where are you?

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Quel giorno era una giornata d'inverno, era verso le 6 di sera e la neve era ancora fresca sopra i muretti delle case attorno al parco.
Stavamo giocando con essa, prendendone un pó e appallottolarla, per poi lanciarla uno con l'altro facendocela entrare nella felpa.
Ci divertivamo cosí, con molto poco, e nessuno ci disturbava nel nostro gioco, anche perché eravamo sempre gli unici nel parco vista la fredda stagione: beh, piú neve per noi!
Ci scambiavamo risate e scherzetti, ma per quanto fosse stato divertente dovevamo tornare a casa.
Minsok, guardando l'orologio al suo polso, mi informò dell'orario e della sua conseguenza di ritorno a casa. Con malincuore, anche se l'avrei rivisto il giorno seguente, saluitai in modo amichevole minseok, per poi accompagnarlo fino al bivio delle strade che portavano rispettivamente alla mia casa e alla sua casa.
Il bambino dai capelli sul marroncino scuro mi diede un'abbraccio, per poi correre verso quella strada buia che prima o poi lo avrebbe portato dalla sua famiglia.

Ma non successe ciò.

Il giorno dopo Minseok non venne a giocare, né il giorno successivo né quello successivo ancora.
Venni informato, da mia mamma in modo cauto, che

Minseok era stato rapito.

Quella sera, in cui mi diede l'ultimo abbraccio e che feci l'eccezione di non accompagnarlo a casa, fu preso.

"Perché a lui? Non poteva prendere me? "
Mi chiedevo spesso nella mia testa, affogando le guance in un mare salato fatto di pure lacrime, che scendevano dai miei scuri occhi.
Mi chiudevo spesso in camera, a piangere per ore ed ore e nessuno mi veniva a consolare, neanche mia madre, perché era nella mia stessa situazione.
Le nostre famiglie erano molto legate, eravamo amici di famiglia.
Restavo lí, da solo sul mio letto, incrociando le gambe al petto, nel completo buio, aspettando che qualcuno mi asciugasse le amare lacrime che versavo ogni giorno.

"Ti prego, torna Minseok."

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