non sai proprio bere» ti dico, e quel vino ti scende a gocce dalle labbra.
«Non è vero, solo che fa schifo!»
«Lo so, ma è l'unico che mi posso permettere», e ti metti a ridere, ma in realtà non c'è nulla da ridere e a me piace chi ride anche senza motivo.
«Tu non sai fumare, comunque», ed è vero, tengo male la sigaretta che mi ha offerto e mi viene da tossire ogni volta che inspiro.
«Lo dici come se fosse indispensabile» dico, lei appoggia la bottiglia e se ne accende una.
«Guarda, ti insegno» e sembra Audrey Hepburn elegante e belga che fuma sui cuori di tutti. Sfiorami le labbra e poi negami tutte le avances.
«Così?» mi metto in posizione aristocratica.
«No, così» e incrocia quelle sue gambe da ballerina meravigliosa, anche se non ha mai fatto la ballerina in vita sua.
Il sole è sotto l'orizzonte e la luce mi fa vedere anche lentiggini di lei che mai avevo visto. Sta dritta con la schiena, guarda sempre dritta davanti a sè e a me non guarda mai.
«Ti guarderei per giorni» le dico mentre sposto lo sguardo dal suo viso al mare.
«Impareresti a fumare» ora mi guarda ma io non lo sto più facendo, prendo la bottiglia di vino e me la metto sulle labbra. Fa proprio schifo.
«Vuoi tornare a casa?» le chiedo.
«No, vorrei non averne una. Essere libera, camminare, correre e non sentirmi mai stanca. Vorrei anche solamente restare qui».
Vorrei restare qui anch'io, a vederti fumare e a farmi insultare da te.
«Resta pure qui, offro vino di merda e compagnia» mi guarda e mi fa cadere tutto quel tramonto addosso, e mi vedo andare contro alle stelle più rosse e più grandi, e non resta niente di me in questo momento se non la gioia di lei che mi sorride.
«Basterebbe mi offrissi le sigarette».
«L'unica cosa che non ho».
«Sapessi almeno corteggiare come si deve» e me lo dice offendendomi nel profondo. Io che non so corteggiare? Questa mi insulta e si crede una giovane Marilyn, ma non sa recitare e non legge nemmeno, una volta ha letto Orwell e le ha fatto pure schifo.
«Cos'ho sbagliato scusa?»
«Ti guarderei per giorni? Ma cosa ti dice il cervello?» ride di gusto e la bottiglia di vino è finita. Questa vita è un disastro, come questi capelli biondi che mi trovo davanti, completamente a caso, ne ha un po' sugli occhi, alcuni le sfiorano le labbra, e io vedo tutto perché la guardo di profilo, e tutto è quello che vorrei di lei.
«Dico solamente quello che penso».
«Prova a fare quello che pensi piuttosto che dirlo» e cosa dovrei fare? Baciarti all'improvviso quando non te lo aspetti, con le mie labbra che sanno di alcol e le tue di fumo? Sì, dovrei.
Il mondo si spegne e si accende la città, Piazza Unità comincia a brillare sotto gli occhi miei, suoi e di tutti noi che la sera andiamo sul molo a morire di freddo per non pensare, ma si pensa di più e si soffre di più e non ci sarà mai gioia per chi soffre e non lo dice.
«Comincio ad avere freddo» dice alzando le spalle e mettendo le mani dentro alle tasche del giubotto. Io le metterei sulla testa il mio cappellino, ma so già che mi giudicherebbe. Non mi frega, tieni il mio cappellino.
Me lo sfilo dalla testa e rimango con i capelli in disordine.
«Guardami», dico. E si volta verso di me, le appoggio il cappellino sui capelli e mi sembra l'angelo più bello del mondo.
Mi guarda per due, tre, quattro secondi con espressione indifferente.
«Grazie», ma questa volta allarga le labbra e mi mostra i denti.
«Andiamo, ti accompagno a casa» mi alzo e la guardo che rimane seduta, poi con le gambe incrociate si alza da terra.
«Andiamo», e fa un passo verso la piazza. Ma io sono ancora dietro di lei e l'afferro per il braccio, faccio in modo che sia esattamente davanti a me, e lo è. Le mie mani congelate sulle sue guance congelate. Muoriamo ibernati qui. La bacio senza cappellino e senza alcuna difesa, ma ho il cuore che sta male e te lo voglio far vedere. Tre, cinque, sette secondi o l'eternità, e poi stacco le labbra e il tramonto è solo passato, le luci e la città solo piccole stelle, intorno nessuno perché siamo solo io, te e la tua bocca che sa di fumo in questo momento, e la vita mi sembra meravigliosa.
Ma ho ancora le mani sulle sue guance, e lei le prende con le sue e me le tira via piano, sorride leggermente.
«Andiamo», dice. Si volta dandomi le spalle e mostrandomi quel sedere da giramento di testa. Io la seguo senza aspettative, senza capirci nulla ancora una volta, senza niente se non un bacio. Cammino con lei accanto che si accende l'ennesima sigaretta, e la bottiglia di vino è finita.
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Quello che il mondo mi chiede
PoetryUna raccolta di poesie e racconti che parlano di me, di lei che balla sotto il cielo di luglio, di loro che si fanno compagnia insieme all'alcol. Niente di importante per il mondo, niente di importante neanche per voi, ma spero qualcuno riesca a cap...